scarpiMartedì 8 novembre proseguono alle 17.30 alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5 ) le lezioni del ciclo dedicato al tema Città sante ideato dal Centro Studi Religiosi. Paolo Scarpi presenta la conferenza dal titolo Delfi. Il ruolo sociale e politico degli oracoli nella Grecia antica.

Scarpi è professore di Storia delle religioni presso l’Università di Padova. Attento alle questioni antropologiche relative alle religioni del mondo antico, ha approfondito lo studio delle religioni misteriche e del ruolo del mito in Grecia e a Roma, oltre che la persistenza degli esoterismi antichi nel pensiero moderno. Membro del comitato scientifico della rivista «Incidenza dell’antico», ha curato l’edizione italiana dei seguenti volumi: I miti greci (Biblioteca) di Apollodoro (Milano 1996); La rivelazione segreta di Ermete Trismegisto (Milano 2009). Tra le sue pubblicazioni: Le religioni dei misteri (a cura di, Milano 2002); Il senso del cibo. Mondo antico e riflessi contemporanei (Palermo 2005); Regalità e forme di potere nel Mediterraneo antico (a cura di, Padova 2007); Si fa presto a dire Dio. Riflessioni sul multiculturalismo religioso (Milano 2010); Ermetismo ed esoterismi. Mondo antico e riflessi contemporanei (a cura di, Padova 2013).

Nulla di importante veniva intrapreso dai greci senza consultare gli oracoli. Il termine oracolo era inteso sia come responso della volontà degli dèi, ma ancor di più stava a indicare il luogo sacro dove venivano formulati i responsi. Gli oracoli si contavano a decine, per la maggior parte consacrati a Zeus e ad Apollo. All’interno degli oracoli, la divinità si offriva alla consultazione dei mortali per mezzo dei sacerdoti che fungevano da intermediari e che venivano consultati tanto da singoli individui quanto da intere comunità. Come ogni altra pratica divinatoria greca, anche l’oracolo aveva il compito non tanto di risolvere un’eventuale «crisi», quanto di indicare i canali e i mezzi per ricondurre entro i confini della «norma» episodi critici circoscritti. Il «potere di fornire le risposte» spettava a una «persona» extra-umana, dio, eroe o defunto, destinataria del culto. Il «responso» aveva spesso i tratti di una profezia o di una sentenza non sempre chiara, che doveva essere interpretata. La sede oracolare, che a partire dal secolo VII a.C. superò per fama tutte le altre e già nota all’Iliade, fu senza dubbio l’oracolo di Apollo a Delfi. Sacerdotessa del dio era la Pizia, una donna vergine che prestava il servizio per tutta la vita. Essa forniva i suoi responsi dopo essere entrata in estasi avvolta nei vapori che esalavano da una fenditura della terra, peraltro non individuata dagli scavi archeologici. La trance era probabilmente indotta artificialmente e i vaticini, prevalentemente in versi esametrici perché la lingua degli dèi non conosce la prosa, erano oscuri. Il santuario disponeva tuttavia di personale specializzato addetto alla loro interpretazione. Divenuto ben presto luogo di culto panellenico, l’oracolo di Delfi incise considerevolmente anche sulla vita politica dei Greci, – spiega Scarpi – consultato com’era non solo dai privati cittadini, ma pure dalle città. Accusato di essere filopersiano durante le guerre mediche, nel corso della guerra del Peloponneso esso contribuì non poco a orientare le sorti del conflitto che contrappose Atene a Sparta. È storicamente attestato che, a partire dal VII secolo a.C., gli stati che volevano intraprendere una guerra o fondare una colonia, ma anche singoli cittadini per le loro faccende private, consultavano l’oracolo. E se prima una sola Pizia profetizzava una volta all’anno, le consultazioni divennero poi mensili e il fatto che esse aumentassero tanto di numero richiese la contemporanea attività di ben tre sacerdotesse. Il responso veniva formulato con espressioni ambigue, che si prestavano a diverse interpretazioni. Il dio – dicevano i greci – non rivelava il futuro ma nemmeno lo nascondeva: lo esprimeva in un messaggio misterioso che l’uomo doveva essere capace di interpretare. Se un’azione successiva alla consultazione di un oracolo falliva, questo voleva dire che il responso non era stato compreso o era stato male interpretato. L’oscurità del responso tutelava l’infallibilità del dio e dei suoi interpreti.

La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente nel sito www.fondazionesancarlo.it, da cui potrà essere scaricata gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.