C’è apprezzamento da parte di Cia – Agricoltori Italiani di Reggio Emilia per il bando regionale da 10 milioni per finanziare l’acquisto e l’installazione da parte degli agricoltori di reti anti-insetto per la protezione degli impianti frutticoli a rischio.

Sono i nuovi interventi messi in campo dalla Regione Emilia-Romagna per contrastare l’avanzata della Cimice asiatica (Halyomorpha halys), la specie “aliena” che provoca gravissimi danni alle colture frutticole – in primis le pere, ma anche mele, kiwi e pesche, ma anche la vite – e che dopo le prime apparizioni qualche anno fa nel modenese si sta diffondendo a forte velocità nel resto del territorio regionale, a partire dalle province limitrofe di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia, e che dall’anno scorso ha fatto la sua comparsa anche nel ravennate e in provincia di Forlì-Cesena.

Il bando in via di emanazione permetterà il completamento con coperture laterali di impianti di protezione già esistenti, ad esempio le reti antigrandine. Si stima che in questo modo potranno essere dotati di un sistema di protezione passiva circa 4.000 ettari di frutteti sul territorio regionale.

Sul territorio reggiano sono minacciate da questo insetto ‘alieno’ oltre 650 ettari di frutteti, soprattutto sul confine con il modenese da Rolo fino a Rubiera passando per Correggio e S. Martino, ma anche quasi 8mila ettari di vite, non rientranti però nel bando.

Ma come “viaggiano” questi insetti alieni per arrivare fino a noi? Con i nostri stessi mezzi: autocarri, aerei, ma soprattutto navi.

Ogni anno nel mondo vengono effettuati circa 527 milioni di trasporti via mare su container. Non solamente il carico, ma l’involucro stesso dei container può fungere da vettore per la diffusione di specie esotiche capaci di provocare veri e propri disastri ecologici e agricoli. Secondo il Segretariato della Convenzione Internazionale per la Protezione Fitosanitaria (IPPC), cha ha la sua sede presso la Fao, “le perdite dei raccolti e i costi per il controllo provocati dai parassiti esotici impongono una tassa considerevole sulla produzione di cibo, fibre e foraggio. Nel complesso, mosche della frutta, coleotteri, funghi e loro simili riducono i raccolti globali dal 20 al 40 per cento”.

Un’analisi effettuata su 116.701 container marittimi sbarcati in Nuova Zelanda negli ultimi cinque anni, ha rilevato che uno su dieci era due volte più contaminato all’esterno che all’interno. Tra gli infestanti nocivi figuravano la falena, la lumaca gigante africana, le formiche argentine e la cimice marmorata asiatica.  Si tratta di infestanti che possono rappresentare una minaccia alle coltivazioni, alle foreste e agli habitat urbani. I residui del suolo possono a loro volta contenere semi di piante invasive, nematodi e piante patogene.

Lo stesso Paese ha perciò attivato un sistema di controllo della sicurezza biologica e dell’igiene dei container, nel tentativo di tenere le specie invasive lontane.