casaUn nuovo Piano nazionale di edilizia abitativa, riqualificazione degli alloggi ERP esistenti, e maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi di sostegno agli affitti. Sono queste in sintesi le proposte operative che l’ANCI, rappresentata dall’assessore ai Lavori pubblici Riccardo Malagoli, ha fatto ieri al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per porre un freno all’emergenza abitativa.

I Comuni hanno proposto allo Stato un intervento che si articoli in tre fasi. Innanzitutto lavorare da subito alla risoluzione delle situazioni di emergenza abitativa. I Comuni prendono atto del fallimento della pratica di sospensione dell’esecuzione degli sfratti, misura a cui è sempre più difficile fare ricorso per scarsità di risorse e che negli anni non ha portato ad una risoluzione dei problemi strutturali del sistema, e propongono buone pratiche per tamponare il problema della morosità incolpevole. Si tratta di meccanismi collaudati per rimborsare parzialmente i proprietari di case per i crediti accumulati, e contribuire a ristabilire le condizioni per la prosecuzione del rapporto con trasformazione a canone concordato, o la sua risoluzione e la ricerca di nuove e più adatte condizioni per l’inquilino.

Azione fondamentale in questo senso la modifica della norma sulla morosità incolpevole per estendere ai proprietari, oltre agli inquilini, la possibilità di accedere alle risorse messe a disposizione dai fondi di sostegno agli affitti. E’ inoltre necessario eliminare il vincolo previsto per i Comuni che subordina l’erogazione di risorse al fatto di aver già avviato bandi o altre procedure amministrative, limitando invece la norma ad un obbligo per gli enti locali di utilizzo secondo quanto previsto dal protocollo anti sfratti.

La stima del fabbisogno per un simile intervento è di minimo 250 milioni di euro. Allo Stato ANCI propone di far convergere sui questa manovra tutte le risorse attualmente destinate al fondo per i mutui alle giovani coppie, al fondo per la morosità incolpevole, e al fondo di sostengo agli affitti.

Parallelamente è necessario prevedere due misure fiscali di accompagnamento: l’esclusione del patrimonio ERP dal pagamento dell’IMU, e la riduzione della cedolare secca al 10% per le locazioni a canone concordato.

Per quanto riguarda il recupero degli alloggi ERP e il Piano nazionale di edilizia abitativa, per ANCI è necessario stabilire di quanti alloggi ci sia bisogno, e in quanto tempo. In funzione di questa informazione potranno poi essere declinati e dosati gli strumenti e i relativi investimenti:

costruzione, ristrutturazione, acquisizione di nuovi alloggi in locazione e/o in proprietà. Tutto questo va fatto tenendo in debito conto l’impegno che ogni singola realtà territoriale nel tempo ha messo in campo, per evitare di premiare chi nel tempo non si è fatto carico dei problemi o hanno sprecato risorse.

ANCI chiede infine di concordare al Tavolo istituito presso il Ministero la pianificazione della costruzione di nuovi alloggi di edilizia sociale. La proposta di articolato attuale sembra infatti ispirarsi alle già sperimentate esperienze di “piano casa” che non hanno prodotto risultati apprezzabili.