Euorpa-e-i-suoi-Silenzi

Venerdì 8 maggio alle 10, l’intitolazione del piazzale antistante la stazione SFM a Giorgio Perlasca, che nell’inverno del 1944 strappò alla deportazione nazista oltre cinquemila ebrei ungheresi, alla presenza, tra gli altri, del rabbino capo della Comunità Ebraica di Bologna, Alberto Sermoneta, e del console generale d’Ungheria per l’Emilia-Romagna, Erzsébet Miliczky. A seguire, alle 11 in Mediateca, la conferenza “Essere giusti in tempi ingiusti“, con gli interventi degli ospiti d’onore e la partecipazione degli studenti degli istituti superiori sanlazzaresi che hanno lavorato sulla figura di Perlasca e sui temi delle leggi razziali e dell’Olocausto. “Questa importante intitolazione rappresenta un riconoscimento da parte della nostra città – sottolinea l’assessore al Welfare, Giorgio Archetti – per un uomo che ha scelto di aiutare dei perseguitati a rischio della vita; un tema, quello del riconoscimento dell’altro come persona e come perseguitato, che purtroppo resta ancora oggi di grande e pressante attualità”. A seguire, sabato 9 in Mediateca, “L’Europa e i suoi silenzi”, appuntamento in occasione della Giornata dell’Europa per celebrare l’idea di un continente unito e solidale, nella pace tra i popoli e nella diversità come ricchezza.

 

“È giusto un uomo che per aiutare un perseguitato si assume un rischio, persino quello della propria vita”, recita lo Yad Vashem, il memoriale d’Israele dedicato alle vittime dell’Olocausto. Uno di questi fu Giorgio Perlasca, che nel 1944, nel corso della seconda guerra mondiale, fingendosi Console generale spagnolo, salvò la vita di oltre cinquemila ebrei ungheresi strappandoli alla deportazione nazista e all’Olocausto.

Una sorta di Oscar Schindler italiano – figura che tutti conoscono anche per la celebre pellicola cinematografica – a Giorgio Perlasca il Comune di San Lazzaro di Savena dedica un prestigioso ed imperituro riconoscimento pubblico, con l’intitolazionevenerdì 8 maggio – del piazzale antistante la Stazione Ferroviaria Metropolitana. Alla cerimonia di intitolazione – che si aprirà alle ore 10 di fronte alla stazione SFM con l’esibizione dei gruppi teatrali degli Istituti scolastici Mattei e Majorana sotto la regia dell’ITC Teatro – seguirà la conferenza dal titolo “Essere giusti in tempi ingiusti” (ore 11, Sala Eventi della Mediateca, via Caselle 22) che vedrà gli interventi, tra gli altri, di Alberto Sermoneta e Daniele De Paz, rispettivamente rabbino capo e presidente della Comunità Ebraica di Bologna, e di Franco Perlasca, presidente della Fondazione Giorgio Perlasca, accanto al sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti, e all’assessore alla Legalità e al Welfare, Giorgio Archetti.

Alla cerimonia di intitolazione e al successivo incontro in Mediateca parteciperanno, come ospiti d’onore, Erzsébet  Miliczky, console onorario di Ungheria per l’Emilia Romagna e Nicola de Girolamo, presidente del consiglio direttivo dell’Associazione Culturale Italia-Ungheria per Emilia-Romagna (Aciuer). Presente, nell’ambito del progetto conCittadini, un rappresentante dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, mentre tra gli invitati figura anche il console onorario di Spagna, Giovanni Facchinetti Pulazzini. Numerosa la presenza degli studenti invitati a portare una riflessione sul tema dei “giusti”, a partire dai percorsi sviluppati nelle scuole: a prendere la parola durante il convegno saranno, in particolare, gli studenti del liceo Fermi – che hanno trascorso un periodo di studio in Ungheria sulle tracce di Perlasca e delle sue opere  – e gli studenti dell’Istituto Mattei che, reduci dal progetto “L’Appello”, porteranno un’inedita riflessione sulla vergogna delle leggi razziali.

La città di San Lazzaro ha scelto di dedicare un riconoscimento pubblico alla figura di Perlasca – ricorda l’assessore Giorgio Archetti – come simbolo di un uomo che, nel pieno del conflitto e a rischio della propria vita, ha scelto di aiutare dei perseguitati, sottraendoli allo sterminio. Un tema, quello del riconoscimento dell’altro come persona e come perseguitato, che purtroppo resta ancora oggi di grande e pressante attualità”. Figura simbolo non solo per il proprio gesto eroico ma anche e soprattutto per la propria capacità di cambiare idea, rinnegando il fascismo dopo la promulgazione delle leggi razziali, Perlasca fu infatti un uomo capace di “fare la cosa giusta”, in funzione di ideali di umanità, di solidarietà e di pace che – come avrebbe dimostrato, qualche anno dopo, la grande visione dei padri fondatori dell’Europa unita – dovrebbero accumunare tutti gli uomini di ogni tempo e formazione politica.

L’Europa unita e solidale, della pace tra i popoli e della diversità come ricchezza, sarà proprio il tema cardine dell’evento “L’Europa e i suoi silenzi”, organizzato sabato 9 maggio dal Comune di San Lazzaro in occasione della Festa dell’Europa. La libertà e la pace che, da oltre mezzo secolo, ci garantisce un’Europa unita, è come la salute, come l’aria che respiriamo. Non ce ne rendiamo conto finché non ci viene tolta. Questo il punto di partenza dell’incontro (ore 9, Sala Eventi della Mediateca, via Caselle 22) a cui interverranno – coordinati dal vicesindaco di San Lazzaro, Claudia D’EramoPiero del Giudice, scrittore, giornalista e inviato di pace, e Massimo Mazzanti, storico e docente al liceo Fermi di Bologna.

“L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”, scriveva Robert Schuman, 1° Presidente dell’Assemblea Parlamentare europea, il 9 maggio 1950. “È anche e soprattutto a questi leader visionari – spiega D’Eramo – che dobbiamo la nostra libertà. Persone tra loro estremamente diverse, per origine, cultura politica, storia personale. Eppure accomunate da una visione, mosse dagli stessi ideali: la pace, l’unità e il benessere in Europa”.

 

È quindi dovere di tutti, mentre si discute di Europa, di euro, di crisi economica, degli assordanti silenzi di Bruxelles, chiedersi “su quali basi l’Unione europea è nata e anche domandarsi, per un attimo, dove saremmo senza l’Europa unita, con 28 Stati nazione concentrati sul proprio particolare, come in fondo è stato per secoli, fino alla visione di 11 padri fondatori che, seduti sulle macerie del Secondo conflitto Mondiale, hanno stabilito, per la prima volta nella storia, che questo non sarebbe dovuto accadere mai più”.