La nuova Stagione Teatrale 2019-2020 del Boiardo di Scandiano è pronta per prendere il via il prossimo 22 ottobre, undici spettacoli, di cui il primo in scena per tre sere consecutive al Castello di Arceto, otto di prosa, uno di danza contemporanea, un concerto, uno spettacoli di teatro di narrazione, per un cartellone che coniuga qualità e intrattenimento e che sarà capace di soddisfare ed incontrare i gusti di pubblici differenti, sempre più attenti e motivati.

La stagione verrà presentata ufficialmente venerdì 27 settembre alle ore 18.30 presso la sala Smart del polo MADE-magazzino di esperienze di via Roma 17 a Scandiano, per l’occasione è stata invitata Amanda Sandrelli, attrice di grande successo che sarà la protagonista il prossimo 5 dicembre dello spettacolo in cartellone “La Locandiera” uno dei capolavori assoluti di Carlo Goldoni. Alla presentazione interverranno Matteo Nasciuti, Sindaco del Comune di Scandiano, Ilenia Malavasi, Presidente di ATER-Associazione Teatrale Emilia Romagna, Pasquale Vita Direttore del Circuito multidisciplinare di ATER-Associazione Teatrale Emilia Romagna, l’intervista alla Sandrelli sarà a cura di Matteo Caffettani, Assessore alla Cultura del Comune di Scandiano. Seguirà un buffet offerto ai partecipanti da CIBOTOPÍA.

Quello del Boiardo è un cartellone frutto del grande impegno di ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna, Circuito Regionale Multidisciplinare, e dell’Amministrazione comunale di Scandiano, giunti al quinto anno di collaborazione. Undici spettacoli per una stagione 2019-2020 che vede protagonisti alcuni dei nomi più interessanti del panorama non soltanto italiano; si parte con l’originale spettacolo di prosa e cibo “Attorno a un tavolo. Piccoli frammenti senza importanza” del Teatro delle Ariette il 22, 23 e 24 ottobre. Michele Placido e Anna Bonaiuto porteranno in scena “piccoli crimini coniugali” di Eric Emmanuel Schmitt: sull’altalena del matrimonio si consuma la vita dei due protagonisti di questo sottile, brillante gioco al massacro. A seguire, appunto lo spettacolo della Sandrelli il 5 dicembre. Ecco poi Filippo Dini e Arianna Scommegna nella versione teatrale del romanzo di Stephen King “Misery”. Massimiliano Gallo è il protagonista del nuovo diretto da Alessandro Gassmann. Il silenzio grande, commedia sui rapporti familiari dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni. Valter Malosti dirige e interpreta la sua versione di “Moliere il Misantropo”. Per il progetto Teatro e Salute Mentale, in scena una singolare rivisitazione del classico di Georg Buchner “Woyzech”. Insieme in concerto, la pianista autrice e cantante brasiliana Clarice Assad e il trombettista italiano Fabrizio Bosso. Silvio Orlando è lo straordinario protagonista di “Si nota all’imbrunire. Solitudine da un paese spopolato” sul problema della solitudine sociale. Per la danza tre atti unici a firma Aterballetto. Federico Buffa, giornalista e telecronista sportivo, è autore e interprete dell’ultimo spettacolo in cartellone “Black Leather. Due pugni guantati di nero” accompagnato al pianoforte dal pianista Alessandro Nidi.

Amanda Sandrelli sarà, quindi, la protagonista dello spettacolo “La Locandiera” sul palco del Boiardo giovedì 5 dicembre con la regia di Paolo Valerio e l’adattamento e drammaturgia di Francesco Niccolini, produzione Arca Azzurra Teatro stabile di Verona. Pièce tra le più riuscite e rappresentate della produzione goldoniana, quest’opra scritta nel 1752 attribuisce un’inedita e dirompente centralità alla figura femminile, espressione dei valori borghesi di laboriosità e onestà, in contrapposizione alla decadenza aristocratica e in collaborazione con i ceti più umili, e di una nuova sensibilità psicologica più incline al confronto interpersonale, e alla crisi e arricchimento interiori. La modernità del capolavoro drammaturgico goldoniano risiede nella laicità di cui è permeata la dialettica tra i personaggi che passano attraverso processi di educazione e auto-educazione sociale e culturale in cui, alla fine, non ci sono né vincitori né vinti quanto piuttosto un auspicabile ammaestramento dall’esperienza. Il sottile gioco amoroso tra i due protagonisti, Mirandolina e il Cavaliere di Ripafratta, oltre a riflettere la prospettiva “empirico-sperimentale” dell’autore, adombra temi universali quali il rapporto tra i sessi, l’irrazionalità della passione, il principio del piacere e l’esercizio della finzione, che travalicano i pur essenziali riferimenti realistici settecenteschi nonché i collaudati schemi della convenzione comica che Goldoni eredita dalla Commedia dell’Arte, per proiettare quest’opera nella contemporaneità, dove, non a caso, ha goduto di innovativi e stimolanti allestimenti.

È il nome a trarre in inganno: Mirandolina suona troppo dolce, troppo seducente e brioso per poter nascondere qualcosa di più oscuro. Ma – si sa – i nomi talvolta ingannano. Eppure Carlo Goldoni mette in guardia ancora prima che il testo abbia inizio, lo fa nell’avvertimento destinato al lettore: «Fra tutte le Commedie da me sinora composte, starei per dire esser questa la più morale, la più utile, la più istruttiva. Sembrerà ciò essere un paradosso a chi vorrà fermarsi a considerare il carattere della Locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pericolosa di questa».

Goldoni non lascia spazio a dubbi, eppure per quasi duecento anni la tradizione ha voluto che Mirandolina fosse inchiodata alla sua natura dolciastra, un po’ cocotte, effervescente gaia ed esuberante. Era stata Eleonora Duse a fotografare questa tradizione con tre sole parole: «Brio, brio, brio».

Ma se La Locandiera giustamente viene considerato un autentico capolavoro del teatro di tutti i tempi, non è certo perché la sua protagonista è la paladina del brio e dell’effervescenza. Tutt’altro. È una donna feroce, orfana, abituata a comandare, a difendersi e a lottare. Lottare su più fronti: lotta per portare avanti la locanda dopo la morte del padre, lotta contro quattro uomini in contemporanea, lotta per affermare la forza e la dignità di una donna amazzone, in un mondo in cui le donne sono solo oggetto di piacere o di disprezzo.