Ricorre il 19 novembre 2019 il 50^ anniversario dello sciopero generale di Cgil Cisl Uil del 1969 per il diritto alla casa e contro il caro affitti.
Per questo le organizzazioni sindacali propongono per il 19 novembre una giornata di riflessione nazionale a Roma presso la sala del Parlamentino del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
In quella occasione interverranno, fra gli altri, Gianna Fracassi della segreteria nazionale Cgil e Daniele Barbieri segretario Sunia nazionale che parlerà a nome dei sindacati inquilini Sunia-Sicet-Uniat.

Anche a Modena si ricorderà quello sciopero e quelle rivendicazioni martedì 19 novembre con la ricostruzione simbolica di un villaggio davanti alla sede della Cgil di Modena (piazza Cittadella, 36) dove verranno allestite delle coloratissime casette di cartone e fili di panni stesi con scritte del tipo “vogliamo un tetto sopra la testa”, “affitti a costi sostenibili”, “affitto: problema grande come una casa”, “tasse eque sugli affitti”, “fondo sociale per l’affitto”, “piano casa dell’edilizia pubblica”, ecc… Saranno appese le foto storiche delle manifestazioni del Sunia negli ultimi 40 anni. Verrà effettuato anche un volantinaggio. L’iniziativa si svolge dalle ore 10 alle 12.

Il 19 novembre del 1969 venne proclamato da Cgil Cisl Uil lo sciopero generale per il diritto alla casa con manifestazione a Milano. La giornata di lotta riuscì pienamente e nel Paese si registrarono milioni di astenuti dal posto di lavoro. Questo sciopero si basava sulle politiche di stato sociale della Cgil, tra cui casa, pensioni, sanità e fisco, e sulla spinta delle maggiori categorie industriali e di tantissimi lavoratori che ambivano ad acquistare o cercare casa in affitto, le Confederazioni presentarono al governo Rumor una piattaforma sul problema casa che sostennero con lo sciopero de 19 novembre 1969.
Il successo dello sciopero segna una svolta. Ad esempio, viene introdotto l’equo canone che recepito in legge rimarrà in vita sino al 1994. Si conviene altresì sul principio della giusta causa per lo sfratto dell’inquilino e su concrete forme di contributi alimentati da un fondo pubblico per coloro che intendevano acquistare casa. Nacquero successivamente anche i sindacati inquilini delle tre Confederazioni.

I problemi e le emergenze abitative di allora sono anche oggi quanto mai attuali. L’edilizia popolare pubblica ha un patrimonio abitativo insufficiente rispetto alle richieste delle famiglie. A Modena città ci sono 1.300 famiglie in lista di attesa per la casa popolare, a livello provinciale se ne registrano circa 3.000.
Il Fondo sociale nazionale per l’affitto è stato introdotto nel 1998, ma negli anni progressivamente svuotato di risorse statali sino ad azzerarle. In Emilia Romagna, solo grazie all’impegno della Regione sono state stanziate risorse nel corso degli anni. Il sindacato Sunia Cgil ha accolto positivamente il recente stanziamento di ottobre della Regione Emilia Romagna che finanzia il Fondo sociale per l’affitto con oltre 36 milioni di euro in 3 anni. Già a partire dal 2019 sono resi disponibili 13 milioni di euro. Nelle prossime settimane i Comuni della provincia modenese renderanno pubblici i bandi per i contributi all’affitto.
“Ci piacerebbe vedere – afferma Antonietta Mencarelli segretario Sunia Cgil Modena – che anche da parte del Governo nella discussione sulla legge Finanziaria ci fosse la volontà di ripristinare il Fondo affitto con dotazioni statali adeguate per rispondere alle famiglie in fragilità economica che rischiano di perdere la casa a causa dello sfratto per morosità incolpevole (perdita del lavoro, caduta di reddito, grave malattia, ecc…)”.
La fiscalità sulla casa è ancora da migliorare, occorrerebbe una cedolare secca (tassazione Irpef al 10%) per i proprietari che affittano a canoni calmierati su tutti i comuni del territorio nazionale (non solo quelli ad alta tensione abitativa) e in forma permanente.

Inoltre, a Modena per dare risposta a chi ha necessità di casa in affitto – studenti, lavoratori e famiglie – occorre un “patto sociale” tra pubblico e privato, tra istituzioni e imprese, per utilizzare al meglio tutto il patrimonio abitativo esistente – sia gli alloggi pignorati in capo alle banche, sia l’invenduto delle aziende costruttrici, sia gli alloggi sfitti dei privati – e dare così risposta all’urgente richiesta di affitto a costi sostenibli.

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(foto della manifestazioni Sunia per il diritto alla casa del 2010)