Ricorrenti aggressioni nei Pronto Soccorso di Bologna. L’ultimo episodio è avvenuto oggi al Sant’Orsola intorno alle 5 del mattino: un medico e un’infermiera sono stati aggrediti da un ragazzo straniero trasportato da piazza Aldrovandi al pronto soccorso intorno alle due di notte sotto effetto di alcol e, probabilmente, di sostanze stupefacenti, andando in escandescenza al suo risveglio.

“Anche alla luce dei numerosi fatti accaduti, non ultimo quello verificatosi lo scorso due luglio all’Ospedale Maggiore, credo che sia giunto il momento di constatare che occorre un urgente provvedimento di potenziamento del sistema di vigilanza, già attiva al pronto soccorsodel Maggiore. Gli infermieri e i medici non possono pensare anche alla difesa da aggressioni, devono concentrare i loro sforzi sulla presa in carico dei pazienti. È un’attività che richiede un’attenzione particolare, alla quale non si possono aggiungere altre attività correlate, che rubano tempo ed energia e che possono essere svolte da altre professionalità, quali le guardie giurate”. È quanto afferma Antonella Rodigliano, segretaria territoriale del NurSind, riscontrando tuttavia che “la Direzione Generale ha attuato fino ad oggi numerose attività sul tema, quali la presenza di un servizio di vigilanza nelle aree maggiormente esposte e nel caso di pazienti violenti, seppure non nella misura che richiedono i volumi di attività del Pronto soccorso del Maggiore”.

“Altre misure poi sono ad esempio quella che permette la segnalazione veloce alla agli Organi di Polizia degli accadimenti, il sistema di telecamere – continua Rodigliano -, l’ampliamento della sala di attesa dei codici verdi, l’allargamento dell’area triage, per garantire miglior confort sia ai pazienti che ad operatori. Sono tutti interventi migliorativi che apprezziamo, ma non possiamo arrenderci, bisogna agire sui motivi delle aggressioni al fine dievidenziarne le peculiarità e trovarne le soluzioni possibili. Non possiamo affrontare il tema senza tener conto che la maggior parte delle cause riconducibili all’utenza sono riconducibili all’ubriachezza, alla pretesa di priorità, alla maleducazione, all’alterazione psichica, alla discordanza sul trattamento terapeutico e alla tossicodipendenza. Tutti fenomeni che richiedono la presenza di un deterrente all’aggressione, che non può essere costituito da personale sanitario, ma da personale esperto ed appositamente formato, costituito dalle forze dell’ordine o dalla vigilanza privata. Per tale motivo occorre potenziare questo ambito d’intervento, cosa che chiederemo con un’apposita comunicazione alla Dirigenza apicale dell’AUSL di Bologna”.

La rappresentante sindacale del NurSind, conclude affermando che: “occorreda subito analizzare il fenomeno con un’indagine mirata a livello regionale e agire con soluzioni rapide per evitare che diventi consuetudine. Il Nursind da tempo sta attenzionando il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario durante losvolgimento del loro servizio. La prima indagine si svolse nel 2013 l’ultima nel 2017 ”.