alluvione-lavori-argineL’alluvione dovuta alla rottura dell’argine del Secchia ha causato danni significativi anche a Modena dove l’emergenza ha riguardato l’area che va dall’argine del Secchia in località S. Matteo fino all’argine del Panaro a Villavara di Bomporto. Circa 370 i cittadini alluvionati residenti a San Matteo, nelle zone rurali di Albareto e La Rocca; danneggiate diverse aziende agricole e messe a dura prova opere idrauliche, insediamenti rurali e abitazioni intorno alla frazione di Albareto dove il cimitero ha subito danni pesanti. Un primo bilancio della situazione è stato fatto oggi, giovedì 30 gennaio, in Consiglio comunale dall’assessore all’Ambiente del Comune di Modena Simona Arletti durante la discussione di diverse interrogazioni consiliari urgenti sul tema.

Ammontano a 176 mila euro – ha spiegato l’assessore – i costi rendicontati sinora alla Regione relativi agli interventi di prima emergenza e accoglienza gestiti e coordinati dal Comune di Modena: 920 le persone (318 famiglie) passate dal Centro di accoglienza di Modena est e ospitate in diverse strutture. Già chiesti anche ulteriori 180 mila euro per un intervento in somma urgenza sulla strada comunale Ponte Basso, all’intersezione con la statale Canaletto e il Ponte dell’Uccellino, danneggiata dal passaggio dei mezzi in transito per ripristinare l’argine. Restano invece ancora da valutare i costi per gli interventi da effettuare sulla viabilità comunale e sui canali, ma si parla di diverse decine di migliaia di euro.

“Prosegue intanto – ha continuato l’assessore – l’opera di assistenza delle famiglie sfollate e a quelle che, pur rientrate nelle case, non sono ancora in condizione di vivere autonomamente. Ad Albareto è stato allestito un ufficio per raccogliere segnalazioni e richieste di aiuto. I riferimenti necessari a scaricare e predisporre la modulistica emanata dalla Regione per la ricognizione dei danni e la richiesta rimborsi, che deve essere presentata entro il 28 febbraio, sono pubblicati sul sito del Comune di Modena, ma l’Amministrazione è attivamente impegnata a fornire assistenza ai cittadini coinvolti e, quando ne esiste la necessità, come nel caso di alcune famiglie di San Matteo, anche a portare direttamente i moduli attraverso i volontari della Protezione civile”.

I dati sulla ricognizione dei danni a patrimonio pubblico, privato e aziende, saranno quindi trasmessi dal Comune alla Regione per predisporre i risarcimenti regionali e statali. Il 24 gennaio, infatti, la Regione ha dichiarato lo stato di crisi regionale per 90 giorni in attesa della dichiarazione di stato di emergenza da parte del Governo. Il Consiglio dei Ministri ha già varato la sospensione di ogni forma di pagamento tributario e fiscale per chi abita e lavora nelle zone colpite dall’alluvione, “riconoscendo in questo modo – ha osservato l’assessore Arletti – la gravità di una alluvione che ha colpiti territori che faticosamente stavano cercando di risollevarsi dal sisma del 2012. E anche la Giunta comunale sta valutando possibili detrazioni mirate per gli alluvionati, inoltre rinvierà le scadenze per le pratiche edilizie in corso per l’area colpita”.

 

OTTO INTERROGAZIONI SUL PERCHÉ DEL DISASTRO

In Consiglio a Modena diversi consiglieri hanno presentato istanze sull’accaduto

Quali sono le possibili cause della rottura dell’argine del fiume Secchia in un tratto rettilineo e della conseguente esondazione? Come mai non è giunto un allarme preventivo sulla piena in arrivo? Qual era la situazione di pulizia del letto del fiume Secchia, che tipo di manutenzione è stata fatta agli argini e a chi ne spetta il controllo? Come si intende ora procedere per mettere in sicurezza quelle zone?

Sono i quesiti che più spesso ricorrono nelle otto interrogazioni presentate in Consiglio comunale a Modena nella seduta di oggi, giovedì 30 gennaio, da vari consiglieri sull’allagamento della zona di San Matteo ad Albareto nel comune di Modena e dei comuni di Bastiglia e Bomporto oltre a un forte rischio per altre aree, con un disperso e ingenti danni per i residenti, avvenuto lo scorso 19 gennaio a causa della rottura dell’argine del fiume Secchia e della conseguente esondazione. Nel dettaglio, le istanze presentate sono: “Inondazione nella zona di Albareto e comuni limitrofi” da Giulia Morini, Elisa Sala e Paolo Trande del Pd; “Esondazione fiume Secchia, cause e responsabilità e il caso delle casse di espansione del fiume Panaro” da Michele Barcaiuolo di Fratelli d’Italia; “Rottura dell’argine destro del Secchia” dal capogruppo di FI-Pdl Adolfo Morandi; “Esondazione fiume Secchia” di Sergio Celloni del Movimento per cambiare insieme per Modena; “Quali sono le responsabilità di questa nuova sciagura alla luce della tranquillità sulle casse d’espansione recentemente dichiarata dai tecnici in Consiglio comunale?” di Sandro Bellei FI-Pdl; “Stato di emergenza a seguito dell’esondazione del fiume Secchia” di Federico Ricci e Ingrid Caporioni di Sel; “Esondazione del fiume Secchia. Tutela del territorio. Responsabilità e risposte ai cittadini” e “Controllo degli argini” di Sandra Poppi di Modenasaluteambiente.it.

In particolare, i consiglieri del Pd hanno chiesto “cos’è avvenuto esattamente” e “quanto tempo è necessario per la messa in sicurezza degli argini; mentre Barcaiuolo ha domandato “come mai a fronte di piogge non eccezionali per quantità e durata si è verificata una situazione di tale gravità”, “cosa intendono fare le istituzioni e il Comune di Modena per evitare che si possa verificare nuovamente” e “per aiutare gli sfollati in merito ai danni ingenti che l’alluvione ha provocato alle abitazioni”. Morandi ha domandato “di chi sono le eventuali responsabilità dell’attuale situazione delle casse di espansione del fiume Panaro” e quali sono “le condizioni dell’argine sia in prossimità della falla sia a monte che a valle della stessa”. Ha chiesto inoltre al Comune di sollecitare l’Aipo alla verifica urgente degli argini e dell’adeguatezza delle casse di espansione del Secchia, e di intervenire presso i presidenti della Regione Vasco Errani e del Consiglio Enrico Letta “affinché concedano immediatamente lo stato di calamità naturale, con lo stanziamento delle risorse necessarie agli interventi di prima necessità delle popolazioni colpite dall’alluvione e al ripristino delle condizioni di normalità”. Celloni ha domandato “se il Comune si è preoccupato di avere dal 2009 ad oggi, anno per anno, le garanzie necessarie dagli enti di controllo preposti per evitare il disastro che invece si è verificato”, mentre Bellei ha chiesto come hanno funzionato le casse d’espansione del Panaro “su cui erano state recentemente date ampie rassicurazioni in Consiglio comunale da parte di tecnici” e perchè “attendono ancora di essere completate a distanza di 40 anni, nonostante l’ingente spesa sostenuta, pari a oltre 30 milioni di euro, e un’inaugurazione che non ha mai visto il vero e proprio collaudo”. I consiglieri di Sel hanno chiesto informazioni rispetto alla richiesta di stato di emergenza avanzata dalla Regione Emilia-Romagna, alla sospensione degli adempimenti fiscali, tra cui gli oneri Iuc, e agli interventi di indennizzo. Hanno infine domandato “come si intende procedere per il ripristino delle infrastrutture danneggiate”. Sandra Poppi ha chiesto “come intende muoversi la Giunta rispetto alle richieste dei cittadini che si sono costituiti in Comitato delle famiglie alluvionate e alla loro decisione di promuovere una class action per difendere i propri diritti”, se intende chiedere alla Regione Emilia-Romagna l’istituzione del Parco Regionale del Fiume Secchia e “avvalersi dei parlamentari modenesi per farsi portavoce del disastro quasi ignorato dal Governo e per chiedere l’utilizzazione delle risorse pubbliche destinate alla realizzazione della inutile e devastante Bretella autostradale Modena-Sassuolo per interventi di manutenzione e salvaguardia dei territori”. Nell’altra interrogazione, la consigliera ha infine domandato “se l’ufficio Ambiente ha chiesto nell’ultimo anno al Gruppo comunale di Protezione civile di effettuare periodici controlli degli argini nel territorio del Comune, quanti ne sono stati fatti e quali segnalazioni scritte agli uffici competenti sono giunte”.

 

“BENE 19 MILIONI PER IL NODO IDRAULICO”

Ma l’assessore Arletti ha ricordato che ne servirebbe oltre 63 per Secchia e Panaro

Per scongiurare il rischio idrogeologico a Modena negli ultimi anni sono stati effettuati o sono in corso di realizzazione interventi per complessivamente 25 milioni di euro, ma nei tratti di pianura di Secchia e Panaro servirebbero interventi per oltre 63 milioni e ulteriori otto per il tratto montano.

Emerge da quanto affermato oggi, 30 gennaio, in Consiglio comunale dall’assessore all’Ambiente Simona Arletti che ha risposto a diverse interrogazioni consiliari sull’alluvione.

L’assessore ha ricordato che l’Accordo di programma per la mitigazione del rischio idrogeologico, siglato nel 2010 con il ministero dell’Ambiente sulla base di uno studio di fattibilità della Regione Emilia Romagna per la sistemazione idraulica del Secchia, ha previsto interventi per oltre 18,8 milioni di euro. Di questi, oltre 13 milioni messi a disposizione da Regione e Aipo hanno permesso lavori di manutenzione straordinaria diffusa lungo Secchia e Panaro per più di 4 milioni di euro e l’installazione delle paratoie mobili della cassa del Panaro per quasi 2 milioni. Inoltre è in corso il completamento del diversivo Martiniana per altri 4 e gli espropri per la cassa di espansione del Naviglio ai Prati di San Clemente per circa 2,5 milioni. “I 5 milioni e mezzo di euro previsti dall’Accordo come risorse statali sono in larga parte destinati all’ampliamento della Cassa di espansione del Secchia: la progettazione è in fase avanzata e siamo in attesa del trasferimento delle somme da parte del Ministero”, ha affermato Arletti ricordando che l’Accordo di programma prevede anche ulteriori 2,15 milioni di euro ancora in attesa di copertura statale da destinare al miglioramento della confluenza Naviglio–Panaro e a opere di ottimizzazione della cassa di espansione del Secchia.

“Complessivamente – ha continuato l’assessore – parliamo di interventi per oltre 25 milioni di euro, di cui per oltre 1 milione realizzati in seguito al sisma e per 3,4 milioni per manutenzione effettuata da Aipo, tra cui anche quella sul tratto in cui si è aperta la falla, dove gli interventi di manutenzione erano stati conclusi a dicembre 2013. Ma sull’intero territorio regionale servirebbero interventi per 280 milioni di euro di cui oltre 63 per i tratti di pianura di Secchia e Panaro, a cui si possono aggiungere ulteriori 8 milioni per il tratto montano”.

L’assessore ha anche fatto sapere che una settimana prima dell’alluvione, la Giunta Regionale ha approvato una delibera con cui si propone al Ministero il finanziamento di 16 milioni per nuovi interventi per la sistemazione del nodo idraulico di Modena; altri 3 sono stati richiesti con una deliberazione del 30 gennaio, per un totale di 19 milioni per costruire un Piano straordinario di interventi sul nodo idraulico, immediatamente cantierabile. “Durante la visita alle aree alluvionate – ha quindi sottolineato – il ministro Andrea Orlando ha annunciato che i 19 milioni aggiuntivi ci sono e i progetti saranno finanziati nell’annualità 2014, poiché queste opere erano state indicate come priorità già da prima”. L’assessore ha quindi spiegato che le risorse chieste al Governo dalla Regione sono indispensabili per l’adeguamento dei manufatti principali della cassa di espansione del Secchia (10,3 milioni); la manutenzione straordinaria delle arginature a valle della cassa del Secchia e del Panaro (6,7 milioni), della briglia selettiva della cassa del Panaro (850 mila euro) e interventi lungo il Panaro a monte della cassa di espansione (1,15 milioni).

Inoltre, per il parco del Secchia, è stato attivato uno studio di fattibilità chiesto dai Comuni interessati, tra cui Modena, che dovrebbe fornire entro l’anno dati precisi.

Infine, per quanto riguarda la Direttiva europea in materia di gestione del rischio da alluvione, l’assessore ha riferito che il Secchia è stato scelto come bacino pilota per la complessità dei fenomeni alluvionali che vi hanno luogo e che le mappe di pericolosità e rischio del Secchia, già esistenti, costituiranno parte del progetto di Piano di gestione delle alluvioni da adottare entro giugno 2014. “Ciò che ci richiede l’Europa – ha ribadito – non è che uno dei tasselli del complesso quadro di misure che già da anni sono in essere nel territorio regionale. Tra le azioni messe in campo – ha continuato – anche la posa delle paratoie sulla cassa di espansione del Panaro, che è stata fondamentale per gestire quest’emergenza”. In merito al collaudo idraulico a cui dovranno esser sottoposte secondo la richiesta dell’ufficio dighe, l’assessore ha precisato che la procedura è in carico ad Aipo che ha sottoposto all’Università di Parma la realizzazione di studi di modellazione idrauliche su cui basare il collaudo che implicherebbe l’invasamento di circa 25 milioni di metri cubi di acqua.

 

“UN DOVERE LA RICERCA DELLA VERITÀ”

L’assessore Arletti ha ripercorso in Consiglio la dinamica dell’accaduto. Sono intervenuti 257 volontari della Protezione civile comunale per un totale di 121 turni

“La ricerca della verità sulle cause del disastro è un dovere e un impegno di tutti e così è stato interpretato da tutte le istituzioni. La tesi più corretta sembra quella che prende in considerazione una serie di concause: dalle arginature non più del tutto adeguate alle caratteristiche delle piene al ripetersi di fenomeni di piena ravvicinati che favoriscono l’imbibizione dei terreni, dall’indebolimento dei manufatti causato dalla fauna selvatica a una manutenzione scarsa degli alvei del fiume e delle arginature”.

Lo ha affermato l’assessore all’Ambiente e Protezione civile Simona Arletti nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 30 gennaio, rispondendo a otto interrogazioni sull’alluvione dovuta alla rottura dell’argine del fiume Secchia presentate da diversi consiglieri.

L’assessore ha ripercorso nel dettaglio la dinamica dell’evento, sottolineando come dopo il primo allarme che segnalava la rottura all’altezza del centro abitato di San Matteo sulla statale del Canaletto, giunto alle 7.08 di domenica 19 gennaio con una telefonata della centrale operativa dei Carabinieri alla Polizia municipale, siano iniziate le azioni di intervento da parte di Polizia municipale, Protezione civile, Vigili del fuoco, ufficio Opere idrauliche del settore Ambiente del Comune e Aipo, l’Agenzia Interregionale del Fiume Po.

“La situazione è parsa immediatamente molto complessa – ha spiegato Arletti – la frattura dell’argine si è estesa rapidamente indirizzata verso Bastiglia. Dopo avere invaso il centro del Comune di Bastiglia e saturato l’alveo del Naviglio, l’acqua ha ripreso la via di Modena portando all’allagamento della frazione di S. Clemente. In via precauzionale, oltre a definire la chiusura delle scuole, i residenti della frazione di Albareto sono stati invitati a lasciare le proprie abitazioni o a trovare rifugio ai piani alti. Nella giornata di lunedì 20 – ha continuato – l’acqua ha allagato Bomporto e, a Modena, ha raggiunto diversi insediamenti rurali lambendo anche l’abitato di La Rocca. Nella notte ha superato il campo sportivo di Albareto e si è trovata a ridosso delle prime abitazioni, poi il flusso ha rallentato fino a fermarsi del tutto. A causa dell’alluvione si è contato anche un disperso – ha aggiunto Arletti – voglio ricordare Oberdan Salvioli con dolore e vicinanza alla sua famiglia”.

L’assessore ha spiegato ancora che da subito, presso il Comando della Polizia municipale si è istituito il Coc (Centro operativo comunale) che ha disposto, in collaborazione con il Centro Unitario Provinciale di Marzaglia, l’allestimento presso la polisportiva di Modena Est, un centro di accoglienza per le famiglie sfollate. Presso la sede della Protezione civile di Marzaglia, inoltre, si è costituito il Comitato di Coordinamento degli interventi e, fin dal primo momento, l’alluvione è stata seguita dal Presidente della Regione Vasco Errani. Le azioni sono state coordinate e contemporanee: da una parte il lavoro di ripristino dell’argine, dall’altra la gestione degli allarmi ai Comuni interessati dalla piena e alla popolazione a seconda delle evoluzioni dei fenomeni, quindi i soccorsi e l’assistenza. La falla dell’argine è stata chiusa alle 6 del martedì mattina e Aipo ha proseguito con i lavori di impermeabilizzazione fino a domenica 26 gennaio. La Protezioni civile comunale, che ha compiti di assistenza alla popolazione in casi di emergenza o pericolo pur senza ruoli gestionali né programmatori diretti, ha visto 257 volontari, suddivisi in squadre, per un totale di 121 turni, operare incessantemente per allertare, assistere e per ridurre il disagio dei cittadini e delle imprese colpiti, liberandoli dal fango. Utilizzando i sei automezzi con i carrelli in dotazione sono stati percorsi oltre 5.000 km mentre le ore di lavoro delle idrovore e dei generatori connessi sono state circa 700. Su richiesta della Protezione civile, come in queste ore sta succedendo, il gruppo comunale dà inoltre disponibilità a collaborare con Aipo e con la Provincia alla sorveglianza degli argini.

Arletti ha infine spiegato che il tratto di argine dove si è aperta la falla era stato sottoposto a verifiche post sisma da Aipo e a un intervento di manutenzione terminato lo scorso dicembre 2013. “A fronte del cedimento avvenuto ora – ha aggiunto – Aipo dovrà fare una verifica più ampia sulla futura tenuta degli argini e sulla piena efficienza delle opere idrauliche”. Concludendo, l’assessore ha evidenziato che “a fronte dei cambiamenti climatici epocali che stiamo vivendo, il nostro sistema idrogeologico deve essere enormemente consolidato, molto più di quanto fatto finora e che anche il sistema di governance forse non è più all’altezza dei tempi. Aipo – ha proseguito – è un servizio tecnico sovraregionale a cui sono stati affidati compiti di vigilanza, progettazione e manutenzione del Po e dei suoi affluenti, attività che alla luce dei tagli di risorse a disposizione e del forte aumento degli eventi meteorici, non è in grado di effettuare con la necessaria tempestività. È quindi giusto avviare una riflessione sul lavoro svolto in questi anni dall’Agenzia”.