Un vero e proprio piano di battaglia per assistere la popolazione e aiutarla ad affrontare il caldo estivo, partendo dai più fragili, in particolare anziani, e malati cronici. È il “piano caldo” che in ogni distretto vede la collaborazione dell’Azienda USL di Modena e delle amministrazioni locali.

Costruito sotto forma di schede, delinea in ciascuna area della provincia l’assistenza più appropriata a partire dalle strutture esistenti, dalla rete di servizi e dalle particolari caratteristiche della popolazione. “Le schede poi vengono trasmesse in Regione – spiega Cinzia Zanoli, Direttore socio-sanitario dell’Azienda USL di Modena – per rispondere alla delibera che già da diversi anni chiede alle aziende sanitarie di attivarsi per mitigare l’impatto sulla cittadinanza di eventuali ondate di calore”.

Per ogni Distretto esistono un coordinatore e un gruppo operativo, di cui sono condivisi i contatti per garantire l’immediata reperibilità e attivazione, mentre un “piano di azione” specifica nel dettaglio le iniziative di prevenzione e assistenza. Si va dalla mappatura delle persone che vivono a domicilio a più alto rischio – con particolare attenzione a chi vive in condizioni di solitudine e isolamento – all’attivazione di numeri verdi collegati con i centri operativi dei diversi territori, e comunicazioni ad hoc sulla popolazione. L’informazione alla cittadinanza è fondamentale, insistendo sulle misure personali di contrasto al calore estivo, mentre qualora si verifichino situazioni di allarme o emergenza, in base alle segnalazioni dell’ARPA, vengono attivati, ove necessari, interventi di sollievo per i cittadini più a rischio”.

Vi può essere il trasporto verso un luogo più fresco prevedendo un accesso temporaneo da parte delle persone in condizioni di fragilità, durante le ore più calde del giorno, alle strutture e servizi locali, la consegna a domicilio della spesa, dei pasti o dei medicinali, telefonate di controllo per verificare lo stato di salute, visite a domicilio o comunque l’attivazione più appropriata dei diversi servizi della rete. Ancora, può esservi la segnalazione al Punto unico di accesso socio-sanitario delle dimissioni dall’ospedale di soggetti a rischio e il monitoraggio degli accessi ai Pronto soccorso, il coinvolgimento dei collaboratori familiari e dei caregiver, il supporto psicologico, attività di socializzazione e di stimolo nei centri d’aggregazione.

“Il punto di forza di questi piani, presenti e attivi in ogni realtà distrettuale – conclude Zanoli –, è il coinvolgimento della Comunità locale: non solo i Medici di medicina generale che hanno un ruolo importantissimo, ma anche le associazioni e il volontariato, le banche del tempo, le parrocchie: tutti sono corresponsabili della buona riuscita del piano. Per non lasciare solo nessuno”.