caseificio“Un’annata complicata quella che sta concludersi per l’agricoltura reggiana: ci attendiamo infatti un risultato economico in qualche misura inferiore al 2012, mentre i costi a carico degli agricoltori non sono certo diminuiti”. E’ il giudizio che il presidente della Cia reggiana Ivan Bertolini pronuncia mentre si chiude l’annata agraria, che tradizionalmente si conclude a San Martino, l’11 novembre. “ I dati che stiamo valutando sull’andamento dei principali comparti – prosegue – tirando le somme segnalano che nonostante la ripresa di prestigio ed un certo riavvicinarsi di giovani al lavoro agricolo – l’unico che aumenta l’occupazione – le possibilità di ricavare un reddito continuano a ridursi. I dati sulla nati-mortalità delle imprese da poco sfornati dalla Camera di Commercio (-339) da questo punto di vista sono un segnale indicativo”.

Uno sguardo ai tre principali comparti del settore primario reggiano dicono che solo il vitivinicolo presenta un bilancio positivo, mentre suinicolo e lattiero caseario chiudono l’anno in rosso.

VITIVINICOLO

Nonostante continui a diminuire la superficie vitata (ora 7.396 ha) e nonostante alcuni sfavorevoli fattori climatici, la vendemmia ha fatto segnare un +4%, raggiungendo 1.450.000 q.li di uva prodotta, con risultati molto differenziati in pianura dove alcune aree sono state penalizzate da peronospora e tignoletta per effetto della difficile ripresa dopo la grande piovosità primaverile, mentre altre zone sono state falcidiate da una forte grandinata.

Sul piano economico i prezzi di mercato sono stati buoni, tanto che le cantine liquideranno le uve della vendemmia 2012 nei prossimi bilanci con cifre superiori all’anno precedente nell’ordine del 20% ed oltre. Questo porterà il valore della produzione provinciale a superare i 60 ml, mentre l’avvio di mercato per la produzione 2013 resta positivo soprattutto per i rossissimi, mentre i lambruschi segnano un lieve calo.

SUINICOLO

Continua il ridimensionamento del patrimonio suinicolo provinciale, stabilitosi sotto i 300mila capi. Il mercato che nei primi mesi dell’anno dava segnali di ripresa, in seguito ha deluso le attese degli allevatori. Ad oggi, a fronte di un +2% nei prezzi, abbiamo un +8-10% sui costi di alimentazione. Questo aggrava la situazione di chi già lavorava in perdita da qualche anno, mentre faticano sempre più a sopravvivere gli allevamenti in soccida ed un equilibrio economico raggiungono solo quegli allevamenti che riescono a contenere i costi alimentari grazie ad una produzione propria di una quota importante delle materie prime ed a trasformarle in azienda.

Il rispetto, da parte di tutti i soggetti coinvolti, degli impegni di filiera sarà un fattore decisivo nel disegnare il futuro e nel poter quindi salvaguardare i tanti prodotti tipici della nostra salumeria.

LATTIERO CASEARIO

Per il Parmigiano-Reggiano l’annata è destinata a chiudersi con un calo produttivo nell’ordine dell’1% a livello comprensoriale, che è però 2% nel reggiano. Nel contempo il mercato ha “vivacchiato” con prezzi che faticano a garantire l’equilibrio economico degli allevamenti bovini, che si stabilizzano come numero (1.271) e crescono in dimensione, alla ricerca di un’efficienza derivata dalle economie di scala. I costi però non stanno fermi e assottigliano i margini. Se l’anno chiude in rosso è anche perché il mercato che sembra periodicamente in ripresa, in realtà non decolla, e nel confronto con l’anno precedente si deve tener conto che il primo quadrimestre 2012 è stato l’ultimo con prezzi del formaggio all’origine a livello 10/10,50 Euro/kg, mentre tutto il periodo successivo si è mosso in un range tra 8,50 e 9 Euro. L’insieme di questi fattori fa sì che la voce più importante della plv agricola reggiana (oltre il 50% è appannaggio del settore lattiero caseario) farà registrare una perdita di valore di oltre 20 milioni, collocando la plv stessa intorno ai 300 milioni.

ALTRE VEGETALI

Come per la vite, il maltempo dell’autunno scorso e poi della primavera 2013 ha condizionato le produzioni vegetali della provincia. Si sono registrati ritardi nelle semine e problemi di malattie derivate dalle piogge, come la peronospora sul pomodoro. I cereali autunno vernini (frumento tenero, duro, orzo) hanno visto ridursi le superfici seminate, causa maltempo, il raccolto è risultato discreto per quantità e qualità ma in calo rispetto all’anno precedente in cui si erano ottenuti risultati eccezionali. Anche il mercato ha fatto segnare quotazioni in ribasso, pertanto si prevede una plv non superiore ai 15 ml.

Anche le produzioni industriali hanno visto ridursi le superfici, sia per barbabietole che per pomodoro, causa le difficoltà di semina e trapianto a primavera ( un mese di ritardo si è registrato per il pomodoro), il ritardo negli accordi settoriali ha poi scoraggiato molti produttori, anche se le rese sono risultati buone, soprattutto per le varietà tardive.

L’andamento meteo ha favorito la semina di mais, in particolare le varietà tardive, che hanno sopperito alle rinunce forzate ad altri tipi di semine primaverili. Buoni i risultati registrati alla raccolta: 100/110 q.li/ha per le varietà precoci, 120/130 per le tardive, con buoni risultati anche sul piano qualitativo. Il mercato però, condizionato dagli aumenti produttivi a livello internazionale, ha visto un certo cedimento dei prezzi, pertanto si presume che la plv si collocherà intorno ai 20 ml.