A Modena, su una popolazione di oltre 30mila minori, sono 2.400 quelli in carico ai Servizi sociali del Comune, di cui sono 125 i minori in affido a famiglie e 51 in Comunità. In 30 casi l’affidamento familiare è a parenti, quando invece questi non sono disponibili o adeguati a prendersi cura dei minori, si ricorre all’affido etero familiare. I minori collocati temporaneamente in Comunità sono 51.

Il sistema valutativo e progettuale degli affidi a Modena viene gestito interamente dal Servizio Sociale comunale unitamente al Servizio di Psicologia clinica dell’Ausl; non ci sono affidamenti a soggetti esterni di alcun tipo e il servizio non ha mai avuto alcun rapporto con l’associazione coinvolta nell’indagine di Bibbiano.

Lo ha spiegato l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli rispondendo a quattro interrogazioni sul tema, durante il Consiglio comunale di giovedì 26 settembre. La seduta ha visto tra il pubblico diversi operatori dei servizi e alcune famiglie affidatarie che il presidente Fabio Poggi ha salutato e ringraziato valorizzandone l’impegno .

Due istanze della Lega, presentate dal capogruppo Antonio Baldini e dal consigliere Giovanni Bertoldi, chiedevano quanti i minori in affido a Modena; a quanto ammontino i costi e se il Comune “abbia mai avuto rapporti con agenzie affidatarie, in particolare con la onlus coinvolta nell’indagine di Bibbiano, e se siano mai giunte segnalazioni di irregolarità” e ulteriori informazioni su famiglie affidatarie e sulle strutture di accoglienza. Elisa Rossini, capogruppo di Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, ha chiesto “quanti bambini siano stati affidati a persone single o a coppie omosessuali”; se l’amministrazione ritenga di fornire informazioni sul “paventato rischio di un movente ideologico Lgbt dietro al complesso sistema degli affidi dei minori” e di avviare controlli per “escludere categoricamente ogni forma di interferenza e di pressione ideologica”. L’interrogazione del M5s, illustrata da Enrica Manenti, ha infine chiesto se l’amministrazione intenda verificare le situazioni di affido presso famiglie e case famiglia; quali le forme di controllo esercitate dal Comune sui servizi sociali e quali azioni si vogliono intraprendere per sostenere la capacità genitoriale.

L’assessora ha sottolineato che “prevenire l’abbandono e garantire al bambino la possibilità di essere educato nella propria famiglia d’origine è un obiettivo primario per i Servizi sociali che investono su diverse forme di sostegno alla genitorialità (servizi di educativa territoriale e domiciliare, di orientamento alle famiglie, consulenza e supporto a coppie e famiglie, mediazione dei conflitti familiari, progetti con le associazioni, sportelli di ascolto scolastici). A tal fine Modena ha fatto anche parte della sperimentazione del Programma Pippi per prevenire gli allontanamenti, che ha dato vita a linee guida ministeriali entrate a far parte del modus operandi dei servizi”.

Solo in caso di pericolo o pregiudizio per il minore, il Tribunale ne dispone l’allontanamento dalla famiglia e la presa in carico da parte dei Servizi che agiscono in un percorso strutturato in cui i professionisti si muovono all’interno di una metodologia che prevede diversi dispositivi di controllo. Si privilegia sempre il mantenimento del legame con almeno un genitore attraverso l’inserimento in Comunità insieme a un genitore o in seconda istanza in un contesto familiare. Anche nel caso di affidamento etero familiare, mentre si assicura al minore una collocazione che ne garantisce l’equilibrato sviluppo psicosociale, si attivano interventi di sostegno alla famiglia naturale lavorando per il rientro. Dei 125 minori in affido, 51 sono in affidamento etero familiare temporaneo (della durata di due anni, allo scadere dei quali solo il Tribunale può decretare la prosecuzione dell’affidamento), 74 invece con sentenza definitiva del Tribunale.

L’inserimento del minore avviene di preferenza in una famiglia con altri figli: sono 59 i minori affidati a famiglie con figli, 28 a famiglie senza figli. In 9 casi la famiglia accoglie più di un bimbo in affido, per lo più per l’esigenza di non separare fratelli. Otto i minori affidati a single, una scelta che spesso nasce dall’esigenza di favorire una relazione non conflittuale con la famiglia naturale. L’assessore ha anche spiegato che nessun minore risulta affidato a single o coppie omosessuali, ma non esistono motivazioni per escludere dall’affidamento sulla base dell’orientamento sessuale e non si intendono condurre indagini ispettive in tal senso, “ma – ha sottolineato Pinelli – credo che questo non sia il tema, la domanda che ci dobbiamo porre è invece se questa coppia o questo singolo sia in grado di sostenere il ragazzo nella sua cresciuta, socializzazione e in tutti quegli aspetti fondamentali per il suo equilibrato sviluppo”.

L’inserimento in comunità del solo minore è l’opzione a cui si ricorre qualora non sia possibile nell’interesse del minore attivare altre soluzioni. Il costo medio totale sostenuto dal Comune per gli affidi familiari ammonta a 730 mila euro all’anno; quello per l’accoglienza in comunità a complessivamente circa 2 milioni di euro annui (per minori e neomaggiorenni) ma il costo varia dal tipo di comunità a cui si deve ricorrere a seconda delle necessità del minore: 22 ragazzi sono in comunità familiari, 23 in comunità educative, i restanti in comunità che forniscono anche assistenza sanitaria o psichiatrica.

L’assessore ha inoltre spiegato che le Comunità di accoglienza, che rientrano nell’Elenco dei soggetti qualificati alla gestione di strutture, sono autorizzate secondo una serie di requisiti stabiliti dalla normativa. Il monitoraggio viene effettuato sia sulle singole situazioni dall’équipe multidisciplinare che ha in carico il minore, sia sul funzionamento della Comunità attraverso le vigilanze a sorpresa effettuate in orario diurno e notturno da una Commissione distrettuale socio-sanitaria e non sono mai arrivate segnalazioni di malfunzionamenti. Sugli affidi famigliari le verifiche vengono fatte attraverso il monitoraggio di sostegno all’affido.

Rispondendo a una domanda avanzata in corso di seduta, l’assessora ha anche precisato che a Modena i Minori stranieri non accompagnati, Msna, accolti in Comunità sono 103, quelli affidati a famiglie 24.