Giovanni-DuoCon l’agricoltura sociale è possibile un nuovo modello di welfare che vede l’agricoltura protagonista con progetti dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare spesso i conti con servizi non all’altezza delle necessità. E’ quanto ha detto il direttore di Coldiretti Modena, Giovanni Duò, nel corso del seminario di studio “La nuova legge sull’agricoltura sociale” che si è tenuto oggi a Modena promosso da Charitas Asp con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Modena.

“L’agricoltura sociale – ha sottolineato Duò – è la nuova frontiera per le imprese agricole che mentre si aprono a nuove opportunità di reddito offrono servizi utili alla collettività. E’ la punta più avanzata della multifunzionalità che abbiamo fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale. Una svolta epocale – ha concluso il direttore della Coldiretti modenese – con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona.

Secondo un’indagine di Coldiretti, quasi sette italiani su dieci (68 per cento) esprimono gradimento per l’agriospizio dove poter trascorrere la vecchiaia a contatto con la campagna mentre più di tre italiani su quattro (78 per cento) vorrebbero far frequentare ai propri figli una fattoria didattica a contatto con gli animali e le piante coltivate.

“Nell’agricoltura sociale sono impegnate già oggi oltre mille imprese agricole e cooperative in tutto il Paese attorno alla quale gravitano migliaia di rifugiati, detenuti, disabili, tossicodipendenti – ha ricordato Federica Barozzi, responsabile Campagna Amica di Coldiretti Modena nel presentare alcuni casi di eccellenza. Le esperienze sono molto diversificate: vanno dal recupero e reinserimento lavorativo di soggetti con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) all’agricoltura terapeutica (ortoterapia, ippoterapia ecc.), con disabili fisici e psichici di diversa gravità, ma anche il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) e l’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, ecc.).”

Questa diversificazione – precisa la Coldiretti modenese – si estrinseca con l’innesto di pratiche di agricoltura sociale nelle diverse tipologie di coltivazioni, di allevamenti e di attività di servizio: agriturismo, ristorazione, punti vendita aziendali, fattorie didattiche. La recente approvazione della legge per l’agricoltura sociale ha definito una cornice comune, da valorizzare e promuovere anche nei nuovi PSR che accompagneranno lo sviluppo delle aree rurali nei prossimi anni.