economia_affittiSi è svolto il 23 aprile l’ennesimo incontro tra i sindacati degli inquilini Sunia Sicet Uniat e le associazioni dei proprietari Asppi, Ape-Confedilizia, Uppi per ridiscutere i termini dei Patti territoriali che stabiliscono i valori minimi e massimi degli affitti concordati.

I canoni concordati beneficiano di una serie di agevolazioni fiscali (cedolare secca al 10% nei Comuni ad alta tensione abitativa, Imu agevolata in molti Comuni, imposta di registro ridotta) che si giustificano a fronte della volontà del proprietario di applicare un canone ridotto all’inquilino.

Purtroppo dobbiamo registrare dopo mesi di incontri, uno stallo del tavolo delle trattative a causa dell’atteggiamento sordo delle associazioni dei proprietari che non vogliono assolutamente prendere in considerazione la proposta, avanzata dai sindacati inquilini, di diminuire gli affitti previsti nei Patti territoriali del 2008.

Da tempo le associazioni degli inquilini denunciano la necessità di abbassare i canoni derivati dai Patti territoriali attualmente in essere, poiché stabiliti in un periodo antecedente alla crisi economica e non più sostenibili dagli attuali redditi delle famiglie modenesi. Anche il Comune di Modena all’interno dell’Agenzia Casa ha dovuto abbassare i valori degli affitti concordati del 30%, perché altrimenti troppo elevati per le fasce di reddito più fragili.
Altre città, come ad esempio Bologna, da più di un anno, hanno diminuito gli affitti sottoscritti nel 2008 perché non più sostenibili.

Questa posizione non è solo del sindacato inquilini, ma in linea con quanto sostenuto a più riprese dagli assessori delle politiche abitative della nostra provincia che hanno evidenziato che le tabelle dei canoni di locazione necessitano di essere diminuite dal 20% al 30% per adeguarsi alla perdita di potere d’acquisto degli inquilini.

In questi anni si sono fatte battaglie comuni sulle politiche abitative che hanno messo insieme le esigenze degli inquilini e quelle dei proprietari, soprattutto quando si tratta di piccoli proprietari, al fine di costruire un “patto sociale dell’abitare”, con misure quali le Agenzie Casa promosse nei comuni, i Patti Salvasfratti, le rinegoziazioni concordate dei canoni, la sperimentazione sul contributo affitti, la fiscalità più equa per i piccoli proprietari.

La posizione di chiusura totale tenuta al tavolo di ieri da parte delle associazioni dei proprietari rischia di compromettere le relazioni costruttive poste in essere in questi anni.
Tale chiusura è incomprensibile anche per i singoli proprietari che già oggi rinegoziano da soli affitti più bassi per venire incontro alle necessità degli inquilini e per non avere il rischio della morosità.

Per questo motivo ci auguriamo che ci sia un cambio di atteggiamento delle associazioni dei proprietari, perlomeno da parte di quelle che hanno sempre sostenuto l’importanza di un Patto sociale in grado di far ripartire il tavolo della trattativa con atteggiamento costruttivo.