A 110 anni dalla sua nascita, Bagnolo in Piano renderà omaggio con un’opera scultorea a Reclus Malaguti, valoroso comandante partigiano e, dopo la Liberazione, promotore di cooperative e dirigente sindacale. L’opera è stata voluta (e finanziata) dalla famiglia Malaguti – ed in particolare dai tre figli Primo, Secondo e Posacchio – anche attraverso la raccolta di 350 firme e con il sostegno, all’unanimità, da parte del Consiglio comunale.

Realizzata dall’insegnante del liceo artistico “Chierici” Giuliano Iori in terracotta refrattaria, verrà inaugurata domenica alle 9.30 nell’area antistante la Coop di via Olimpia alla presenza del sindaco di Bagnolo Paola Casali, del presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi, di Antonio Zambonelli dell’Anpi, dell’amministratore delegato di Coop Alleanza 3.0 Paolo Cattabiani e di Danilo Barbi della Cgil regionale.

“Questa bella scultura e questo doveroso omaggio a un concittadino che tanto ha dato a Bagnolo non poteva che essere collocata davanti alla Coop, considerando l’impegno che Reclus Malaguti ha sempre profuso per favorire e sviluppare la cooperazione ed i suoi valori – ha detto il sindaco Paola Casali – Valori fondanti, a partire dalla solidarietà, anche del nostro vivere civile che oggi è indispensabile riscoprire”.

“Proprio la coop di consumo, insieme a quella dei muratori, è stata una di quelle che nostro padre ha contribuito a far nascere, andando in giro a cercare soci perché lui nella cooperazione e negli ideali prampoliniani credeva davvero”, ha aggiunto Secondo Malaguti che ha poi spiegato come il volto fissato nella scultura realizzata da Giuliano Iori sia “quella della foto segnaletica, la numero 2.163, scattatagli dalla questura fascista di Reggio Emilia l’8 aprile 1931, quando nostro padre non aveva ancora 24 anni, in occasione del primo arresto per aver partecipato ad una manifestazione contro il regime”.

Sarebbero seguiti due anni di domicilio coatto in Sardegna, prima di un nuovo arresto nel maggio del 1933 con la condanna a cinque anni di confino all’isola di Ponza insieme, tra gli altri, a Sandro Pertini e Giorgio Amendola. Poi la Resistenza, la cattura da parte dei nazifascisti e l’evasione dal carcere di Reggio che gli evitò la fucilazione, il rientro tra i partigiani come commissario della 144ª Brigata Garibaldi poi della quarta Brigata “Gino Menconi bis” della Divisione Lunense, che operava sull’Appennino toscano. Dopo la Liberazione, l’instancabile impegno a favore della cooperazione, ma anche del sindacato, con la direzione della Camera del lavoro di Bagnolo per ben 24 anni. “Amava enormemente la sua Bagnolo, tanto da rifiutare l’invito a Roma avanzatogli dalla stessa Nilde Iotti”, ricorda il figlio Posacchio.

“Era un comunista che si sentiva erede di Prampolini, una peculiarità tutta reggiana che, all’epoca, faceva storcere la bocca a molti comunisti di altre parti d’Italia, che ci consideravano troppo riformisti”, chiosa  Antonio Zambonelli dell’Anpi.

“La storia di Reclus Malaguti rappresenta un patrimonio valoriale – sicuramente per noi figli, ma anche per tutta Bagnolo come le 350 firme raccolte a sostegno dell’iniziativa dimostrano – che se non si fissa anche attraverso iniziative come quella di domenica, rischia di andare perduto”, concludono Secondo e Posacchio Malaguti spiegando come “dinnanzi alle difficoltà dei Comuni nell’amministrare il territorio, abbiamo ritenuto doveroso farci carico del costo dell’opera scultorea”.