“Il problema degli animali cosiddetti ‘fossori’, quelli che scavano le tane negli argini e non solo, è un problema che la Regione ha affrontato per tempo, mettendo in campo tutti gli strumenti gestionali possibili attraverso il Piano regionale faunistico venatorio. E questo senza appesantire in alcun modo le procedure.  Abbiamo previsto interventi straordinari per garantire la sicurezza del suolo e delle infrastrutture dell’Emilia-Romagna. Respingiamo quindi al mittente le interpretazioni infondate e allarmistiche circolate in questi giorni che sono non solo sbagliate, ma sono anche offensive rispetto al lavoro serio e puntuale svolto dalla Regione”.

Così l’assessore regionale all’Agricoltura e caccia, Simona Caselli, torna sulle polemiche dopo la rotta del fiume Idice, nel bolognese, che vedrebbe sotto accusa, secondo alcuni, i cunicoli scavati dagli animali selvatici.

“Bisogna distinguere tra l’attività di controllo, che è in capo ai Corpi di polizia provinciale, e quella di gestione svolta dai cacciatori- spiega Caselli-. Voglio ricordare ancora una volta che per quanto riguarda le nutrie è previsto l’abbattimento durante tutto l’anno da parte dei Corpi di polizia provinciali, i coadiutori autorizzati, gli agricoltori nei propri terreni e i cacciatori durante l’esercizio dell’attività venatoria. Per le volpi, specie cacciabile, la caccia è prevista durante tutto l’anno, giorno e notte, per motivi di sicurezza del suolo, con interventi individuali (tecnica all’aspetto), tiro da automezzo e gabbie trappola. Infine, per quanto riguarda gli istrici e i tassi, che sono specie protette, abbiamo un piano straordinario regionale ad hoc che riguarda i fiumi Secchia e Panaro, nel modenese”.

“E proprio perché acqua e suolo sono beni collettivi, così come la flora e la fauna che li popolano- prosegue l’assessore- l’attività di controllo, ovvero di ‘polizia faunistica’ è in capo ai Corpi di polizia provinciale, che possono autorizzare interventi straordinari segnalati dagli enti gestori delle acque (Aipo, Consorzi di bonifica e Regione), dai gestori delle reti viarie e ferroviarie, dai Comuni, dalla Protezione civile e da altri soggetti preposti alla sicurezza pubblica, che rilevino situazioni di estrema criticità documentata causate da tane e cunicoli scavati dagli animali selvatici in prossimità di argini, strade, rotaie”.

“In questo contesto che, per ragioni di tutela e sicurezza dei nostri territori, deve essere regolamentato in modo puntuale e rigoroso- chiude Caselli- l’intervento dei cacciatori è volto non al controllo, ma alla gestione della caccia. Il loro contributo, in un lavoro di rete con tutti gli altri soggetti interessati, è un tassello importante a garanzia ulteriore della sicurezza dei suoli”.