Con l’inaugurazione, il prossimo 8 aprile (ore 18) al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, della mostra archeologica Lo scavo in piazza. Una casa, una strada, una città, si restituiscono alla vita della città alcuni reperti archeologici di epoca Romana e Medievale emersi nel corso dei diversi interventi di restauro e riqualificazione di spazi pubblici – piazza della Vittoria –  ed edifici privati di pregio – palazzo Busetti, palazzo del Carbone, via Guido Riccio da Fogliano, via Filippo Re – avvenuti nell’ultimo quinquennio a Reggio Emilia. A questi, si aggiungono pregevoli reperti – il Tesoro romano-barbarico – rinvenuti nel corso di interventi negli anni Cinquanta del secolo scorso, a completamento di un quadro di ritrovamenti avvenuto negli ultimi 60 anni nella zona nord-ovest del centro storico della città.

Preannunciata a fine 2016 in occasione dell’inaugurazione degli stessi palazzo del Carbone e piazza della Vittoria, l’esposizione è il prologo della grande mostra sulla Via Emilia dell’epoca Romana – ‘2200 anni lungo la Via Emilia’ – che il prossimo autunno riavvicinerà Reggio Emilia, insieme con le gemelle e di fatto coeve Modena e Parma, e con Bologna, alle proprie origini culturali,  sociali ed economiche.

La mostra ‘Lo scavo in piazza. Una casa, una strada, una città’ è promossa dal Comune di Reggio Emilia e dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Parma e Piacenza, e si realizza grazie alle sponsorizzazioni di Max Mara e CarServer, alla sponsorizzazione tecnica di ReggioPark.

“Siamo felici di poter restituire ai reggiani e a coloro che visiteranno la nostra città quanto emerso dai lavori di riqualificazione di questi anni – dice il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi – E’ il risultato di un’operazione di cura e una prima significativa occasione di rispecchiarci nelle nostre radici più antiche, attraverso oggetti non di straordinario valore ma significativi della vita quotidiana della Reggio di decine di secoli fa. Avevamo promesso che sarebbe stata allestita una mostra di questo genere, anche per dar conto di quanto emerso e ora manteniamo l’impegno, proponendo un’opportunità culturale e di attrattività della nostra città. E’ bello sapere che questi segni del tempo e della vita della Reggio Emilia antica e medievale siano emersi mentre si ridava nuova vita e nuova qualità a luoghi della città di oggi, strappandoli alla decadenza, ridando loro significato e qualità e, nel contempo, legandoli al passato con un lungo filo rosso che unisce il passato al presente e al nostro futuro. Il nostro grazie va a ideatori e curatori della mostra ‘Lo scavo in piazza’, alla Soprintendenza, i cui esperti hanno seguito passo dopo passo i cantieri e le operazioni di scavo archeologico assicurando una cura scientifica dei ritrovamenti, e agli sponsor che hanno sostenuto il progetto con sensibilità culturale e affetto per Reggio Emilia”.

Gli scavi effettuati nell’ultimo decennio, in occasione di importanti interventi di restauro e riqualificazione urbana (cantieri della Cattedrale, di palazzo Busetti e di palazzo del Carbone, di piazza della Vittoria), hanno fornito nuovi elementi di conoscenza sull’antica Regium Lepidi, consentendo di comprendere meglio le trasformazioni avvenute, nel tempo e nello spazio, nel settore ovest e nord-ovest della città. Grazie alle nuove indagini si ha oggi un’idea sempre più chiara sulle fasi e le modalità di sviluppo della forma urbana, lungo un intervallo di tempo assai ampio (dagli inizi del secondo secolo avanti Cristo fino ai nostri giorni).

COSA VEDREMO – Ci sono i pavimenti a mosaico di una domus romana, una lucerna figurata rinvenuta nel vicino palazzo Busetti, una selezione dei pezzi più notevoli del celebre Tesoro romano-barbarico trovato in via Crispi nel 1957 (rinvenuto durante li lavori di fondazione del palazzo d’angolo con piazza Martiri del 7 Luglio e da allora custodito nella sezione archeologica dei Musei Civici), un ‘più recente’ frammento di scuola antelamica attribuibile forse alla fabbrica del Duomo e decine di altri reperti provenienti dallo scavo di piazza della Vittoria.

E c’è la cosiddetta “Via obliqua”, una strada di orientamento anomalo -in deroga al perfetto reticolo ortogonale della città romana incentrato sulla Via Emilia – che inciderà sulla fisionomia urbana fino al pieno medioevo e di cui è emerso un tratto anche sotto lo stesso palazzo Busetti.

È sulla traccia di questa strada obliqua che si dipana la mostra ‘Lo scavo in piazza. Una casa, una strada, una città’.

Promossa dal Comune di Reggio Emilia e dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, l’esposizione illustra – con l’ausilio di apparati didattici e digitali – la storia e le trasformazioni del quartiere urbano situato nel settore nord-occidentale della città.

In mostra, anche quanto emerso nel corso degli scavi in piazza della Vittoria, effettuati dal novembre 2014 al marzo 2016 per costruire il parcheggio interrato. A un anno dalla fine dei lavori, gli scavi archeologici si mettono dunque letteralmente ‘in piazza’ per rivelare a reggiani e non uno spaccato significativo della storia di Reggio Emilia dalle origini ai giorni nostri.

Proprio perché molto esteso e profondo, lo scavo ha potuto indagare una serie di strati che vanno dalle origini tardo-repubblicane del piccolo centro romano di Forum Lepidi alla costruzione, nel 1339, della Cittadella, sorta per volontà di Luigi Gonzaga.

I dati di scavo hanno evidenziato una funzione assai mutevole dell’area, che passa dalla vocazione produttiva dell’età tardo-repubblicana a quella residenziale di età proto-imperiale per poi tornare a connotarsi nuovamente in senso produttivo in età tardoantica e altomedioevale, come attestano le calcare e le fucine di questo periodo.

Solo in epoca comunale l’area troverà il proprio assetto definitivo con la costruzione di case a torre, monasteri e chiese, come il monastero dei Santi Nazario e Celso, poi inglobato nella Cittadella e oggi probabilmente sepolto sotto il parco del Popolo.

Tema-guida della mostra è appunto la “via obliqua”, una strada di origini romane che partiva direttamente dalla Via Emilia non in modo ortogonale come il resto della città –

orientata sull’asse della Via Aemilia, decumano massimo di Regium Ledipi – ma obliquamente, allineando attorno a sé l’intero quartiere residenziale di età romana.

Questa strada, molto importante per la fisionomia urbana, avrà anche una lunga vita, assumendo in età medioevale la funzione di ‘percorso processionale’, che collegava direttamente la città al luogo in cui, fino al 991, erano conservate le spoglie di San Prospero, patrono della città.

Il nucleo centrale della mostra è rappresentato dai resti di una casa romana emersi nel settore sud-orientale dell’odierno parcheggio. Nonostante le consistenti spoliazioni subite dall’edificio e i numerosi interventi di demolizione e rifunzionalizzazione dell’area nel corso del tempo, si è riusciti a ricomporre buona parte della planimetria della casa romana e a proporne una ricostruzione virtuale coerente con il quadro delle domus note in ambito cisalpino.

Il percorso della mostra segue la cronologia stratigrafica: età repubblicana, età imperiale, età tardo-antica e alto-medievale, età medievale e moderna.

I reperti, oltre che da testi, sono descritti dalla viva voce di restauratori, conservatori e archeologi grazie a video che proiettano anche immagini tridimensionali e foto. La mostra si inserisce nell’ambito del progetto ‘2200 anni lungo la Via Emilia’.

 

[Immagine: Frammento di lastra con figura di Profeta che tiene un rotulus, simbolo dell’Antico Testamento (prima metà XIII sec.) di probabile Scuola Antelamica. Risagomato sui lati brevi con motivo a fusarole e perline e reimpiegato come archivolto (inizi XVI sec.). Ancora presenti, sullo sfondo, tracce di colore rosso, via del Carbone]