Sta assumendo toni schizofrenici la Legge di Bilancio in corso di redazione da parte del Governo. Prima la vicenda dell’abrogazione dello sconto in fattura dei vantaggi fiscali legati ad ecobonus e sismabonus (poi reintrodotta oltre i 200mila euro, con un colpo di mano contro cui CNA ha già preso posizione), ora un altro golpe fiscale che rischia di pesare sulle spalle delle imprese del commercio.

La questione, questa volta, riguarda la cedolare secca su immobili commerciali, tipicamente i negozi. La legge di Bilancio 2019, infatti, aveva introdotto una forma di tassazione alternativa per i proprietari di questi immobili pari al 21% dei canoni di locazione. Un’agevolazione che aveva contribuito a calmierare, almeno parzialmente, gli affitti, che incidono notevolmente su costi di esercizio dei piccoli imprenditori commerciali. Quando sembrava, visto il parere favorevole del governo, che il beneficio fosse prorogato anche ai contratti stipulati nel 2020, ecco arrivare lo stralcio del prolungamento di questa agevolazione.

Il risultato? Un inasprimento della tassazione che inciderà negativamente sull’apertura di nuove attività e sul prolungamento di quelle che eventualmente dovessero andare al rinnovo dei contratti il prossimo anno. E, dal lato dei proprietari, più difficoltà nell’affitto dei locali e, di conseguenza, un minor gettito fiscale.

Se si vuole rendere difficile la vita delle imprese commerciali, che nel loro piccolo contribuiscono ad evitare il degrado e alla sicurezza ben più del commercio on line, beh, allora la strada intrapresa è quella giusta. Ma poi non ci si venga a lamentare se nei centri storici troviamo quasi esclusivamente le grandi catene, o per la desertificazione delle periferie: chi è causa del suo mal, pianga sé stesso.