“Un autentico eroe del nostro tempo: per me non è mai nato nel calcio italiano uno come Gigirriva da Leggiuno. L’ho soprannominato prima Re Brenno e poi, dubitando del nostro senso storico, sono sceso a una metafora più western come “Rombo di tuono”. Ha avuto fortuna almeno pari a quella di Toro Seduto”. Così Gianni Brera celebrava le gesta di uno dei suoi campioni favorito. In quanto conterraneo lombardo, certo, ma soprattutto perché attaccante formidabile, recordman delle segnature per la nazionale italiana, e uomo schivo, capace di portare un intero “popolo” – quello sardo – a un impensabile scudetto e di rialzarsi da infortuni terribili. Visto con gli occhi di oggi un campione di dignità che seppe rinunciare ai favolosi contratti della grandi squadre per rimanere fedele a una terra che lo aveva accolto, capito, amato. Una scelta – quella per la Sardegna – che lo accomuna a un’altra grande figura di quegli anni: Fabrizio De Andrè.

Di questo racconta lo spettacolo “Riva Luigi 69-70. Cagliari ai dì dello scudetto” della compagnia sarda Cada Dia che aprirà la ufficialmente stagione del Piccolo Teatro. Alessandro Lay in un monologo di un’ora racconta le gesta sportive, ma soprattutto il volto umano di Gigi Riva e lo fa intrecciandole a episodi della sua vita personale. Il regista cagliaritano, con un doloroso e a tratti struggente meccanismo di memorie, intreccia il suo vissuto con quello di Riva. Dall’infanzia difficile a Leggiuno, all’arrivo nel 1963 in Sardegna che “in quegli anni era la terra dei banditi, dei pastori, un posto da fuggir come la peste”. E poi le imprese all’Amsicora, la nazionale, i gol leggendari, le 252 reti segnate e il record ancora imbattuto di capocannoniere in nazionale. Sullo sfondo la Cagliari ai tempi dello scudetto, con lo stadio pieno dalla mattina. Frammenti del mito misti a ricordi del regista che non ha paura di confessare sul palco di non essere mai stato “fedele” al calcio, ma vedere giocare Riva è “come ascoltare gli assoli di Hendrix o Coltrane”. Arte pura, come aveva compreso anche Pier Paolo Pasolini: “Riva gioca un calcio in poesia, egli è un «poeta realista»”.
Un omaggio, quindi, che consente di avviare una riflessione su valori e atteggiamenti, passati e futuri. L’evento, infatti, proseguirà con un incontro con S.E. Mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, e Stefano Baldini, campione olimpico della maratona ad Atene 2004. Un modo per unire arte, educazione e sport, come più spesso dovrebbe avvenire. Una serata resa possibile dalla collaborazione tra il Centro Sportivo Italiano – Comitato di Reggio Emilia, che da anni lavora su questi temi, e l’associazione Teatro L’Attesa che fa dell’interdisciplinarietà e della cultura dell’incontro motivi costanti di ricerca e azione concreta sul e per il nostro territorio.

 

Mercoledì 6 novembre
Piccolo Teatro, ore 20.30
Cada Dia Teatro in “Riva Luigi 69-70. Cagliari ai dì dello scudetto”
a seguire incontro con S.E. Mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, e Stefano Baldini, campione olimpico della maratona ad Atene 2004
ingresso libero
in collaborazione con Centro Sportivo Italiano – Comitato di Reggio Emilia