Al termine del mese di maggio è stato svolto un complesso intervento di cui sono stati protagonisti i Chirurghi Vascolari dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena che hanno operato nnella Sala Ibrida dell’Ospedale Civile. Ad essere operato è stato un modenese di 75 anni che presentava una dissezione dell’arco dell’aorta.

“Le dissecazioni o dissezioni dell’aorta sono dei danni degli strati che compongono la più grande arteria del corpo umano – spiega il direttore del reparto modenese, Roberto Silingardi – si crea un passaggio di sangue tra le lamine che compongono l’arteria e ciò può causare una rapida dilatazione fino alla rottura del vaso, ictus oppure ischemie degli organi addominali. In questi casi il trattamento chirurgico tradizionale è molto invasivo poiché occorre aprire il torace ed è gravato da un alto tasso di complicanze”.

A Modena i primi interventi endovascolari per patologie dell’arco e dell’aorta toracica o toraco-addominale risalgono al 1996. Ad oggi, sono 450 le endoprotesi toraciche impiantate è quasi 3000 quelle addominali. Il team dell’aorta è una squadra di Medici appartenenti a varie specialità che si sono ultra-specializzati nel trattamento delle malattie aortiche. Di questo team fanno parte, tra gli altri, le dottoresse Lucilla Bavutti e Angela Navi (Anestesia e rianimazione – direttore Dott.ssa Bertellini), il dott. Paolo Magnavacchi (Cardiologia – direttore Dott. Tondi – ndr) oltre ai Chirurghi Vascolari. L’attivazione all’Ospedale Civile della Sala Ibrida ha consentito di potenziare l’attività endovascolare complessa, in quanto consente di operare con l’ausilio di immagini di qualità impensabile fino a pochi anni fa.
Per questi motivi è stata sviluppata la tecnica endovascolare, ovvero minimamente invasiva.

“Il nostro Reparto è sempre stato all’avanguardia nel campo delle tecniche endovascolari – specificano i chirurghi modenesi Stefano Gennai e Giuseppe Saitta componenti dell’Aortic Team – e con l’utilizzo della  sala operatoria  ibrida siamo diventati centro di riferimento nazionale  ed europeo  per il trattamento endovascolare di questa  malattia”.   Il paziente era già stato sottoposto ad una prima operazione salva-vita la scorsa estate, i controlli eseguiti nel tempo hanno mostrato la necessità di un completamento con ulteriore impianto nell’arco aortico. “La dissecazione dell’aorta è una patologia cronica – continua il direttore, Silingardi – è necessario sottoporsi a regolari controlli ed in caso di reinterventi siamo quasi sempre in grado di pianificarli ed eseguirli per via endovascolare”.

“Al fine di arrivare ad una soluzione definitiva per il paziente abbiamo fatto ricorso ad una nuova endoprotesi di costruzione israeliana per la sostituzione di tutto l’arco aortico – continua Gennai – questo tipo di protesi è assolutamente innovativa, presenta  delle finestre o branche che devono essere collegate con le arterie che portano il sangue al cervello e agli arti superiori e perciò sono operazioni molto complesse”. La Chirurgia Vascolare di Modena rappresenta da sempre un centro all’avanguardia nel trattamento endovascolare delle patologie aortiche, come dimostrato dalle numerose pubblicazioni scientifiche e partecipazioni in congressi internazionali.

“L’esperienza ultra ventennale del centro modenese ci ha consentito di condurre uno studio scientifico che riguarda i 25 anni di riparazioni toraciche endovascolari – riferiscono i dottori Nicola Leone e Tea Covic, Medici in formazione specialistica che si occupano in particolare  delle patologie di cui sopra – Abbiamo avuto anche la grande soddisfazione di avere pubblicata nella  più importante  rivista  europea di chirurgia vascolare lo studio clinico effettuato sui pazienti andati incontro a rottura  traumatica  principalmente  da incidente stradale  dell’aorta  toracica.” L’esperienza modenese, la sempre crescente complessità delle tecniche e dei pazienti (spesso anziani e con altre patologie) sono tra gli elementi determinanti per la nascita dall’Aortic Team (promosso e coordinato dai Chirurghi Vascolari stessi).

“La particolarità del paziente operato lo scorso maggio dall’aortic team è stata quella di dover fermare il cuore alcuni secondi in modo da far combaciare le branche della protesi con le arterie dirette al cervello – specificano i dottori Covic e Leone – la presenza di cardiologi e anestesisti dedicati alle patologie aortiche contribuisce a curare al meglio ogni singolo dettaglio ed ha permesso curare il paziente che è stato dimesso dopo pochi giorni”.

“Oggi dobbiamo curare pazienti sempre più complessi che necessitano delle tecnologie più avanzate – concordano Gennai e Saitta – il nostro reparto è attualmente in grado di fornire ogni tipo d’intervento chirurgico all’interno della Sala Operatoria Ibrida che rappresenta la migliore tecnologia per i pazienti, oltre che per i chirurghi. Siamo in prima linea negli studi nel trattamento di questa patologia complessa e. grazie alla nostra casistica, siamo stati scelti come centro di riferimento e training center europeo da diversi produttori di endoprotesi. Molti chirurghi italiani e stranieri vengono nel nostro centro  ad imparare queste  metodiche  e osservare la elevata  tecnologia  della  nostra  sala ibrida.”