meteo_pioggiaCon la giornata di oggi venerdì 28 febbraio, si chiude non solo il secondo mese del 2014 ma per i meteorologi anche la stagione invernale iniziata l’1 dicembre 2013.

E i dati secondo le rilevazioni che si raccolgono presso l’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia confermano che quello appena terminato è stato un “mancato inverno”, con un mese di gennaio dalle caratteristiche autunnali ed un mese di febbraio quasi primaverile, anche se entrambi molto piovosi in pianura e, addirittura, monsonici in Appennino.

Riguardo le temperature sia il mese di febbraio che l’intero inverno meteorologico, analogamente a gennaio, sono risultati i secondi più caldi in assoluto dall’inizio delle rilevazioni a Modena, iniziate presso la stazione del torrione orientale di Palazzo ducale nel 1830. Nel dettaglio, febbraio segna una temperatura media mensile di 8.8°C, seconda al solo 1998 (9.2°C), che ovviamente è risultata decisamente superiore (+ 3,6°C) alla media di riferimento presa dagli esperti sul trentennio 1981-2010 (5.2°C). Per l’inverno la temperatura media è di 7.1°C, che è stata superata solo nel recente 2006/07, in cui la stagione fece registrare una media di 7.6°C. Il riferimento climatico 1981-2010 indicherebbe per il periodo un valore medio di 4.3°C, ovvero di – 2,8°C inferiore.

“Tuttavia – si affretta a precisare il meteorologo Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – è ancor più significativo come sono stati letteralmente polverizzati, per la seconda volta in cinque anni, i riferimenti storici del XIX e XX secolo. E’ un’ulteriore riprova, semmai ce ne fosse bisogno, che il processo di riscaldamento locale, oltre che globale, è inequivocabile. Fino al 2000, infatti, l’inverno più caldo era stato il 1997/98 con 6.6°C, ma prima degli anni 1990 mai si superarono i 6°C di temperatura media invernale. Fatte le debite proporzioni, le anomalie degli inverni 2006/07 e 2013/14 sono simili a quelle delle <hyperestreme> estati 2003 e 2012”.

Gli estremi giornalieri indicano che il giorno più freddo dell’inverno 2013/2014 è stato il 15 dicembre con -0.7°C nella stazione dell’Osservatorio Geofisico in Piazza Roma. Alla stazione di rilevamento presso il Campus del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”, in periferia, si è invece scesi a -4.7°C il 18 dicembre 2013. Nella nuova stazione installata al Campus universitario San Lazzaro di Reggio Emilia la minima, toccata anche qui il 18 dicembre, è stata di -3.7°C. Merita di essere ricordato che a Modena città in gennaio il termometro non è mai sceso sotto 0°C, cosa accaduta solo 3 volte sia al Campus del DIEF che al Campus universitario S. Lazzaro di Reggio Emilia, dove si sono avute gelate notturne, peraltro modeste, mentre a febbraio si è registrato un solo giorno con termometro di poco sotto zero (Tmin -0.4°) al Campus DIEF, ma nessuno a Modena città né a Reggio Emilia. Curiosamente i giorni più caldi di questo ultimo inverno sono stati quelli natalizi: il giorno più caldo sempre dalle rilevazioni della stazione storica di Piazza Roma è risultato il 26 dicembre, S. Stefano, con 14.9°C, appena sopra ai 14.8°C del giorno di Natale. Al Campus DIEF si sono addirittura toccati 16.4°C a S. Stefano e 15.6°C a Natale, mentre a Reggio Emilia i giorni più caldi hanno coinciso col giorno di S. Stefano con 15.1°C e Natale con 14.2°C. “Questi – aggiunge Luca Lombroso – sono stati anche il Natale e S. Stefano più caldi in assoluto da quando sono state avviate le rilevazioni a Modena”.

Anche le precipitazioni sono risultate straordinarie, sebbene per quanto riguarda Modena e anche per la pianura non sono state da record. A Modena nel mese di febbraio sono stati registrati 88 mm di pioggia, un valore quasi tre volte superiore alla media mensile del trentennio1981-2010 (31 mm), che ne fa il febbraio più piovoso dal 1976. L’inverno, con 216.1 mm, è stato il più “bagnato” (le precipitazioni infatti includono sia la pioggia che la parte di acqua che cade sotto forma di neve) dal 1971/72, corrispondente ad una quantità circa doppia rispetto ai 114 mm di media climatica. “Piogge di questa entità – precisa l’esperto Luca Lombroso – sono più tipiche dell’autunno che dell’inverno. Va poi sottolineato che la maggior parte delle precipitazioni, 208.8 mm, sono cadute nei soli mesi di gennaio e febbraio, mentre per opposto dicembre era stato, a conferma dell’estremizzazione climatica davvero siccitoso con soli 7.3 mm”. Se limitiamo il raffronto delle precipitazioni al solo bimestre gennaio-febbraio emerge che per Modena è risultato storicamente il terzo bimestre più “bagnato” dal 1830, superato solo nel 1972 (235.1 mm) e 1832 (221.9 mm).

Riguardo la neve sono stati solo 2,0 i cm fin qui caduti nell’unica scarsa nevicata, a tratti mista a pioggia, del 28 gennaio, deludendo gli appassionati della “dama bianca” dopo le ultime due annate straordinariamente nevose. “Questo – commenta Luca Lombroso – può sorprendere poiché avviene dopo una serie di inverni straordinariamente nevosi, che ci hanno fatto dimenticare che nell’inverno 2006/07 non cadde un solo fiocco di neve! I cambiamenti climatici si può dire non riguardano ormai più solo l’aumento delle temperature, ma anche eventi estremi o <opposte sorprese>: per esempio o non nevica, o nevica troppo, o non piove o piove troppo”.

“Al di la dei numeri – precisa Luca Lombroso – alcune curiosità rendono ancora meglio l’idea delle stranezze di questo inverno: si è osservato un vero e proprio spostamento climatico del calendario, con un gennaio 2014 che è risultato al di sopra della media climatica del mese di febbraio e febbraio che è stato in linea con i valori tipici del mese di marzo. Ancora, febbraio 2014 è stato più mite del freddo marzo dello scorso anno, il 2013, e il mese di gennaio ha avuto una temperatura media che fino al 1990 era quasi tipica del mese di novembre, tanto che il famoso alluvionale novembre 1966 fu più freddo dell’attuale gennaio. Si usa dire che non ci sono più le mezze stagioni… ora possiamo, invece, dire che non ci sono più le stagioni, perché un pezzo di inverno è stato autunnale e un altro primaverile!”.

Riguardo all’Appennino, dai primi dati elaborati dagli esperti dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena, oltre alla conferma di piogge veramente monsoniche, con 800-1.000 mm a gennaio e anche 2.000 mm in tutto l’inverno in alcune località, relativamente alle temperature risulta che l’inverno in montagna è stato in molte località più caldo di quanto normalmente ci si aspetta in pianura. “Quest’ultimo – commenta ancora Luca Lombroso – forse è l’elemento più interessante. E’ già successo ultimamente in estate che il clima tipico della pianura si riscontra, coi dati, anche fino a circa 1.000 m di quota. E questo è un segnale di un vero e proprio spostamento verso l’alto delle fasce climatiche che poi si ripercuote sull’ambiente, sugli ecosistemi ma anche sull’agricoltura e sul turismo”.

Previsioni. Ora che, forse, avevamo preso gusto con la primavera anticipata ecco che tornano, soprattutto nel fine settimana, piogge, temporali e nevicate in Appennino. Più nel dettaglio, l’approfondimento di una saccatura di origine nord Atlantica porterà masse d’aria più fredde di origine polare, con la formazione di depressioni in transito sul Mar Tirreno. Sabato 1 marzo sarà più decisamente perturbato, le piogge saranno a tratti anche battenti, con rovesci e temporali più tipici della primavera inoltrata, forse persino accompagnati da qualche grandinata o, in Appennino, dalla neve “appallottolare”, tecnicamente detta “graupel”. Domenica 2 marzo sarà caratterizzata da tratti più variabili e ventilati da “primavera fresca”. Le temperature scenderanno, possiamo scordarci gli attuali valori straordinariamente miti, ma comunque non si potrà parlare di arrivo dell’inverno. “Avremo – conclude Luca Lombroso – a malapena un riallineamento con la norma, semmai esista ancora una <normalità> in un clima decisamente fuori equilibrio”.