Ho avuto modo di leggere le motivazioni dell’impresa a proposito della rottura della trattativa e notiamo la distanza sempre più netta tra proposte e intenzioni. La trattativa Caprari per l’integrativo aziendale è forse diventata la trattativa che maggiormente risente della fase che stiamo attraversando. E’ lo specchio dei tempi sul quale pesano le rotture che governo e CONFINDUSTRIA hanno posto in essere in questo periodo.

La differenza sulle richieste economiche è abissale.€550 all’anno sono meno degli 850€ che portavamo a casa nel vecchio contratto e per tanti anni si è portato nelle tasche dei lavoratori un premio aziendale maggiore. In un momento in cui ci viene detto da Confindustria che il contratto nazionale va ridotto al rango di semplice discussione sulla normativa è evidente che non può bastare.

Caprari oggi e chissà quante altre imprese domani vedranno innalzarsi il livello di scontro perché questo determina l’assenza di regole condivise. Morto l’accordo del 93 sui due livelli di contrattazione  (salario fisso in quello nazionale legato all’inflazione e salario variabile legato alla produttività e alla redditività dell’Impresa), scaduto e non rinnovato l’accordo del 2009 sul modello contrattuale non abbiamo oggi alcun strumento che ci aiuti a determinare e indirizzare un negoziato.

I premi non godono più della detassazione, i lavoratori assunti nel 2015 non godono più della protezione data dall’art.18 e dal contratto, i salari non sono più coperti dal contratto nazionale, ma dalle intenzioni di Confindustria e Governo capiamo che si introdurrà il salario minimo di legge, quindi NON prendiamoci in giro. Il conto e il costo della crisi è solo da una parte. Meno diritti, meno welfare e meno soldi per i lavoratori. Più profitti per imprese e managers.

La ripresa delle iniziative di lotta in Caprari delude le aspettative di quanti avevano creduto vicino e possibile un accordo decoroso e dignitoso. Sono proprio quei lavoratori cui l’azienda si è rivolta a sentirsi delusi e traditi. Oggi il rischio di entrare in un vicolo cieco è evidente. Noi della UILM siamo molto preoccupati della piega che stanno prendendo gli avvenimenti.

(UILM Modena, Alberto Zanetti)