Le continue segnalazioni di aggressioni fisiche e verbali a danno dei “professionisti della salute” che avvengono in tutte le strutture sanitarie della regione, e non solo ai pronto soccorsi, sono gravi e del tutto intollerabili per un paese civile. Per questo chiediamo alla Regione Emilia-Romagna di riaprire immediatamente un confronto sul tema.

Un confronto il cui ultimo atto è avvenuto il 16 novembre dello scorso anno, quando i sindacati degli operatori del servizio sanitario (Fp Cgil, Cisl Fo, Uil Fpl) e quelli dei medici (Fp Cgil medici e dirigenti SSN, Cisl Medici, Uil Fpl Medici) hanno incontrato l’Amministrazione regionale per presentare le proprie proposte e discutere dell’aggiornamento della “raccomandazione per la prevenzione della violenza a danno degli operatori sanitari”.

Un documento, quest’ultimo, che nei mesi successivi sarebbe dovuto servire per fare il punto sullo ‘stato dell’arte’, riaprire il dibattitto, adottare misure. Così non è stato, tanto che lo scorso 25 giugno, come Cisl, insieme alle stesse sigle sindacali, abbiamo inviato un’ulteriore richiesta di confronto a Viale Aldo Moro.

Ora, con questo ennesimo grido d’allarme, vogliamo ancora una volta ribadire che aggredire chi tutela e si prende cura della nostra salute non~ significa solo arrecare un danno al singolo, ma all’intera collettività. Un danno deplorevole non solo perché intacca quel minimo comune denominatore di civiltà che dovrebbe essere insito in ogni comunità, ma anche perché comporta un aggravio dei carichi di lavoro sia per i colleghi sia per l’intera struttura sanitaria, visto che la stragrande maggioranza delle volte la persona aggredita sarà costretta a passare un periodo di convalescenza a casa o, peggio, in ospedale.