AlmaMater-SuuKyiA seguire, nell’ordine, il discorso del Rettore Ivano Dionigi, la Laudatio per Aung San Suu Kyi e le motivazioni per l’assegnazione della Laurea ad honorem in Filosofia.

Signora Aung San Suu Kyi, cara, carissima Signora: a nome di tutte le autorità politiche, civili, militari, religiose qui convenute; e in particolare a nome di tutta la comunità universitaria dei docenti, degli studenti e dei tecnici amministrativi: benvenuta all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna per l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2013-2014 e per la consegna della Laurea ad honorem in Filosofia.

La Sua presenza qui oggi, tra le tante parole possibili, ne evoca e sollecita una sopra tutte: libertà.

Parola una e insieme plurima, perché c’è una libertà da e una libertà di.

C’è la libertà dallo straniero conquistatore, dallo straniero occupante.

C’è la libertà dai nemici della democrazia, dall’abuso dei più forti.

Ma c’è anche la libertà interiore dai giudizi altrui, dai pregiudizi propri, e soprattutto – come ci ha insegnato Aung San Suu Kyi – dalla paura, individuale e collettiva. Paura di vivere e di morire, dell’oggi e del domani, di non farcela per sé, per i propri cari, per il proprio popolo.

E poi c’è la libertà di difendere e promuovere i diritti fondamentali; di esprimere e realizzare le proprie idee morali, politiche e religiose; di essere cittadini del mondo e di scegliere il proprio destino.

Se dovessi indicare un luogo, un’istituzione, una comunità che è terreno di elezione per queste forme di libertà, dove queste forme di libertà sono state coltivate e dove oggi si insegnano e si apprendono, quel luogo è senza dubbio l’Università: perché l’Università – per sua storia e per sua natura – è libertà:

– essa è dimora dell’autonomia, perché è una istituzione che legifera da sé e per sé;

– essa è realtà senza frontiere: extraterritoriale ed extrapolitica, e pertanto internazionale (inter nationes);

– essa è “scuola” per eccellenza: comunità che, alimentata dal confronto maestro-allievo, non pone limiti al pensiero e alla ricerca.

Una natura autonoma, internazionale e libera documentata fin dal suo momento fondativo; lo testimoniano le nostre origini nel 1088, quando libere associazioni di studenti (universitates, appunto) provenienti da tutta Europa scelsero di raccogliersi, qui a Bologna, intorno ai loro maestri;

lo confermano questi ultimi venticinque anni, durante i quali oltre 750 Rettori provenienti da tutto il mondo hanno sottoscritto i principi della Magna Charta Universitatum.

L’Università è il luogo dell’educazione interiore: che, attraverso lo studio critico e storico, attraverso la teoria e la pratica delle scienze, insegna a distinguere i fini dai mezzi, i diritti dai doveri, la giustizia dai privilegi.

L’Università è il luogo della costruzione del sé e quindi del mondo. E’ qui che i giovani approdano esercitando una scelta di vocazione. E’ qui che, coltivando i propri talenti, in dialogo fra loro e con i docenti, imparano a guardare e interrogare la realtà, a conoscersi, a ri-conoscersi, a trovare il proprio posto nel mondo e quindi a partecipare alla sua costruzione.

L’Università è il luogo del sapere scientifico e tecnologico finalizzato a migliorare le condizioni sociali, economiche, ambientali della vita dei singoli e dei popoli; e essa pertanto è difesa non del potere ma dal potere.

Per queste ragioni, l’Università è chiamata anche nel nostro Paese – afflitto da povertà culturale e da miopia politica – a svolgere un ruolo primario e insostituibile nella formazione delle persone, nella programmazione delle scelte politiche, nello sviluppo delle relazioni internazionali. Banale dirlo; paradossale chiederlo.

La politica di questo Paese può ripartire solo grazie alla cultura, all’istruzione, alla ricerca. Non avrà altra salvezza.

La crisi oggi è economica perché è politica, è politica perché è culturale, è culturale perché è morale e spirituale.

Tutti dobbiamo curarci e guarirci dentro. Dentro di noi dobbiamo trovare quella responsabilità che ci permetta di essere degni dell’Università e dei suoi valori, se vogliamo che degno dell’Università e dei suoi valori sia anche il Paese. Di tutti i suoi valori, e in primis della sua libertà.

La libertà: condizione tanto nobile quanto naturale di ogni uomo, della quale nessuno potrà mai godere pienamente finché non ne godranno tutti. In tutto il mondo.

Perché l’Università guarda a tutto il mondo: senza barriere di spazio o di tempo.

Troppo spesso abbiamo ridotto la parola Europa all’Occidente (“il continente che tramonta”), in contrapposizione all’Oriente (“il continente che sorge”). Ma a me qui fa piacere ricordare – col mito – che Europa, figlia di Agenore re di Tiro e sorella di Cadmo, viene dall’Asia, e che in

Occidente viene esule e straniera; e piace altresì ricordare – con la lingua – la sua possibile etimologia greca, a significare “dal vasto grido” o “dal vasto sguardo”.

Signore e Signori, studenti, Colleghe e Colleghi, autorità tutte: é nel segno di questo grido per la libertà e di questo sguardo rivolto al futuro, che dichiaro aperto il 926esimo Anno Accademico dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

LAUDATIO

Una bambina che a due anni perde il padre assassinato dagli avversari politici contrari all’indipendenza del proprio Paese;

Una giovane studentessa che, al seguito della mamma Ambasciatrice, frequenta le migliori scuole indiane prima di trasferirsi e laurearsi a Oxford e poi lavorare presso le Nazioni Unite;

Una donna, che dopo essere stata deprivata della legittima e democratica vittoria alle elezioni politiche, è costretta per oltre vent’anni agli arresti domiciliari e alla quale è impedito di incontrare i figli e il marito anche nel momento ultimo e tragico della vita;

Una leader politica, che ha fatto della democrazia e della libertà la prima e unica ragione della propria vita, anteponendo la causa del suo popolo alla causa personale, affettiva, famigliare;

Una testimone della non-violenza, che con il suo messaggio e il suo esempio si è imposta all’attenzione del mondo intero, fino a conseguire il Premio Nobel per la Pace;

Quella bambina, quella studentessa, quella donna, questa leader politica, questa testimone della non-violenza è oggi qui, tra noi, per onorare l’Alma Mater che si appresta ad accoglierLa tra i suoi dottori, consegnandoLe quella laurea ad honorem, che con una scelta di grande sensibilità e saggezza fu proposta nel 2000 dal Preside della Facoltà di Lettere, il Prof. Walter Tega, e fatta propria dal Rettore di allora, il Prof. Fabio Alberto Roversi Monaco. A loro vanno tutta la nostra riconoscenza e il nostro plauso. Un grazie particolare rivolgo alla Senatrice Albertina Soliani per aver facilitato la nostra volontà e determinazione di avere tra noi la Signora Aung San Suu Kyi: un grande dono.

Laurea ad honorem in filosofia: quella filosofia che Socrate ha strappato al cielo e ha portato sulla terra, perché la filosofia è sapere esistenziale, militante, rivoluzionario; è disciplina che non appartiene ai pochi ma a tutte le donne e a tutti gli uomini; è arte che si occupa non di questioni peregrine e astratte, ma della realtà, della durezza e della difficile bellezza della vita.

La riflessione spirituale e politica di Aung San Suu Kyi è stata così alta, decisiva ed esemplare da imporsi all’attenzione non solo delle singole coscienze ma anche delle istituzioni e dei Governi, e ha ispirato, da protagonista, anche il mondo della cultura e delle arti, dalla musica al cinema.

Questa laurea in filosofia rende il dovuto merito a chi, come la Signora Aung San Suu Kyi , ha fondato la politica sui princìpi:

“L’autentica rivoluzione – ha detto Aung San Suu Kyi – è quella dello spirito, nata dalla convinzione intellettuale della necessità di cambiamento degli atteggiamenti mentali e dei valori che modellano il corso dello sviluppo di una nazione. Una rivoluzione finalizzata semplicemente a trasformare le politiche e le istituzioni ufficiali per migliorare le condizioni materiali ha poca probabilità di successo”.

Un’eredità, questa, – io credo – che ogni persona deve custodire e promuovere con il lavoro delle mani, il rigore della mente e la passione del cuore.

Signora Aung San Suu Kyi, nel momento in cui l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna si appresta ad accoglierLa tra i suoi laureati, Le siamo riconoscenti per la grazia e la forza che Lei ci trasmette e Le auguriamo che il futuro sia con Lei e con il Suo popolo.

 

LAUREA AD HONOREM IN FILOSOFIA, LE MOTIVAZIONI

Estratto del verbale dell’adunanza del Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia del 7 luglio 2000, punto 3.f). Proposta di conferimento della Laurea ad honorem in Filosofia a AUNG SAN SUU KYI presentata dal prof. Walter Tega

Aung San Suu Kyi è nata il 19 giugno 1945 a Rangoon, capitale dell’allora Birmania. Il padre, Aung San, è stato uno dei maggiori artefici della indipendenza della Birmania. Egli venne assassinato il 19 Luglio 1947, quando Suu Kyi aveva 2 soli anni. La madre di Suu Kyi dopo la morte del marito fu ambasciatrice in India. Questa esperienza ha contribuito a dare una dimensione internazionale alla formazione di Suu Kyi e l’ha posta in contatto diretto con la tradizione della politica non violenta.

Ella ha studiato ad Oxford dove ha conseguito il baccalaureato in filosofia, politica ed economia e ha lavorato in seguito a New York alle Nazioni Unite.

Nel 1972 ha sposato Michael Aris, professore di letteratura Tibetana ad Oxford. Dal loro matrimonio sono nati due figli, Alexander e Kym. È sempre stato evidente in tutta la vita di Suu Kyi l’intendimento di operare per aiutare tutti coloro che nel suo Paese hanno lavorato e sofferto per custodire e realizzare i più nobili ideali di giustizia e ha fatto questo sacrificando non solo gli interessi personali ma anche le più forti relazioni familiari. Il 31 marzo 1988, in seguito a una telefonata che la informava di un grave malore della madre, tornò precipitosamente in patria; stava lavorando in quel momento alla sua tesi di dottorato sulla letteratura birmana. Dal giorno di quella sua immediata partenza, Suu Kyi non è più tornata in Occidente, prigioniera, di fatto, della repressione governativa.

Il 19 luglio 1989, giorno dell’anniversario dell’assassinio del padre, Suu Kyi venne messa agli arresti domiciliari. Nonostante il clima di intimidazione, si tennero libere elezioni il 27 luglio 1990. La Lega per la democrazia di Suu Kyi ottenne l’82% dei suffragi. I militari reagirono impedendo la convocazione del parlamento e mantenendo il controllo armato del Paese. Suu Kyi rimase agli arresti domiciliari; nello stesso tempo cresceva nei suoi confronti la solidarietà internazionale. Nel 1990 le venne attribuito il premio Sakharov da parte del Parlamento Europeo e nel 1991, il premio Nobel per la pace. Vaclav Havel ha scritto di Suu Kyi: “dedicando la sua vita alla lotta per i diritti umani e la democrazia in Birmania, Aung San Suu Kyi non invoca giustizia per il suo Paese soltanto ma anche per tutti quelli che vogliono essere liberi di scegliere il proprio destino”.

Riteniamo che il conferimento della laurea ad honorem in Filosofia renda il dovuto onore ad una persona intrepida e coerente, che attingendo alla semplicità più alta della rettitudine morale ha scelto il coraggio di porsi, disarmata, quale segno di una lotta non violenta in difesa della dignità umana e a sostegno della riconciliazione. Siamo convinti che il conferimento di tale Laurea ad honorem renderà, inoltre, più intenso e significativo il messaggio che intendiamo fare partire dalla nostra Università verso la società civile: un appello perché si abbraccino le ragioni alte della pace contro le cause o i pretesti della guerra.

Il Consiglio, all’unanimità, approva la proposta di conferimento della laurea ad honorem in Filosofia a Aung San Suu Kyi.