3Motti-2014-okOra la pedofilia sbarca su Twitter. L’Espresso in un’inchiesta a firma di Mauro Munafò va alla scoperta di un mondo sconosciuto per quanto esposto alla luce del sole, ovvero lo scambio di materiale pedopornografico su uno dei siti più famosi e frequentati del mondo. A partire da un account sospetto segnalato da un lettore. Tutto parte da un profilo appartenente all’apparenza ad un bambino biondo di circa 8 anni di nome Michael. Un’immagine che nasconde in realtà un adulto che cerca materiale pedopornografico da scambiare su Twitter in modo quantomeno diretto: “Ciao, hai qualche foto da scambiare?” Tra i 270 milioni di utenti attivi nel social network amato da star e politici si trova quindi una rete di utenti il cui scopo è quello di scambiarsi foto e video di minori. Un network su cui, grazie al lavoro dell’Espresso che è riuscito a raccogliere centinaia di account, adesso è al lavoro la Polizia Postale diretta da Antonio Apruzzese.

Da una proposta dell’On.Motti, che durante il suo mandato europeo nel corso della settima legislatura si è sempre battuto per la tutela dei diritti dei più deboli e degli animali, sarebbe potuto nascere il Logbox, il “Grande Padre che veglierà su Internet”, “una sorta di super testimone – spiega l’onorevole – per combattere i crimini informatici. Si tratta di un software di ultima generazione che promette di essere una scatola nera per i nostri computer. Installato in ogni macchina, consentirebbe di conservare, in

forma di tabulato e in modo criptato, le attività di un determinato computer eseguite dall’utente, per poi servire come prova di difesa qualora fossero contestati dall’autorità giudiziaria illeciti di vario tipo” conclude l’onorevole reggiano. In pratica il software, il cui progetto fu presentato da Motti e dall’hacker Fabio Ghioni al Parlamento di Bruxelles, sarebbe un “Grande Fratello” alla rovescia, in grado di tutelare i proprietari di computer da possibili accuse su reati non compiuti (ma che potrebbero essere compiuti da terzi tramite la loro linea e i loro pc, perché oggi le lobbies dei pedofili e dei criminali informatici più evoluti sono supportati anche da hacker in grado di utilizzare per delinquere i computer di ignari privati e aziende, che poi possono trovarsi nei guai). Non a caso presso l’Interpol, in seguito all’approvazione della Risoluzione dell’On. Motti, fu istituito a gennaio 2013 il nuovo dipartimento contro il crimine informatico, denominato EC3.