policlinicoLa drepanocitosi è una malattia endemica in tutta l’area del mediterraneo e in Italia è presente, ancorché rara, in Sicilia. È detta anche anemia falciforme perché i globuli rossi assumono una forma che ricorda una falce. Negli ultimi dieci anni il numero dei pazienti è cresciuto esponenzialmente in Emili –Romagna tanto che a Modena siamo passati da 6 a 77 casi. È quindi importante imparare a riconoscere questa malattia che può provocare fenomeni acuti gravi e che si trasmette geneticamente. Di questi aspetti si occuperà il convegno promosso per il 10 maggio 2014 dalla Struttura Complessa di Pediatria ad Indirizzo Onco-Ematologico diretta dal prof. Paolo Paolucci.

L’appuntamento, con inizio alle 8,30 si terrà presso il Centro Didattico del Policlinico (via del Pozzo 71). Nella drepanocitosi i globuli rossi diventano rigidi e quindi «intasano» le vene e le arterie provocando dolori acuti che possono interessare gli arti, l’addome, il dorso, colpendo le ossa e i muscoli; oppure possono colpire prgani interni come polmone, fegato, milza, reni e cervello. Le crisi cerebrali e polmonari, in particolare, sono quelle che possono mettere a rischio la vita del paziente.

Scopo del convegno – che vedrà la partecipazione dei maggiori esperti italiani della materia – è di fare il punto sulla diffusione della malattia, la diagnosi e le cure. “Questa malattia è in costante aumento nel nostro Paese in virtù dei fenomeni di immigrazione, soprattutto dall’Africa e dal Medio ed Estremo Oriente, che hanno portato a vivere in Italia molti portatori di questa emoglobinopatia – spiega il dottor Giovanni Palazzi della Pediatria ad Indirizzo Oncoematologico del Policlinico – Se un tempo un medico poteva trascorrere la sua vita professionale senza mai incontrare questa malattia, oggi pediatri, medici di medicina generale, medici del pronto soccorso e di fatto tutti gli specialisti (ginecologi, ostetrici, cardiologi, chirurghi ecc.) sono in prima linea e, quindi, devono essere in grado di affrontare le conseguenze di questo quadro clinico.”