denaro_euro“In questo istinto di trasparenza che di colpo ha preso la sinistra, – afferma Luca Ghelfi, portavoce del Pdl di Modena – pare che tutti debbano rinunciare al sacrosanto diritto di privacy per dire quanto guadagnano. Facendo un miscuglio fra enti, ruoli, pubblico e privato. Per quale motivo un manager di un’impresa privata dovrebbe rendere pubblico il proprio stipendio? Saranno i suoi collaboratori, i dipendenti dell’azienda etc. a chiedere se vogliono sapere. Diverso se una persona ha un ruolo pubblico, o addirittura una carica elettiva. In questo caso è corretto sapere il quadro generale della sua situazione economica. E qui andrei oltre: sarebbe importante sapere ad esempio se vive in un peep. Se è un dipendente pubblico, se è un dipendente privato, o un funzionario di partito. Agli elettori giudicare se fra questi aspetti esistano conflitti di interesse. Se ha parteicpazioni societarie, o rivestito ruoli in società che hanno rapporti con quell’ente. Stesso discorso può valere per le cooperative: in fondo usufruiscono di tassazione agevolata, sarebbe interessante sapere se i loro dirigenti hanno stipendi alti, visto che parte della fiscalità pubblica viene sottratta per dar loro sostentamento. Attenzione a inseguire la piazza. Il principio più razionale dovrebbe essere quello regolato da un semplice comma: se ricevi denaro pubblico, sotto qualsiasi forma, incentivi o agevolazioni fiscali che siano, devi rendicontare pubblicamente come li spendi, e come paghi i manager che decidono le tue politiche. In tutti gli altri casi, ognuno deve essere libero, nei limiti di legge, di muoversi in casa propria”.