Unimore in questa lunga emergenza determinata dalla pandemia da Covid-19 (Corona Virus) è impegnata con tutte le sue forze e le sue competenze a sostenere l’azione delle autorità sanitarie, dei medici e personale sanitario e della popolazione, fornendo il supporto dei suoi docenti e ricercatori.

Insieme alle drammatiche conseguenze cliniche, purtroppo l’aggressività e la diffusione di questo virus porta con sé conseguenze – talvolta – pesanti anche sul piano non solo economico ma anche sociale e psicologico.

Per il contrasto di queste ultime conseguenze viene in soccorso una iniziativa della Scuola di Specializzazione in Psichiatria, diretta dal prof. Gian Maria Galeazzi, che insieme alla prof.ssa  Silvia Ferrari, e ad altri colleghi come il prof. Giuseppe Pagnoni, i dottori Gaspare Palmieri e Marco Venuta hanno preparato quattro opuscoli – quasi veri e propri manuali di consigli pratici (consultabili sulla pagina www.unimore.it – sezione Corona Virus) – su come affrontare altrettante problematiche diventate cruciali in queste giornate di forzato isolamento: stress da quarantena, lutto, mindfulness (consapevolezza) e meditazione zen.

Il primo si intitola “Mindfulness (consapevolezza), risorsa contro lo stress” e può essere definita come una forma specifica di attenzione che è focalizzata sul momento presente, che trae origine nella tradizione buddista orientale (da oltre 2500 anni) ed è oggi utilizzata in terapie ben consolidate in ambito psicoterapico, anche in modalità auto-somministrata, per una molteplicità di disagi.

L’efficacia contro lo stress – afferma il prof. Gian Maria Galeazzi di Unimore – la rende uno strumento interessante in corso di pandemia, in cui numerosi fattori mettono a dura prova il nostro equilibrio emotivo: il timore del contagio, proprio e delle persone amate; il distanziamento sociale, con la perdita di stimoli e gratificazioni delle nostre abituali frequentazioni; la quarantena, nella costrizione in spazi e relazioni potenzialmente claustrofobici; i possibili lutti, vissuti in modo molto difforme rispetto alle tradizioni nate proprio per fornire supporto agli individui; la rottura della quotidianità e delle abitudini, che proprio per la loro ripetitività ci forniscono la rassicurazione, pur illusoria, di avere il controllo di quello che ci accade; condizioni particolari (anziani, persone con patologie croniche, bambini e adolescenti, operatori sanitari, persone alle prese con problemi di salute mentale)”.

Un secondo manualetto “Una postura per l’imprevedibilità. Esperienza meditativa del tempo incerto”, che riprende la pratica della meditazione (Zen) dà suggerimenti utili a come mantenere un giusto equilibrio tra rilassamento e tensione nell’atteggiamento fisico e mentale, poiché un eccessivo rilassamento porta ad assopimento e offuscamento mentale; una eccessiva tensione a rigidità e agitazione.

Infatti nella pratica della  Meditazione (Zen) si regola il corpo per regolare la mente.

Un terzo opuscolo “Affrontare il lutto nella rete relazionale” affronta il problema del lutto, l’esperienza probabilmente più profonda che si può incontrare nel corso della vita, poiché mette in gioco emozioni e pensieri, in relazione ai modelli, individuali e collettivi, di comprensione ed elaborazione della prospettiva di mortalità di ciascuno.

Proprio l’aspetto collettivo – sottolinea il dott. Marco Venutaè fortemente richiamato dall’esperienza del lutto in corso di eventi catastrofici, come la pandemia che stiamo attraversando. In questa situazione l’angoscia che la morte inevitabilmente suscita, viene amplificata da molti elementi, tra cui: l’impossibilità di «salutare» i propri cari nella morte in ospedale; la limitazione alle espressioni di cordoglio (funerali, incontri coi parenti/amici) dovuta alle misure di distanziamento sociale eventualmente in vigore; l’idea di poter perdere l’intera famiglia e che nulla di noi possa sopravvivere; la sensazione di trovarsi maggiormente soli ad elaborare eventuali perdite; la percezione peggiorativa del futuro collettivo. Questa amplificazione potrebbe conferire ad eventuali lutti elementi di traumaticità dalla più difficile e complessa elaborazione”.

Il quarto e ultimo manualetto realizzato “Stress da quarantena: cosa è importante sapere” entra nel merito di una delle conseguenze più pesanti da accettare per la popolazione, ovvero la restrizione degli spostamenti e dei contatti sociali al fine di ridurre i contagi, che può avere conseguenze psicologiche, che si possono esprimere come semplici stati d’animo negativi, fino a sintomi e sindromi diagnosticabili.

Anche se non è possibile indicarne la prevalenza con precisione, alcuni studi – spiegano gli autori – indicano che la maggior parte delle persone messe in quarantena può sviluppare un disagio significativo: umore deflesso, tristezza, afflizione, colpa, irritabilità, nervosismo, insonnia, rabbia, paura, confusione, torpore. E potrebbero esserci conseguenze anche a lungo termine, oltre la conclusione dell’isolamento”.