“In occasione del giorno del ricordo, ho deciso di portare in consiglio comunale un ordine del giorno riguardante la revoca dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana conferita al dittatore Tito nel 1969.

Con questo documento il Consiglio Comunale invita il Governo a modificare la legge n. 178 del 1951, che regolamenta la concessione e la revoca delle onorificenze, anche a persone già decedute; cosa che ora non è possibile.

Parliamo del massimo titolo che la Repubblica può assegnare a persone che si sono distinte per opere importanti per la società; caratteristiche che a TITO non si addicono minimamente.

Il tiranno jugoslavo può essere solo ricordato per i crimini che ha compiuto, come:

–          L’omicidio di 1.072.000 Jugoslavi tra il 1944 e il 1980

–          La persecuzione e la morte di circa 60000 Tedeschi tra l’ottobre del 1944 e la fine degli anni 50

–          I circa 11.000 Italiani uccisi nelle Foibe dal 1943 al 1955

Vorrei soffermarmi Proprio riguardo l’eccidio delle Foibe che, per molti anni è stato ritenuto un argomento secondario , da nascondere ; c’è perfino chi ancora nega che siano avvenuti.

Questa reticenza ad affrontare l’argomento ha avuto come capitale proprio l’Emilia Romagna, che non poteva di certo criticare un proprio compagno Comunista.

Basta ricordare l’episodio del 1944, quando dei convogli di esuli Dalmati arrivarono da Ancona alla stazione di Bologna, i quali furono definiti: “il treno dei Fascisti” . Al loro arrivo il latte che era stato preparato, dalla Croce Rossa, per i più piccoli venne sversato sui binari. Questi nostri connazionali scappavano dalla morte e venivano incontro al cappio dal doppio nodo: scappare dalla propria Patria per ritrovarsi ripudiati in Patria.

Solo grazie al governo Berlusconi nel 2004 , ben 60 anni dopo il massacro , si ebbe una giornata del ricordo , che oggi si celebra il 10 febbraio e rende dignità a questi Italiani innocenti.

Spero che anche l’opposizione voterà a favore, sperando che abbia il coraggio di staccarsi dall’ideologia di sinistra a cui è legata e che, anche in queste elezioni regionali, sembra aver ripudiato per mostrarsi più moderati di quanto siano e rinnegando, quasi, il padre politico dal quale sono nati”.

(Davide Capezzera)