“Siamo il paese che s’indigna quando i nostri prodotti d’eccellenza vengono falsificati all’estero, come nel celebre caso del Parmesan o per il Balzamico (con la Z) di Modena prodotto nella lontana Turchia. E’ il fenomeno dell’Italian sounding, coi nomi che imitano i più famosi prodotti della tradizione alimentare italiana”.

“E’ purtroppo assai minore l’indignazione generale quando le falsificazioni e le frodi sono tutte di casa nostra. E’ stato il caso pochi mesi fa del falso aceto balsamico prodotto da grandi aziende modenesi, ed è oggi il caso della frode sui prosciutti di Parma e San Daniele sollevato dall’indagine di Report. Un caso clamoroso, se è vero che il 20% dei prosciutti commercializzati come DOP non corrispondeva al disciplinare, essenzialmente per l’uso di genetica non consentita dai disciplinari stessi. Anche se pare non vi siano problemi particolari per la salute dei consumatori, non è una cosa di poco conto. Stiamo parlando infatti di una frode durata anni, e che probabilmente continua se, a quanto pare, il 40% dei suini portati in questi mesi alla macellazione ha un peso superiore a quello previsto dal disciplinare.

E quindi mentre le associazioni di settore tuonavano contro i falsi alimentari provenienti dall’estero, chiudevano del tutto gli occhi sulle falsificazioni tutte italiane, dove al centro c’erano (e forse ci sono ancora) materie prime provenienti dall’estero, in questo ultimo caso il seme dei maiali danesi.

Una frode che ha ingrassato tante persone, a partire dagli allevatori, dalle imprese di trasformazione, di distribuzione e vendita. La differenza di prezzo tra un prosciutto marchiato Parma o San Daniele, ed un prosciutto privo di marchiatura può essere anche del 30 o 40%. Se qualcuno si è certamente ingrassato, ancora una volta a pagare è stato il consumatore finale, che ha acquistato in questi anni falsi Parma e falsi San Daniele.

Modena c’entra molto in tutto questo. Non solo perché a capo di AssiCa, l’associazione dei produttori di carni, c’è un modenese. Ma perché è modenese anche il Presidente del Consorzio del Prosciutto di San Daniele. Inoltre negli anni diverse aziende modenesi hanno acquistato o aperto aziende che operano nel territorio parmense e a San Daniele, unici territori dove le pregiate cosce di suino possono essere trattate.

Allo stesso tempo non può essere fatta di tutta l’erba un fascio. A fronte di una frode enorme c’è stata una maggioranza di produttori che si sono comportati correttamente. Anche loro sono da annoverarsi, assieme ai consumatori, trai danneggiati di questa frode. Per questo è indispensabile fare i nomi, per non mischiare gli onesti ai truffatori. Vogliamo sapere i nomi di chi ha allevato, macellato e venduto dei prodotti falsificati. Abbiamo bisogno, per recuperare fiducia attorno a dei marchi, che siano marchiati i disonesti, per distinguere gli onesti, i corretti, le persone e le aziende che meritano la fiducia dei consumatori. Fuori i nomi!”

(Marzio Govoni, Presidente Federconsumatori Modena)