“Un vero pasticcio a danno di milioni di lavoratori autonomi, che comunque partecipano in modo significativo alla produzione del Pil del nostro Paese, oltre a conferire nelle casse dell’erario dei bei soldoni: l’avvio delle richieste delle indennità da 600 euro spettanti ai lavoratori autonomi come bonus di marzo per i mancati guadagni dovuti all’epidemia Covid-19, ha mandato in tilt, come era preventivabile, il portale dell’Inps. E la colpa è solo dell’Istituto di previdenza, visto e considerato come la comunicazione “dell’ordine cronologico” prima apparsa e poi scomparsa sul sito dell’Inps ha generato una naturale corsa alle domande che ha paralizzato la pagina web. Ma il punto è un altro: non era possibile, come invece avvenuto in sede di accordi per l’erogazione della cassa integrazione, prevedere che i soldi previsti dal bonus venissero anticipati dalle banche? Né più e né meno, rispetto a quanto avviene nelle imprese private”.

Così il consigliere regionali della Lega, Stefano Bargi, in relazione ai problemi connessi alla piattaforma Inps dove gli autonomi, da ieri, potevano fare richiesta per il Bonus da 600 euro.

“Tra l’altro – rincara l’esponente del Carroccio – l’Inps già dispone dell’elenco degli aventi diritto quindi le sarebbe bastato fare il contrario di quanto invece avvenuto, ovvero: cancellare coloro che teoricamente non ne hanno diritto (redditi superiori a un tot e codici ateco con attività non sospesa) ed eventualmente dare a questi ultimi la possibilità di richiedere i 600 euro in deroga. Inoltre esistono gli intermediari finanziari (banche e posta) che avrebbero potuto accreditare la somma, anticipando l’erogazione Inps, oppure gestendo l’anticipo come un credito da scalare in tasse, piuttosto che previdenza, ecc”.

A questo punto viene davvero da pensare che “per l’Agenzia delle entrate non siano tanto le partite Iva da sostenere, quanto coloro che lavorano in nero” conclude Bargi.