A proposito della modifica dell’ordinanza delle misure anti-inquinamento in vigore a Modena, accogliamo positivamente la notizia che la Giunta abbia deliberato l’applicazione del regime di limitazione del traffico (già in vigore durante la settimana) anche a tutte le domeniche del periodo invernale. Si tratta di un, seppur piccolo, passo in avanti.

L’obiettivo delle domeniche ecologiche e delle misure strutturali che dovranno essere inserite nel futuro Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile è quello di ridurre l’inquinamento dell’aria in città. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, lo smog provoca annualmente nel nostro paese oltre 84000 morti premature, per lo più concentrate nel bacino padano.

Le domeniche ecologiche devono quindi diventare una occasione per proporre ai cittadini modelli diversi di mobilità. Per questo è necessario accompagnare le limitazioni al traffico con azioni positive, come l’aumento delle corse dei bus, da estendere in prospettiva al resto della settimana. Bisogna anche prevedere sconti e tariffe agevolate, con un’attenzione particolare per le fasce di reddito più basse in modo da incentivare l’uso del mezzo pubblico per tutta la popolazione.

Come sottolineato dal rapporto Ecosistema Urbano, recentemente pubblicato da Legambiente, Modena presenta un significativo tasso di motorizzazione (65 auto ogni 100 abitanti) accompagnato a bassi valori relativi agli indici del trasporto pubblico (83 viaggi per abitante, 26 km-vetture per abitante), entrambi significativamente inferiori rispetto a una città come Parma, non distante da noi. Occorre dunque favorire un cambiamento nello stile di vita dei cittadini sostenendo lo sforzo con strumenti adeguati: più che “Modena terra di motori”, dovremmo pensare a una Modena terra della mobilità sostenibile.

Oltre alle domeniche ecologiche servono provvedimenti strutturali che durino tutto l’anno. Si può lavorare ad esempio sulle scuole, perché l’entrata e l’uscita degli studenti rappresentano un picco di traffico importante: in questo contesto occorre promuovere la diffusione di piedibus e bicibus favorendo la collaborazione fra famiglie degli scolari, associazioni e quartieri, pianificando adeguatamente gli spazi e applicando restrizioni come le ZTL temporanee davanti agli istituti nei periodi di entrata e uscita, per aumentare la sicurezza di chi si muove in bici o a piedi e incentivare l’uso di mezzi alternativi all’auto. Si potrà raggiungere un risultato duplice: meno picchi di inquinamento (e quindi meno smog respirato dai più giovani), accompagnati alla diffusione di un modello di mobilità alternativo.

Alla luce di queste riflessioni e degli evidenti effetti dell’inquinamento atmosferico in ambito ambientale e sanitario, ci appaiono francamente assurde le obiezioni sollevate da alcune associazioni di categoria. Facciamo notare che, fra chi chiede di rivedere il provvedimento in un’ottica di “effettiva efficacia per la salute dei cittadini”, si trovano gli stessi che hanno sostenuto lo “sblocco” dei diesel euro 4, un altro passo indietro con effetti controproducenti proprio in ambito sanitario. Insomma, si tratta di dichiarazioni quantomeno ipocrite, che nascondono interessi legittimi dietro motivazioni inammissibili.

È il momento che tutti, anche le associazioni di categoria, inizino a fare i conti con la realtà: le misure attuate prevedono infatti numerose deroghe inserite proprio per non danneggiare gli operatori economici, deroghe che oggettivamente riducono l’efficacia dei provvedimenti. Le richieste di queste associazioni ci appaiono quindi oggettivamente ingiustificate: occorrerà infatti domandarsi, prima o poi, se l’interesse di alcuni privati può continuare ad avere la precedenza sulla salute di tutta la popolazione.