Anche a Modena il settore degli appalti di servizi, pubblici e privati – per intenderci quello che riguarda attività di pulizie, ristorazione, vigilanza e portierato – sta subendo gli effetti della crisi.

Quella che potrebbe essere considerata la più grande impresa modenese per numero di addetti, se si considerano tutti gli appalti nel loro insieme, ha perso negli ultimi due anni circa 500 posti di lavoro, passando da 8.000 a circa 7.500 addetti, in prevalenza donne, distribuiti su una platea di circa 10 grandi aziende e circa un centinaio di medio-piccole realtà.

La maggior parte dei posti persi interessa donne lavoratrici, giovani e meno giovani, con una discreta presenza di donne immigrate che per mancanza di occupazione hanno lasciato l’Italia per raggiungere le famiglie di origine o le reti familiari in altri paesi europei.

I dati dell’Osservatorio del sindacato Filcams/Cgil di Modena ci dicono anche di un aumento del contenzioso, oltre il 1.000% delle procedure di obbligazione solidale esperite negli ultimi 3 anni per recuperare retribuzioni dovute e non pagate alle lavoratrici!

Un settore quello dei servizi che soffre sia per calo di prestazioni che di occupati.

E non aiutano le ultime normative introdotte nel “Decreto del Fare” del Governo Letta e nel testo di legge su Iva e Lavoro (DL 76/2013).

“Nel Decreto del Fare si fa solo un mezzo passi avanti a tutela delle lavoratrici degli appalti di servizi pubblici” spiega Adriano Montorsi della Filcams/Cgil. E’ vero che viene re-introdotto l’obbligo di aggiudicazione in appalto al netto del costo del lavoro e della sicurezza (introdotto nel luglio 2011 dal Governo Berlusconi, poi abrogato dal decreto Salva-Italia del Governo Monti a fine 2012). Tale obbligo garantisce certo una maggiore tutela per il lavoro, rimandando implicitamente all’applicazione del contratto nazionale di riferimento. “Però si applica solo nei casi di aggiudicazione di appalti con il criterio del massimo ribasso, mentre – commenta il sindacalista della Filcams/Cgil – la maggior parte degli appalti pubblici di servizi vengono aggiudicati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa”.

Ma la norma che ha maggiori effetti negativi per i lavoratori del settore è quella contenuta nel Decreto Iva e Lavoro, che di fatto esclude la responsabilità in solido dell’appaltatore in caso di pubbliche amministrazioni.

“Le conseguenze di questa normativa ha effetti deleteri sui lavoratori – spiega ancora Montorsi – Si intende dire che il committente pubblico non può essere chiamato a rispondere in solido dei debiti dell’appaltatore, per cui se il lavoratore in appalto non viene giustamente e correttamente retribuito dal proprio datore di lavoro, non può agir nei confronti del committente (sia esso il Comune o la provincia, o il Ministero o altro ente pubblico) per recuperare quanto dovuto, sia come retribuzione che come oneri previdenziali”.

“L’intento del legislatore è certo quello di eliminare, con tale norma, parecchi contenziosi agli Enti pubblici, ma è altrettanto certo che a farne le spese sono più di tutti i lavoratori degli appalti!” spiegano dalla Filcams/Cgil. La Pubblica Amministrazione è il peggior pagatore in assoluto. Il debito della PA è oggi di circa 90 mld di euro, e solo 10 mld sono stati sbloccati rispetto ai 20 mld promessi dal Governo Monti. E’ alto il rischio di imprese che chiudono perché impossibilitate a recuperare i propri crediti, così come è evidente – anche a Modena – l’aumento esponenziale del contenzioso da parte dei lavoratori che “si imbarcano in infiniti e infruttuosi percorsi vertenziali” aggiunge il sindacalista Filcams/Cgil.

La Filcams/Cgil giudica inutili anche le nuove norme anti-crisi introdotte sempre nel Decreto del fare che prevedono (in via transitoria sino al 31.12.2014) l’anticipo da parte dell’Ente pubblico appaltante, del 10% dell’importo contrattuale in favore dell’appaltatore, “poiché tale anticipo si applica solo agli appalti di lavori e non a quelli di servizi” spiega ancora Montorsi.

Per quanto poi riguarda l’istituzione di una sorta di White List delle aziende del settore con l’introduzione del cosiddetto AVCPass (un passaporto virtuale che comprova i possesso di un’impresa dei requisiti di partecipazione alla gara d’appalto), mancano però nel Decreto le istruzioni operative che ne consentano la pratica immediata e l’implementazione dei sistemi informativi e documentali.