Oltre ad essere adibito a deposito di tutto il materiale necessario per allestire vere e proprie “fabbriche” per la produzione di marijuana, secondo i carabinieri della Compagnia di Guastalla il casolare ubicato nelle campagne della bassa reggiana potrebbe essere stato usato anche per fare lezioni e prove di coltivazione, come una sorta di vera e propria “scuola agraria” per i futuri coltivatori di cannabis.

Nelle more che le indagini chiariscano con esattezza questa aspetto, sarebbe il primo caso scoperto in Italia, i carabinieri della compagnia di Guastalla, che hanno operato con la presenza anche di personale della squadra Mobile della Questura reggiana e dei colleghi della stazione di Correggio, hanno avviato le indagini per risalire a chi gestiva l’ingente materiale sequestrato. Centinaia di lampade da 600 watt per ricostruire l’habitat tropicale idoneo alla coltivazione della marjuana, decine di trasformatori elettrici, portalampade, termometri, tubi per interconnessioni, pompe manuali e sommerse, cavetteria elettrica e svariato materiale per la coltivazione tra cui acidificatori, fertilizzanti, liquidi anti aracnide, sacchetti sottovuoto e svariato altro materiale.

All’interno del casolare, posto su tre livelli, i carabinieri e gli agenti della squadra mobile non hanno trovato persone anche se la presenza di documenti ora al vaglio dei militari fa ritenere che il casolare era nelle mani della criminalità cinese che, come oramai accertato da mesi dalle indagini di carabinieri e polizia, si sta dedicando alla produzione di marijuana in larga scala. Le indagini mirano anche a verificare l’ipotesi che il casolare funzionasse anche come da “scuola” per futuri coltivatori da destinare alla produzione di marijuana. Le prime conferme verrebbero proprio dall’esame dello stato dei luoghi del casolare visitato da carabinieri e polizia che ha rivelato la presenza di postazioni dove probabilmente venivano svolte prove di produzione.