La legge di stabilità taglia il Fondo Patronati. E lo fa in modo pesante e grave, per di più in uno dei suoi codicilli e non alla luce del sole. Come se il Governo, ‘a pensar male ci si azzecca sempre’, volesse nascondere una simile ‘malefatta’ che nella realtà più che colpire i sindacati, procurerà un poderoso danno ai cittadini, in genere, e, in particolare, ai più deboli.

Con un colpo di penna, la manovra finanziaria 2015 decurta il fondo di 150 milioni di euro e riduce dall’80% al 45% l’anticipo dei pagamenti agli enti. Non pago di ciò, il Governo, già dal 2014, dimezza l’aliquota della contribuzione che alimenta il Fondo. Senza, oltretutto, specificare dove finiranno questi soldi di lavoratori e imprese.

Per declinare gli effetti devastanti di questa potatura sull’Emilia Romagna, va detto che questa decisione metterà a rischio almeno la metà dei 500 posti di lavoro (9 milioni a livello nazionale) e metterà in difficoltà le oltre 150mila persone che, solo nel 2013, si sono rivolte all’Ital, patronato della Uil. Nel complesso i Patronati hanno registrato circa 14 milioni di accessi di persone che chiedono assistenza.

In gioco c’è, quindi, la sopravvivenza di un servizio fondamentale per i cittadini; un servizio che, tra l’altro, viene erogato in modo gratuito e che ha come principali utenti coloro che in questo momento di crisi non possono permettersi di pagarsi delle prestazioni.

Per moltissimi, i Patronati rappresentano, dunque, un punto di riferimento. Anche perché, nonostante tutte le promesse di semplificazione della Pubblica amministrazione, i cittadini che si rivolgono ai Patronati non saranno in grado di istruire da soli pratiche complesse. Ciò implica che senza questa assistenza non solo non riusciranno ad accedere a quel poco di welfare rimasto, ma verrà a loro negato un diritto di assistenza previsto dalla Costituzione.

Da notare che per svolgere lo stesso lavoro dei Patronati, la Pubblica amministrazione dovrebbe aprire e gestire circa 6mila nuovi uffici permanenti e aumentare gli organici di oltre 5mila persone. Il cui costo complessivo per la Pubblica amministrazione (Inps, Inail e ministero dell’Interno) sarebbe di 657 milioni di euro.

«Non comprendiamo le ragioni di questa scelta scellerata – commenta il segretario generale della Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani -. Chiediamo ai Parlamentari di cassare questo taglio. Sempre ai parlamentari ricordiamo che non sono soldi della fiscalità generale, ma soldi versati da lavoratori e lavoratrici e da aziende in maniera specifica per la previdenza e l’assistenza. Chiediamo, quindi, al Governo Renzi di fermarsi su questo, perché sta colpendo la gente più bisognosa, quella gente che ogni giorno ha bisogno di assistenza».