casa-condominioIn Emilia-Romagna, il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP) comprende attualmente 55.628 alloggi, di cui il 93% (51.455) occupati con 119.000 abitanti. La delibera di giunta, approvata in Assemblea, modifica i criteri di accesso e permanenza per favorire in primo luogo la rotazione all’interno delle case popolari. Per accedere a un alloggio ERP di un determinato Comune, occorre essere residenti da tre anni (è il criterio di residenzialità storica); per quanto riguarda gli indicatori del reddito familiare, è abolito l’ISE e mantenuto l’ISEE (che tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo, per numerosità e tipologia) come unico parametro di riferimento.

“E’ un provvedimento pragmatico, all’insegna della concretezza – ha commentato la vicepresidente e assessore alle Politiche abitative della Regione Elisabetta Gualmini, dopo l’approvazione in aula – . L’ERP, così com’è, è un sistema che non funziona: ha pochissima rotazione (il tasso è pari allo 0,2), ci sono in tutta l’Emilia-Romagna quasi 35mila famiglie in attesa. Un alloggio pubblico non può essere considerato un vitalizio, o qualcosa da regalare ai propri figli”. Gualmini ha poi espresso soddisfazione per l’introduzione del criterio di residenza storica, “già peraltro adottato da altre Regioni, come Toscana e Lombardia. E’ un cambiamento assolutamente ragionevole. Inoltre, l’idea di un radicamento medio-lungo, di appartenenza a un territorio ha un senso rispetto a un bene dalle caratteristiche di godimento duraturo qual è la casa”. La vicepresidente ha infine sottolineato l’importanza del “Piano casa”, “con cui la Regione destina più di 70 milioni di euro per tutta una gamma di servizi, che vanno dal recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica ai bandi per le giovani coppie, ai fondi per l’affitto”.

Nuovi criteri, accesso e permanenza
Il valore – che al momento rimane invariato – per accedere all’alloggio ERP non deve superare i 17.154,3 euro di ISEE. Potrà essere rideterminato in un momento successivo, quando la Regione acquisirà le informazioni sui redditi dei cittadini provenienti dalle nuove modalità di calcolo dell’ISEE stesso. Si semplificano i requisiti anche per la permanenza, abolendo l’uso del valore ISE. Viene favorito il turn-over, modificando i requisiti economici necessari: si abbassa la distanza tra il limite di reddito per l’accesso e quello per la permanenza, con una “forbice” tra i due compresa tra il 20% e il 60%. Attualmente, invece, il limite di reddito per la permanenza è il doppio di quello per l’accesso.

Il Programma pluriennale coordinato di interventi per le politiche abitative (“Piano casa”): interventi e risorse
Trentacinque milioni per recuperare e rendere più efficiente a livello energetico il patrimonio ERP. Dodici milioni per un nuovo “Bando giovani coppie”, che uscirà a breve. Oltre 10 milioni (10,6, per la precisione) per il Fondo per l’affitto 2015; ripristino, con 1 milione, del Fondo regionale per il superamento delle barriere architettoniche. Sono gli elementi principali del Programma pluriennale coordinato di interventi per le politiche abitative (“Piano casa”) in discussione in Assemblea. Un Programma che tiene conto della situazione specifica dell’Emilia-Romagna dove, pur in presenza di lievi segnali di ripresa, il problema del disagio abitativo esiste, sebbene in modo meno acuto che altrove.
Dall’inizio di questo decennio, in particolare, è aumentata sia l’incidenza delle spese per l’abitazione sul reddito, sia il numero di famiglie che incontrano difficoltà a pagare l’affitto. Le situazioni più gravi sono certamente registrate dai provvedimenti di sfratto: si è passati dai circa 3.500 emessi nel 2001, ai poco più di 5.600 nel 2008 per arrivare a quota 7.642 nel 2013. Il numero degli sfratti per morosità è passato da poco più di 5.000 nel 2008 a 7.400 nel 2013. Per quanto riguarda le liste d’attesa per l’assegnazione di una casa popolare, le famiglie in graduatoria ERP sono 34.251 (dato al 31 dicembre 2014) in tutta la Regione. A cambiamenti più strutturali del mercato del lavoro (diffusione del lavoro temporaneo e di altre forme di rapporti di lavoro a tempo determinato) si sono sommate in questi ultimi anni le conseguenze della crisi economica, e quindi il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, o del ricorso alla cassa integrazione per un certo numero di lavoratori. Alla difficoltà di trovare alloggio a costi sostenibili si somma il fattore di instabilità e insicurezza del lavoro che non consentono alle famiglie e, soprattutto, ai giovani di accedere a mutui agevolati per l’acquisto della casa, la cui concessione è condizionata dalla disponibilità di un reddito fisso a garanzia della solvibilità. Si è creata così e, rischia di allargarsi, un’area “grigia” di persone e di famiglie che non possono contare sulla certezza di reddito nel tempo, formate soprattutto dalle fasce più deboli della forza lavoro, ma che interessa anche settori del lavoro autonomo e delle professioni che, in passato, sarebbero stati senz’altro classificati, quanto a status socio-economico, tra le classi medie.

Famiglie graduatorie ERPprogramma politiche abitative

 

(aggiornamento 20,15)

L’Assemblea legislativa regionale ha approvato le delibera di Giunta che modifica i criteri di accesso e permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp). A favore il Pd, contro si sono espressi M5s, Fi, Fdi e AltraER, astenuti Sel e Ln.

Primo obiettivo del provvedimento, favorire la rotazione all’interno delle case popolari. Fra le modifiche, il fatto che per accedere a un alloggio Erp di un determinato Comune occorrerà essere residenti da tre anni. Per quanto riguarda poi gli indicatori del reddito familiare, è abolito l’Ise e viene mantenuto l’Isee (che tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo, per numerosità e tipologia) come unico parametro. Ancora: il valore – che al momento rimane invariato – per accedere all’alloggio Erp non dovrà superare i 17.154,3 euro di Isee. Potrà essere rideterminato in un momento successivo, quando la Regione acquisirà le informazioni sui redditi dei cittadini provenienti dalle nuove modalità di calcolo dell’Isee stesso. Semplificati anche i requisiti per la permanenza, con l’abolizione dell’uso del valore Ise, e modificati i requisiti economici necessari: si abbassa la distanza tra il limite di reddito per l’accesso e quello per la permanenza, con una “forbice” tra i due che dovrà essere compresa tra il 20% e il 60% (attualmente è il doppio di quello per l’accesso).

Dopo il lungo dibattito generale (vedi comunicato precedente), l’Aula si è confrontata sugli emendamenti: 5 a firma Manuela Rontini e Stefano Caliandro, del Pd; 6 del Gruppo Ln, primo firmatario Alan Fabbri; uno di Piergiovanni Alleva (AltraER) e uno del Gruppo M5s, prima firmataria Raffaella Sensoli.

Manuela Rontini (Pd) ha illustrato gli emendamenti presentati dal suo Gruppo, sottolineando, in particolare, “l’importanza dell’introduzione del requisito della residenza anagrafica, la non applicabilità del requisito dei 3 anni di residenza per la permanenza nell’alloggio e del requisito dell’impossidenza sul territorio nazionale per chi già è assegnatario di alloggio”. Ha dichiarato, infine, il voto contrario del Pd agli emendamenti presentati dalla Ln.

Massimiliano Pompignoli (Ln) ha obiettato alla consigliera Rontini che “la certificazione della situazione patrimoniale e reddituale in patria per i richiedenti stranieri, proposta dalla Lega, non è pleonastica rispetto alla dichiarazione Isee, essendo tale dichiarazione poco probante”.

Luca Sabattini (Pd) ha replicato a Pompignoli che “nella dichiarazione dei redditi, parte integrante dell’Isee, sono già contenuti i beni posseduti all’estero”, pertanto la richiesta del Gruppo Ln “rischia di generare un inutile aggravio burocratico”.

Stefano Caliandro (Pd) ha poi aperto alla proposta di emendamento M5s, considerando “l’introduzione del requisito del domicilio un’opportunità ulteriore per dare risposta a chi si trova in situazione di disagio abitativo”. Di fronte alla protesta di Fi, Ln e Fdi, che hanno considerato l’apertura al M5s “una palese sconfessione del criterio di residenzialità e un ripudio del rigore normativo difeso dalla Giunta”, il capogruppo Pd ha chiesto una sospensione per un approfondimento tecnico.

Alla ripresa dei lavori, Elisabetta Gualmini, vice presidente della Regione, ha dichiarato “comprensibile la proposta dei 5 stelle, ma non ricevibile. Equivarrebbe infatti a considerare il domicilio, una categoria che non esiste per gli Enti locali”, ribadendo “il criterio della residenzialità quale unico requisito in grado di garantire trasparenza ed equità”.

Il voto sugli emendamenti si è concluso con l’approvazione dei 5 presentati dal Pd, contro i quali hanno votato tutti gli altri Gruppi, di uno del Gruppo Ln, a favore del quale ha votato il Pd, data l’identica formulazione con il proprio che introduceva il requisito della residenza anagrafica, mentre sono stati bocciati tutti gli altri emendamenti, incluso quello M5s che aveva visto in un primo tempo il Pd possibilista.

Bocciati anche i tre ordini del giorno, quello del Gruppo Ln, primo firmatario Daniele Marchetti, che chiedeva alla Giunta di attivarsi presso Acer e i Comuni interessati al fine di verificare il numero degli alloggi Erp occupati abusivamente; quello di Piergiovanni Alleva (AltraER), che chiedeva alla Regione di investire sul patrimonio di alloggi pubblici e di bloccare gli sfratti per morosità, e quello di Tommaso Foti (Fdi), che invitava l’Ente a sospendere i finanziamenti relativi all’edilizia residenziale pubblica ai Comuni che, in caso di occupazioni abusive, “non procedano agli sgomberi”.

Alan Fabbri (Ln) ha annunciato l’astensione del Gruppo sulla delibera, affermando che “l’atto rappresenta una vittoria non della Lega nord ma dei cittadini dell’Emilia-Romagna, dato che il sistema viene reso più equo e trasparente e cessa l’indebito favoritismo a favore degli stranieri finora imperante”.

Alleva (AltraER) ha dichiarato il proprio voto contrario, ribadendo che “al bisogno non si risponde con la discriminazione” e annunciando “il patrocinio gratuito a favore di tutti coloro che presenteranno ricorso contro la delibera regionale”.

Raffaella Sensoli (M5s) ha dichiarato il voto contrario del Gruppo, rammaricandosi “dell’irrigidimento della Giunta, che dimostra una volta di più di essere succube della Ln quando si affronta il tema degli stranieri”.

Enrico Aimi (Fi) ha annunciato il voto contrario del Gruppo, sostenendo che “il limite temporale di 3 anni previsto per il criterio della residenzialità è troppo esiguo e non consente di garantire la priorità nell’assegnazione degli alloggi Erp agli Italiani, un diritto per noi sacrosanto anche in considerazione del fatto che il patrimonio di alloggi pubblici è stato costituito grazie ai contributi Gescal pagati dai nostri padri e dai nostri nonni”.

Caliandro (Pd) ha dichiarato il voto favorevole del Gruppo alla delibera, affermando che “il disguido tecnico sull’emendamento dei 5 stelle non inficia la portata di un atto qualificante per la Giunta e il nostro partito”.

Igor Taruffi (Sel) ha annunciato il voto contrario del Gruppo, rimarcando sul provvedimento “un problema politico all’interno della maggioranza su un punto importante per il mandato come il diritto alla casa”.

Foti (Fdi) ha dichiarato il proprio voto contrario, affermando che “le discriminazioni a sfavore dei cittadini italiani permangono e le misure sull’impossidenza introdotte dal Pd addirittura le acuiscono”.

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, concludendo il dibattito, ha dichiarato che “la delibera argina le disparità finora presenti e migliora significativamente il sistema di assegnazione degli alloggi pubblici”.