La Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, nella visita alla casa circondariale di Bologna di lunedì scorso, ha potuto constatare un “evidente miglioramento delle condizioni di vita generali dei detenuti”, ottenuto, innanzitutto, grazie alla riduzione del numero dei detenuti stessi; una riduzione che fino a qualche anno fa, quando la Dozza stava per “esplodere” con 1.200 presenze, sarebbe stata impensabile.

Alla data dell’8 settembre, nella casa circondariale di Bologna risultano essere presenti 659 detenuti – a fronte di una capienza regolamentare di circa 450 – (di cui 56 donne, 345 gli stranieri); 393 i condannati in via definitiva; 94 in alta sicurezza; 4 in semilibertà; 21 possono lavorare all’esterno; 143 i tossicodipendenti; circa 30 persone nella sezione “protetti”.

Alla decisa riduzione del numero delle presenze si accompagna la vigenza del cosiddetto “regime a celle aperte”, con ampi orari di apertura delle celle: i detenuti di ogni sezione, ad eccezione della sezione infermeria (dove sono ospitati malati, appartenenti a circuiti penitenziari differenti), possono restare all’esterno della propria camera di pernottamento dal mattino alle 18 circa.

“È tendenzialmente garantita la separazione degli imputati dai condannati in via definitiva- rileva l’Ufficio della garante-, mentre è ancora da definire l’organizzazione di un’apposita sezione detentiva, dedicata alle persone che sono nell’imminenza della scarcerazione”.

Alla Dozza continua poi positivamente l’esperienza dell’officina meccanica interna: una decina i detenuti che vi lavorano, regolarmente assunti; va rimarcato che alcuni ex detenuti, che avevano lavorato nell’officina durante il periodo detentivo, sono stati poi assunti dalla medesima impresa. Procede anche l’attività della sartoria della sezione femminile anche con commesse da importanti ditte esterne.

Diverse le iniziative in cantiere, dalla costituzione della squadra di rugby che parteciperà al campionato, alla puntuale organizzazione del Polo universitario regionale, dal recupero di spazi all’interno della struttura (con lavori di ristrutturazione che consentiranno di predisporre ambienti per lavorazioni interne) ai lavori di tinteggiatura per tutte le sezioni detentive che necessitano di un intervento, rispetto ai quali si verificherà lo stato di avanzamento dei lavori in occasione delle prossime visite.

A fronte di note positive che hanno elevato la qualità della vita per i ristretti alla Dozza, permane la cronica criticità legata alla carenza del lavoro, con la quasi totalità dei detenuti che lavora a rotazione per qualche mese all’anno esclusivamente in mansioni cosiddette domestiche alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria. L’implementazione delle attività lavorative “resta la questione nodale nell’ambito del percorso di umanizzazione della pena che si sta perseguendo in ambito regionale, risultando a questo punto prioritario trovare modalità di impiego utile del tempo che i detenuti possono trascorrere all’esterno delle proprie celle”.

Nel corso della visita, la Garante ha ascoltato i detenuti e ha fornito delucidazioni in ordine alle numerose sollecitazioni sollevate anche in forma collettiva, non riuscendo così a completare la visita di tutte le sezioni detentive (sono state visitate la sezioni infermeria ed i tre piani delle sezioni giudiziarie, fra cui anche quelle che ospitano l’alta sicurezza). Seguirà un ulteriore sopralluogo per visitare gli altri reparti.

In particolare, i detenuti hanno lamentato la scarsa quantità del vitto, i prezzi alti degli alimenti acquistati dal sopravvitto, con diverse segnalazioni che hanno riguardato problemi di umidità nelle celle (anche con infiltrazioni nella sezione che ospita i semiliberi). Hanno inoltre informato la Garante che numerosi ricorsi presentati, ai sensi delle recenti novità legislative, ai fini dell’accertamento di condizioni detentive inumane e degradanti, sono stati dichiarati inammissibili dal magistrato di sorveglianza competente perché ritenuti generici, in quanto molti detenuti stanno utilizzando moduli che mancano delle indicazioni necessarie per l’istruttoria in caso di ricorso.

L’Ufficio della Garante ritiene prioritario “che vengano fornite informazioni puntuali alla popolazione detenuta circa le modalità di proposizione del ricorso, con la disponibilità a collaborare in questo senso, al fine di tutelare il diritto della popolazione detenuta ad avvalersi di rimedi risarcitori nel caso in cui abbia subito una detenzione inumana e degradante, e al contempo non sovraccaricare l’attività degli uffici giudiziari e amministrativi con ricorsi del tutto inutili”.