Un fondo annuale di 200 mila euro per sostenere la riqualificazione degli esercizi commerciali nelle diverse aree della città, sul modello di quello sviluppato per la zona di viale Gramsci. Il rilancio dei Centri di vicinato introducendo flessibilità nelle destinazioni d’uso e tagliando gli oneri urbanistici per ristrutturazioni e recuperi, studiando anche la possibilità di destinare quote di oneri dei grandi centri al sostegno del vicinato, come è previsto nel caso di Esselunga. Un patto con i proprietari degli immobili per ridurre gli affitti dei negozi a giovani imprenditori, con una riduzione dell’Imu a fronte dell’impegno a calmierare gli affitti per nuove attività commerciali.

Sono le tre proposte che il Comune di Modena mette in campo per il sostegno del settore commerciale cittadino e che, dopo essere state anticipate dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli alle associazioni di categoria, l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli ha annunciato in Consiglio comunale in occasione della risposta a un’interrogazione di Luigia Santoro (Lega Nord) sull’insediamento commerciale previsto per l’area ex Civ & Civ di Via Polonia, tra la zona industriale di Modena Nord e la Sacca, sottolineando anche la saturazione della rete commerciale modenese e la crisi dei centri di vicinato.

In particolare, Vandelli ha inserito quelle proposte discusse con le associazioni di categoria nell’ambito dell’attività di definizione del nuovo Piano urbanistico che terrà conto anche delle analisi sviluppate in questi anni proprio sul settore del commercio, in una fase “di grande trasformazione e di profonda riorganizzazione del settore”. Ma la quota del 3 per cento di espansione urbanistica, ha assicurato Vandelli, non è a disposizione del commercio per il quale le prospettive di ampliamento, soprattutto rispetto a nuovi servizi e tipologie non ancora presenti sul territorio, dovranno essere orientate alla rigenerazione nell’ambito della città costruita, sull’esempio di ciò che è stato realizzato con gli Sblocca Modena (complessivamente dieci insediamenti, di cui due alimentari e quattro che sono ancora in fase di istruzione).

Dopo aver ricordato che l’area ex Civ & Civ non si presta a nuovi insediamenti produttivi, visto il contesto urbano di profonda riqualificazione di tutto il quartiere, e neppure a residenziale, per la vicinanza alla tangenziale, l’assessora Vandelli ha precisato che al momento le proposte dei privati sono ancora in fase di approfondimento. “Mentre per i Portali – ha spiegato l’assessora – è già stato avviato formalmente un percorso per arrivare all’Accordo di programma, aprendo un confronto con la città, per l’ex Civ & Civ questo non è ancora avvenuto”.

Le ipotesi in esame prevedono un mix di funzioni dove la superficie di vendita è integrata con ristorazione e servizi, anche in connessione con il vicino ambito produttivo. In particolare, per 2 mila metri quadri è indicata un’area di promozione delle eccellenze del territorio con prodotti Dop e Igp a prezzi convenzionati (“nulla a che fare con Fico, sia chiaro, sono solo 2 mila metri”, ha precisato Vandelli) e la possibilità di fare degustazioni. Si tratta di un esempio di come possano essere sviluppate iniziative capaci di attrarre consumatori da fuori territorio, “una sorta di volano per accompagnare anche la crescita di attività culturali e turistiche”. Lo stesso può avvenire con marchi oggi non presenti a Modena e tipologie come abbigliamento, arredamento e benessere che, dalle indagini realizzate, “vedono spesso i modenesi andare a cercare acquisti e servizi fuori dal territorio”, ha spiegato Vandelli.

Il dibattito in Consiglio

L’interrogazione sull’insediamento commerciale previsto per l’area ex Civ & Civ di Via Polonia, tra la zona industriale di Modena Nord e la Sacca, illustrata da Luigia Santoro (Lega Nord) nel Consiglio comunale di giovedì 7 febbraio è stata trasformata in interpellanza da Mario Bussetti del Movimento 5 Stelle che all’assessora all’urbanistica Anna Maria Vandelli ha chiesto chiarimenti riassumendo “le quattro dimensioni immaginate allo stato attuale nell’area quale vetrina di prodotti Igp e Dop, luogo per consumare pasti fuori casa, dove usufruire di servizi di benessere e svago, oltre che punto di pre-accesso alla città”. E collegandosi al riferimento alle attività artigianali ha chiesto i motivi per cui “questa attenzione arriva solo a fine legislatura”. Il collega Luca Fantoni ricordando che “l’area è privata”, si è chiesto “quanto come Comune possiamo intervenire affinché vengano realizzate attività differenziate non troppo in contrasto con quelle già esistenti sul territorio, visto che dalle ultime notizie pare che l’intenzione del privato stia sempre più spostandosi sul commerciale, trascurando invece l’aspetto legato allo sport di cui si era inizialmente parlato. E non ripetiamo l’errore di fare un Palatipico senza vendita diretta da parte dei produttori”.

Marco Chincarini di Modena Volta Pagina si è detto “in disaccordo con l’assessore, perché se il commercio è in affanno a prescindere, dobbiamo metterci in ascolto” e ha ricordato una futura seduta di Commissione con le associazioni di categoria. Ha detto di non condividere l’idea di un punto di attrazione sovra comunale e ha insistito: “Di fronte a un intervento che sembra privilegiare il settore delle costruzioni piuttosto che quello del commercio, è importante capire quale la visione ampia di città che volete realizzare, perché questi interventi a lungo termine creeranno grossi problemi e la chiusura di altri negozi”.

Per Marco Cugusi di Sinistra unita Modena “le trasformazioni sul commercio sono evidenti e legate soprattutto allo sviluppo del commercio on line. Nella zona del Civ&Civ abbiamo aree in degrado e tutti siamo d’accordo sulla necessità di recuperarle, ma operazioni di grossa portata come questa avranno un impatto sulla città non solo sul commercio, quindi la discussione deve uscire dalla Giunta, essere affrontata in Consiglio e insieme alla città e credo sia questa l’intenzione dell’assessora”.

Andrea Galli di Forza Italia ha partecipato al dibattito per ribadire alcuni concetti: innanzitutto “immaginare di fare a Modena Fico è sbagliato, perché Fico è un fallimento e fallimentare è pensare che a Modena non valgano le regole che valgono altrove. Inoltre, qui c’è l’assoluta saturazione di questo tipo di vendita, tanto che in altre gallerie ci sono parecchi negozi chiusi e creare in via Polonia un altro centro commerciale è come avere un morto in casa”.

Per Antonio Montanini di Cambia Modena “l’idea in sé è positiva, anche se non è detto che debba essere realizzata in quel luogo”. A suo parere “il punto debole di Fico è l’applicazione di quell’idea in un’area troppo grande, decentrata e con costi elevati. A differenza, il mercato coperto di Firenze che è all’interno della città,  beneficia di un altissimo bacino turistico. Quindi o realizziamo l’idea all’interno della città o realizziamo un sistema di collegamento gratuito per abbattere il rischio di decentramento”.

Santoro si è detta “insoddisfatta della risposta troppo vaga. Piuttosto che ripensare i centri di vicinato, come suggerisce lei – ha detto rivolta all’assessora – adottiamo invece misure che non li penalizzino continuamente. Modena non diventerà volano nel mondo per l’area Civ&Civ e chi dovrebbe venire per comperare un vino per altro venduto in tutti i supermercati? È assurdo pensare Modena in questi termini”.

L’assessora Vandelli in sede di replica ha sottolineato che “non si parla più di centri commerciali ma di luoghi che diventano parte integrante della struttura urbana e forniscono servizi per lo svago, l’intrattenimento e il benessere della persona. A differenza, i centri di vicinato, soprattutto per la capacità che hanno di prossimità, possono fornire servizi di grande utilità e attrattività”.