melanomi-pellacaniUn progetto di ricerca sulla diagnosi precoce dei melanomi, dal titolo “Integrazione di metodologie di imaging clinico, di analisi molecolare e genetica per la caratterizzazione di sottotipi di melanoma, per il miglioramento diagnostico, per la valutazione della aggressività biologica e per la identificazione di fattori predittivi di prognosi”, affidato al coordinamento del prof. Giovanni Pellacani, docente di Dermatologia all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e Direttore della Struttura complessa di Dermatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, rientra tra i 46 progetti di ricerca nell’ambito del settore disciplinare (LS) delle Scienze della Vita – secondo la definizione introdotta dall’European Research Council (ERC) – selezionati dal MIUR per l’ammissione ai contributi previsti dal Bando per il finanziamento di Progetti di ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) 2012.

Il melanoma cutaneo è una patologia complessa con patogenesi multifattoriale. “Lo scopo del progetto – spiega il prof. Giovanni Pellacani dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – consiste nell’ottenere una migliore classificazione, basata sulla morfologia e su biomarcatori tessutali e profili genetici, che possa spiegare i diversi comportamenti del melanoma, aiutare nella diagnosi e definire il decorso clinico e il rischio di recidiva”.

Per la realizzazione dello studio ci si avvarrà delle competenze integrate di tre centri di ricerca: l’unità dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia da dove opereranno il prof. Giovanni Pellacani e la dott. ssa Laura Bertoni; l’unità dell’Università degli studi di Firenze, da dove collaboreranno la prof. ssa Daniela Massi ed il prof. Marco Santucci; e, infine, l’unità dell’Università degli studi de L’Aquila, da dove darà il suo apporto la prof. ssa Maria Concetta Fargnoli.

“I nostri gruppi – continua il prof. Giovanni Pellacani – si uniranno per indagare una consistente serie di melanomi e lesioni melanocitarie con le più avanzate tecniche di imaging cutaneo in vivo, lo studio mediante immunoistochimica di biomarcatori delle vie di segnale del melanoma, lo studio mediante FISH delle alterazioni cromosomiche, l’analisi delle più comuni mutazioni somatiche, e, in una popolazione ad alto rischio selezionata, la presenza di mutazioni germinali in geni di suscettibilità per il melanoma”.

Lo studio si svolgerà in 2 fasi distinte: durante la prima fase della durata di 6 mesi ci si proporrà di identificare diversi sottotipi morfologici, correlati con le caratteristiche cliniche ed il fenotipo del paziente; nella seconda fase, che proseguirà per un periodo di 30 mesi, si vuole giungere ad una classificazione genetica e molecolare dei sottotipi morfologici individuati durante la prima fase per individuare la correlazione del substrato biologico con l’aggressività del tumore. Inoltre, in una popolazione presumibilmente portatrice di mutazioni saranno studiati geni di suscettibilità e le mutazioni correlate con la morfologia del melanoma e con le caratteristiche del paziente.

“L’identificazione di differenti tipologie di melanoma, basata sulla morfologia in vivo e correlata con il substrato molecolare e genetico, – afferma il prof. Giovanni Pellacani – permetterà di identificare fattori di rischio di melanoma, di definire programmi di follow-up sulla base di fattori di rischio personalizzati e di pianificare in modo più efficace programmi di screening/campagne di prevenzione secondaria. Inoltre, l’identificazione di marcatori morfologici, immunoistochimici, FISH e genetici correlati all’aspetto del tumore ed alla sua aggressività potrà aiutare nel comprendere meglio il comportamento biologico e le differenti fasi di invasione tumorale, fondamentali allo sviluppo di metastasi”.

Le tre unità di ricerca presentano una riconosciuta esperienza sui temi di loro specifica competenza, più in particolare: l’Unità dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia vanta competenze a livello internazionale nell’ambito della diagnostica del melanoma mediante dermoscopia e microscopia confocale a riflettenza; l’Unità operativa dell’Università degli studi di Firenze nell’ambito della diagnostica istologica e nell’impiego di metodiche FISH; mentre l’Unità operativa dell’Università degli studi de L’Aquila si è caratterizzata nell’ambito della dermoscopia e dell’analisi genetica di geni di suscettibilità per il melanoma.

Per raggiungere questo traguardo i ricercatori potranno contare su un finanziamento di 296.516 euro.

Complessivamente al MIUR erano giunte richieste di contributo su 487 progetti presentati nell’ambito delle settore (LS) delle Scienze della Vita. Quello del prof. Giovanni Pellacani è l’unico progetto, coordinato da un ricercatore dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, ad aver superato la severa valutazione scientifica dei Comitati di selezione previsti per il Bando PRIN 2012.

“Il risultato raggiunto dal collega Giovanni Pellacani – ha affermato il Rettore dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia prof. Angelo O. Andrisano – è un traguardo significativo, che rafforza la mia convinzione relativa al fatto che anche in una Università di medie dimensioni è possibile coltivare l’ambizione di guidare importanti progetti di ricerca i quali abbiano una proiezione nazionale ed internazionale. Sono certo che a livello di UNIMORE abbiamo le capacità e le potenzialità, oltre che le figure di ricercatori, per proporci di raggiungere l’eccellenza anche in altri settori. Sono già tanti, infatti, i progetti sia in campo umanistico-economico-sociale, che tecnologico e delle scienze della vita, dove stiamo conseguendo riconoscimenti da parte della comunità scientifica. Uno dei miei obiettivi è di consolidare la nostra presenza in ambito internazionale e di accrescere il prestigio del nostro Ateneo”.