Ancora un detenuto suicida in cella. E’ accaduto oggi ad Ancona Montacuto e la denuncia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Oggi un detenuto di 43 anni di Verruccio (provincia di Rimini), R.M., arrestato lo scorso 15 settembre ed imputato del reato di estorsione” informa Donato Capece, segretario generale SAPPE “si è impiccato con un lenzuolo nella sua cella del carcere di Ancona Montacuto mentre i tre ristretti che dividevano con lui la camera erano nel cortile per l’ora d’aria”.

Vani i tentativi di salvargli la vita da parte del Personale di Polizia Penitenziaria in servizio. Capece sottolinea che “negli ultimi vent’anni anni, dal 1992 al 2012, abbiamo salvato la vita ad oltre 16.000 detenuti che hanno tentato il suicidio ed ai quasi 113mila che hanno posto in essere atti di autolesionismo, molti deturpandosi anche violentemente il proprio corpo”.

L’ennesimo suicidio in carcere testimonia un’emergenza, quella penitenziaria, ancora purtroppo sottovalutata, aggiunge Capece: ”Nei 206 istituti penitenziari nel primo semestre del 2013 si sono registrati 3.287 atti di autolesionismo, 545 tentati suicidi, 1.880 colluttazioni e 468 ferimenti: 3.965 sono stati i detenuti protagonisti di sciopero della fame, mentre purtroppo 18 sono i morti per suicidio e 64 per cause naturali. Il sovraffollamento ha raggiunto livelli patologici, con oltre 65mila reclusi per una capienza di 40mila posti letto regolamentari. Il nostro organico è sotto di 7mila unità. La spending review e la legge di Stabilità hanno ridotto al lumicino le assunzioni, nonostante l’età media dei poliziotti si aggira sui 37 anni. Altissima, considerato il lavoro usurante che svolgiamo. La realtà è che l’Amministrazione Penitenziaria guidata da Giovanni Tamburino è incapace di trovare soluzioni efficaci per rendere più sicure e meno stressanti le condizioni di lavoro dei Baschi Azzurri. Quel che serve non sono certo la vigilanza dinamica del DAP (che vuol dire meno sicurezza) o gli sterili, estemporanei ancorchè virtuali scioperi della fame di chi cerca solo visibilità personale a margine della tragedia penitenziaria nazionale e regionale. Servono provvedimenti concreti, come un maggiore ricorso alla misure alternative alla detenzione e meno custodia cautelare in carcere”.