“Chiediamo che prima di procedere e dare seguito alle Linee guida si valuti con attenzione l’effetto che potrebbero generare sulle imprese errate interpretazioni o modalità di applicazione, rendendo l’attuazione di tali disposizioni gestionalmente ed economicamente insostenibile per le aziende agricole” – è il commento del presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Gianni Tosi, alle “Linee guida per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività agricole e zootecniche nell’ambito del Bacino Padano”, che è ora al vaglio della Regione per la definizione delle misure concrete. “Occorre evitare azioni o disposizioni frutto di scelte fatte a tavolino da alcuni funzionari, che non tengono affatto in considerazione il presupposto di base delle norme ambientali comunitarie: la sostenibilità economica. Per richiamare l’attenzione su questo aspetto – aggiunge Tosi – Confagricoltura Emilia Romagna ha deciso di avviare un lavoro di verifica sui costi derivanti dall’adozione di queste nuove pratiche gestionali e delle eventuali modifiche strutturali. Dati e numeri che verranno presto sottoposti all’Amministrazione regionale affinché possa valutare, insieme alle rappresentanze agricole, le modalità più idonee per ridurre le emissioni in atmosfera”.

“Pur dando massima priorità all’adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell’aria e senza volersi sottrarre all’impegno chiesto dall’Ue per ridurre le emissioni in atmosfera, riteniamo comunque – prosegue il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna – che sia improponibile esigere adesso dalle imprese agricole ulteriori sforzi economici e investimenti strutturali impossibili da realizzare, se non con costi che porterebbero inevitabilmente alla chiusura delle aziende con conseguenze drammatiche sulle filiere di riferimento tra cui quelle Dop e Igp”.

Confagricoltura ritiene pertanto necessaria un’attenta analisi della “sostenibilità economica di quanto si andrà a proporre” cioè norme che imporrebbero agli agricoltori e allevatori nuove tecniche per l’utilizzo sia dei concimi chimici che degli effluenti zootecnici, nonché l’applicazione obbligatoria di costosi “miglioramenti strutturali” da realizzare negli allevamenti.

Se i prodotti agricoli e zootecnici d’eccellenza della nostra regione costituiscono davvero un vanto e un patrimonio importante per l’economia agricola regionale, non si può al contempo gravare le imprese agricole di costi aggiuntivi portando all’esasperazione l’intero comparto e provocando così una gravissima crisi economica e occupazionale che toccherebbe pesantemente anche l’indotto (agro-industria, mangimifici, macelli, ecc.).

“L’agricoltura – conclude Tosi – dà già il suo contributo, ma i miglioramenti richiesti alle aziende devono essere sostenibili e tener conto del difficile contesto in cui operiamo, e della grave crisi di mercato che tocca oramai tutti i comparti, dal lattiero caseario al suinicolo, con prezzi che faticano a coprire i costi di produzione”.