Lunedì 29 dicembre, Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personale, si è recata agli Istituti penali di Reggio Emilia; nella visita, è stata accompagnata dal direttore, Paolo Madonna, da personale della Polizia penitenziaria, e ha effettuato colloqui con i detenuti.

Dopo la significativa riduzione del numero delle presenze, non si ravvisa alcun profilo di sovraffollamento: risultano essere presenti 296 persone all’interno delle due strutture: 146 (164 in carico), presso l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) e 150 (5 le donne) presso la Casa circondariale; fra questi ultimi, 98 sono i condannati in via definitiva, 26 tra gli ammessi al lavoro all’esterno e in regime di semilibertà.

Appaiono migliorate le condizioni igienico-sanitarie e strutturali del carcere: una carenza in passato più volte segnalata (sia nei rapporti semestrali a cura dell’Ausl di Reggio Emilia, che direttamente dalla Garante). Sono stati effettuati già da diversi mesi i lavori di riparazione del tetto al fine di eliminare le infiltrazioni di acqua dal soffitto in alcune sezioni detentive, anche se permangono zone ancora interessate da infiltrazioni.

Permane la criticità relativa al funzionamento dell’impianto di riscaldamento, già segnalata dalla Garante lo scorso inverno: si è potuta constatare una temperatura insufficiente in alcuni spazi detentivi, nonostante, a più riprese, e ciclicamente negli anni, tanto la Direzione  abbia segnalato i disservizi alla ditta appaltatrice delle fornitura dell’energia termica ed elettrica (che pilota l’impianto a distanza, da Vicenza), quanto il Provveditorato regionale abbia richiamato agli obblighi contrattuali la ditta, invitandola a garantire i 20 gradi negli ambienti interni.

Sono stati visitati gli spazi del magazzino destinato al deposito delle merci, che sta venendo riqualificati con il lavoro dei detenuti. Sono risultati particolarmente idonei gli ambienti della sezione detentiva in cui sono collocati gli ammessi al lavoro all’esterno e i semiliberi. In generale, la struttura offre particolari potenzialità, in termini di spazi, che potrebbero essere pienamente valorizzati con il coinvolgimento di progetti imprenditoriali: in questo senso è annunciato l’imminente avvio di una lavorazione interna, grazie ad una cooperativa sociale, con l’impiego iniziale di 3 detenuti in attività lavorative. Di notevole ampiezza è l’area agricola, ma, allo stato, limitatamente utilizzata per carenza di risorse. In questo senso la Garante intende sensibilizzare imprenditori agricoli per la definizione di un progetto che possa valorizzare i terreni a disposizione.

Con riferimento all’OPG, con un numero decisamente alto di ricoverati, anche in relazione all’imminente data prevista per la chiusura – 31 marzo 2015 – l’ufficio del Garante sottolinea un duplice dato: la presenza di 14 detenuti condannati in cui l’infermità di mente è sopravvenuta durante l’esecuzione della pena (nella previsione del processo di superamento dei manicomi giudiziari, dovranno essere ospitati nelle apposite sezioni di cura e riabilitazione, una volta create presso gli istituti di pena); e la presenza di 5 persone in osservazione psichiatrica provenienti da regioni esterne al bacino d’utenza previsto (Emilia-Romagna, Marche, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Province di Bolzano e Trento), con i detenuti delle carceri regionali che, in caso di necessità di osservazione psichiatrica, vengono inviati presso la Casa Circondariale di Piacenza, con equipe medico-specialistica dell’Ausl di Piacenza.

Per rendere plausibile la chiusura della struttura entro il 31 marzo 2015, la Garante torna a segnalare la necessità di porre freno agli ingressi delle persone provenienti da altre regioni, e di favorire i programmi di dimissione dall’OPG, con la presa in carico da parte dei servizi sanitari territorialmente competenti.

Grazie ad una puntuale definizione operativa di progetti fra direzione del carcere ed enti locali (in particolare, i Comuni di Reggio Emilia e di Albinea), un buon numero di detenuti risulta essere impiegato in lavori di pubblica utilità all’esterno del carcere, in attività che vanno dalla manutenzione degli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica, alla manutenzione dei cimiteri e del verde pubblico. Ai detenuti che prestano la loro attività a favore della collettività viene corrisposta una somma a titolo di rimborso spese.