Virginio-Merola“Un benvenuto alle ragazze e ai ragazzi delle Laura Bassi, agli studenti della  Johns  Hopkins,  un  cordiale  saluto  a  tutte le autorità civili e militari  presenti,  ai  consiglieri comunali, e un grazie di cuore a Kerry Kennedy  per  la  sua  presenza, per le parole che abbiamo potuto ascoltare questa mattina, e grazie anche per avere lavorato insieme a noi, a Marcello Reboani  e Melissa Proietti a questa bellissima  mostra  che  abbiamo l’opportunità di fare vedere ai  nostri cittadini. Oggi è una giornata importante,  perché  il  nome dei Kennedy è un nome importante per tutto il mondo  democratico  ed  è  un  modo  anche per rinnovare un legame saldo di riconoscenza  e  di amicizia che abbiamo con il popolo americano. Fino alle nostre  relazioni  personali,  abbiamo  scoperto  con piacere che il nostro consigliere   comunale  Patrizio  Giuseppe  Gattuso  ha  avuto  l’onore  di conoscere  suo  nonno,  oggi  vi  siete  conosciuti,  credo che sia davvero importante  sottolineare il valore dei legami, soprattutto di amicizia e la capacità insieme di costruire legami di amicizia.

Oggi  abbiamo parlato di un tema importante e che resta fondamentale per il futuro  delle  nostre  democrazie, il tema del rapporto fra donne e diritti umani.  Lei  l’ha  saputo  fare  toccando le corde del cuore non ché quelle dell’intelligenza  e  lo facciamo anche prendendo ad esempio donne tenaci e coraggiose, tenaci e coraggiose, a cominciare da Ilaria Alpi perché il loro sacrificio  non  sia  vano,  perché  si  affermi  al verità, e perché siano riconosciuti  i  diritti umani e civili nel mondo. Per fare questo come lei ci insegna, come le donne ci insegnano, occorre comprendere davvero in modo coerente  e  stringente  che  l’avanzamento  della democrazia e dei diritti umani  nel  mondo  passa  attraverso  l’avanzamento dei diritti umani e dei diritti  civili  per  le  donne.  Tutta la storia ci illumina su questo, se vogliamo  leggere  la  storia  in modo coerente e adeguato, tutto il nostro passato  ci  può  illuminare  su  questo a comprendere questa chiave per le riforme  democratiche di cui ha bisogno la nostra Europa e il nostro mondo.

Attraverso l’affermazione dei diritti delle donne si afferma la possibilità di  aumentare  la  democrazia,  di  allargarla  e di estenderla. Certamente sappiamo  bene,  anche  per le vicissitudini che hanno dovuto subire queste donne,  per  le  cose che stamattina abbiamo richiamato e per quello che ci insegna  la  storia,  che  non  c’è  niente  di  scontato,  non c”è nessun progresso  iscritto  nelle  leggi  della storia e che dipende dalla volontà degli  uomini  e  delle  donne,  in  particolare  degli  uomini, riuscire a costruire una convivenza civile più avanzata fondata sul riconoscimento dei diritti civili e delle libertà delle persone.

Questa chiave di lettura è molto utile nello specifico contesto storico che stiamo  vivendo.  Questa  mattina  abbiamo  richiamato  che  la  libertà di opinione,  la  libertà  di  stampa,  la  libertà  dallo sfruttamento, dalla violenza  sessuale,  dalle  discriminazioni,  la  ferma lotta al terrorismo passano  attraverso  questa  chiave  di lettura. Se nel mondo, noi insieme, uomini  e  donne  ci  battiamo  per affermare innanzitutto la libertà delle donne,  otteniamo  dei  progressi  fondamentali  nella nostra storia umana, altrimenti  corriamo  dei  rischi  di  regressione e corriamo il rischio di perdere  diritti  che  oggi  diamo  per  scontati, e che purtroppo dobbiamo abituarci tutti insieme a non considerare scontati per quanto sta avvenendo nel  mondo,  per quanto comincia a succedere in Europa, ma anche per quanto riguarda  il  nostro  impegno  nella  vita  quotidiana. Abbiamo sentito per quanto  riguarda  il  tema  del femminicidio e della violenza sessuale alle donne quanto questo coinvolga le nostre società democratiche, quanto lavoro ci  sia  da fare, quanto sia necessario quel coraggio morale che ha evocato nelle  sue  parole  conclusive  la  signora Kerry, coraggio morale che deve riguardare  soprattutto  gli uomini, la loro capacità di prendere la parola per  dissociarsi  da  questa violenza che è specifica del genere maschile e che appartiene alla storia del genere maschile.

Oggi  avviare le celebrazioni dell’8 marzo significa fare non solo il punto su  quanto  abbiamo  fatto  e  su quanto lavoro resta da fare, ma significa assumere  un  impegno,  rinnovare  un impegno innanzitutto, tutti noi, come persone  e  significa  sapere  rivolgersi ai nostri studenti che stamattina sono qui presenti, ed è bello che siano studenti della Johns Hopkins perché è  una  università degli Stati Uniti che quest’anno compie 60 anni, sarà un bell’anniversario  da  festeggiare, e da studenti del nostro Paese, per far loro comprendere che per una autentica concezione democratica ci sono salde radici nella propria patria, ma sul tema dei diritti umani e civili e sulla democrazia, si deve pensare di essere cittadini del mondo.

Oggi questo è il discrimine. E il discrimine oggi è appunto, in una fase di difficoltà  della  nostra  democrazia  che  colpisce innanzitutto le donne, comprendere  che  il  tema  dei  diritti  umani non è un tema secondario da accantonare  per  tempi  migliori.  Comprendere  che per risolvere le crisi economiche,  culturali,  per risolvere i conflitti il tema dei diritti è un tema  centrale  da mantenere al centro dell’attenzione e da non subordinare ad altro. Quindi lavorare tutti anche come comunità cittadina perché questo tema  dei  diritti  non  sia  un  tema  da  accantonare  in attesa di tempi migliori. Adesso è il momento di evitare che ci siano discriminazioni, è il momento  di  evitare che ci siano persecuzioni, è il momento di evitare che persone,    solo   perché   hanno  un’altra  cittadinanza,  possano  essere discriminate nei loro diritti fondamentali o le donne della nostra comunità possano  vedersi  rivolgere  un atteggiamento di attesa perché ci sarebbero cose  più  importanti  da fare. Non ci sono cose più importanti da fare. La città  democratica  non  è  una  città  che  può mettere in secondo piano i diritti  umani  e  civili,  ed è con questa consapevolezza che noi possiamo contribuire   a   questa   lotta  comune  per  l’affermazione  dei  diritti democratici e per l’affermazione dei diritti delle donne nella nostra città e nel nostro Paese.

E’  stata  evocata  dalla  presidente  Lembi  la  lotta  di Sisifo. E’ vero dobbiamo  avere coraggio morale, cari studenti, bisognerebbe che gli adulti vi  dessero  un  maggiore esempio da questo punto di vista. E’ evidente che noi  siamo impegnati tutti a fare del nostro meglio. La presidente Lembi ha ricordato  quanto  a  volte  paia  una lotta di Sisifo, sempre ricominciare perché  a volte si ha la sensazione, proprio a volte nel campo dei diritti, di  dovere ricominciare da capo o di dovere fare fronte a inutili polemiche che  fanno  solo  perdere  tempo  rispetto  alle  questioni  importanti  ed essenziali,  che  ci  sono  da  affrontare.  Io credo che anche grazie alla testimonianza  di Kerry, delle donne della nostra città, del centro per non subire  violenza,  dell’associazione  Orlando,  delle  tante iniziative che vengono  fatte  nelle  nostre  scuole,  sia importante che anche noi uomini prendiamo  a  riferimento qualche altro esempio oltre a Sisifo. Finisco con una  battuta abbastanza seria, Sisifo rappresenta anche un potere ostinato, continua ad andare su e giù e non si interroga mai su questo potere, magari se  noi  maschietti  pensassimo  ogni tanto a prendere esempio da Penelope, dalla  tenacia  e  dalla forza dell’attesa, della speranza, la tenacia e la forza  di  ritessere  legami autentici fra le persone, il nostro ritorno al fianco delle donne sarebbe possibile”.