Nel secondo trimestre 2015 chiude con una frenata l’export dei distretti dell’Emilia Romagna con un calo dello 0,1%, dopo il brillante andamento dei mesi precedenti. Il dato, in controtendenza rispetto alla media nazionale (+7%), ha risentito in particolare della battuta d’arresto del distretto delle macchine per l’imballaggio di Bologna (-14,5%), che comunque si posiziona su valori superiori al pre-crisi di circa il 20%. E’ invece proseguito il recupero del distretto delle piastrelle di Sassuolo (+9,7%), trainato dalle vendite in USA. Nel complesso, nei primi 6 mesi dell’anno, le esportazioni distrettuali della regione hanno raggiunto 5.696 milioni di euro, in aumento dello 0,4% rispetto al corrispondente periodo del 2014.

Sono questi i principali dati che emergono dal Monitor dei distretti industriali dell’Emilia Romagna curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

“Si è consolidato nel secondo trimestre il trend visto nei primi mesi dell’anno: – commenta Luca Severini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – al calo sui mercati emergenti (-9,4%), che scontano su tutti il crollo delle vendite in Russia, condizionate da un lato dall’introduzione delle sanzioni UE a seguito della crisi russo-ucraina e dall’altro dalla svalutazione del rublo, si contrappone il trend positivo sui mercati maturi (+4,9%), trainato dalle buone performance osservate sul mercato statunitense (+24,8%).”

Si conferma eterogeneo il quadro per il settore della meccanica, che ha evidenziato un’evoluzione positiva dei distretti dei ciclomotori di Bologna (+11,7%), delle macchine per il legno di Rimini (+18,5%) e della food machinery di Parma (+16,1%), trainate dai buoni risultati osservati nei paesi avanzati (Regno Unito e Stati Uniti su tutti). Segnali positivi si sono osservati anche per il distretto delle macchine per l’industria ceramica di Modena e Reggio Emilia (+22,7%), secondo i dati ACIMAC. In calo invece il distretto delle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (-12%)e delle macchine utensili di Piacenza (-26%). Non brillano i distretti dell’alimentare: in positivo solo i distretti dei salumi (+8,3%) e dell’alimentare di Parma (+10,5%). Chiudono infatti in calo i distretti lattiero-caseario di Parma (-27,7%) e di Reggio Emilia (-0,3%), condizionati anche dalla dinamica calante dei prezzi all’origine, e l’ortofrutta romagnola (-1,9%), penalizzata dall’andamento negativo del segmento frutticolo. Male anche i salumi del modenese (-0,8%) e di Reggio Emilia (-7,6%).

Il crollo sul mercato russo condiziona la performance dei distretti del sistema moda: in calo l’abbigliamento di Rimini (-10,3%) che soffre, oltre che in Russia, anche in Kazakistan e Ucraina, e il distretto della maglieria e abbigliamento di Carpi (-1,8%). Il distretto delle calzature di San Mauro Pascoli (+2%) ha invece evidenziato una crescita delle esportazioni, riuscendo a compensare il crollo delle vendite in Russia grazie alle ottime performance negli Stati Uniti e in Francia, evidenziando una buona capacità di diversificazione dei mercati di sbocco. E’ proseguito anche il calo del distretto delle calzature di Fusignano-Bagnacavallo (-4%), su livelli di export più contenuti rispetto alla altre realtà monitorate, che sconta la debole performance in Francia, primo mercato di sbocco. Il distretto dei mobili imbottiti di Forlì (+2,7%) ha chiuso in positivo trainato dal balzo di vendite su alcuni mercati lontani come Cina e Singapore.

Chiudono con una crescita delle esportazioni superiore alla dinamica nazionale i poli tecnologici regionali (18,5% versus +13,2%), trainati dal polo biomedicale di Mirandola, (+38,6%) che è cresciuto su tutti i più importanti mercati, Francia e Germania in primis. Bene anche il polo ICT di Bologna e Modena (+11,8%), e il polo biomedicale di Bologna (+6,1%).

Si intravedono segnali di inversione del trend sul mercato del lavoro, analizzato attraverso i dati sul ricorso agli ammortizzatori sociali, che riflette un andamento meno negativo dell’economia italiana che sta mostrando alcuni segnali di ritrovata vivacità anche sul fronte interno. Nei primi 8 mesi dell’anno il ricorso alla ore di cassa integrazione guadagni delle imprese dei distretti regionali ha evidenziato un ridimensionamento del 44,8% delle ore autorizzate, portando il monte ore a 7,1 milioni (erano 11,9 milioni nel periodo gennaio-agosto 2014), ascrivibile a tutte e tre le tipologie di cassa. Il calo delle ore autorizzate è diffuso anche per le realtà hi-tech che vedono un decremento del monte ore del 54,7%.