“Le eccellenze del nostro territorio sono minacciate da una pesante crisi che si estende da mesi e che ora è aggravata dall’emergenza Coronavirus. In ginocchio le oltre 1600 aziende agricole reggiane che lavorano per le dop, per le eccellenze riconosciute a livello planetario: allevano i suini per il Prosciutto di Parma e le vacche da latte per il Parmigiano Reggiano. La Regione ha compreso il pericolo e si è subito mobilitata: ora tocca al Governo fare tutto il possibile per mettere in campo congrui aiuti, prima che sia troppo tardi. E sollecito con forza anche i Consorzi a fare la loro parte”. Antenore Cervi, presidente di Cia Reggio Emilia, richiama l’attenzione delle istituzioni sulle gravi difficoltà della zootecnia nostrana, un settore trainante ma che ora rischia di vedere il fallimento di decine di imprese.

Cervi inizia la sua analisi dal settore suinicolo: “Le quotazioni dei suini da gennaio a oggi hanno subito cali di oltre un terzo. Un cedimento verticale. Gli allevatori lavorano ‘in perdita’ e sono al limite della sussistenza. Negli allevamenti all’ingrasso c’è chi sta sospendendo il ritiro dei suinetti, qualcuno ha fermato la fecondazione delle scrofe”. Il crollo è dovuto a ciò che definisce “il collo di bottiglia dei prosciutti” che, non trovando una collocazione sul mercato, “rallenta l’intera filiera. Per quanto riguarda la carne fresca, i consumi sono rimasti stabili e le quotazioni sufficienti. Ma non è così per i prosciutti”.

Perché i prosciuttifici sono in difficoltà? Cervi spiega: “Le cosce rimangono ferme negli stabilimenti, non c’è sufficiente ricambio negli spazi di stagionatura, e si tratta comunque di prodotti acquistati un anno fa a prezzi sicuramente più alti degli attuali. La situazione viene subita ancor più dai consumatori che non hanno visto calare il prezzo nei negozi, mentre gli allevatori sono costretti a svendere i suini nelle stalle”. Servono provvedimenti di filiera: “Sono anni che diciamo che il prosciutto va programmato fin dall’allevamento e non solo nei prosciuttifici: va valorizzata tutta la carne del suino nato e allevato in Italia secondo il Disciplinare. I nostri ripetuti appelli sono stati ignorati: ora si vedono i risultati”.

Cervi chiede che siano al più presto disponibili i provvedimenti che nel ‘decreto Rinascita’ prevedono 250 milioni di euro per gli indigenti: “Almeno 50 milioni di questi vadano alla suinicoltura”. Ritiene poi fondamentale “cambiare le regole per poter esportare anche in Cina, come fanno già tanti altri Paesi dell’Ue”. Quindi domanda di riservare per gli allevatori in crisi di liquidità, una parte “dei 450 milioni destinati alle filiere in difficoltà”. Invoca infine “un patto tra allevatori e consumatori: i primi si impegnino a continuare a produrre carne a prezzo contenuto, i secondi ad acquistare prodotti italiani”.

Ma non solo suinicoltura. Anche il Parmigiano Reggiano “subisce una crisi iniziata nello scorso autunno e che ora sta raggiungendo abissi pericolosi. Gli allevatori sono messi in estrema difficoltà dalle quotazioni del ’12 mesi’ che sfiorano i costi di produzione”. I consumatori hanno continuato ad acquistare il ‘Re dei Formaggi a ‘prezzi normali’ sugli scaffali, mentre i produttori “hanno visto crollare i margini. Le cause sono diverse. Tra queste, sicuramente c’è l’aumento della produzione di forme. Chiediamo di prevedere urgentemente le misure nazionali come per il settore della suinicoltura. E per attivare questi interventi, il Consorzio deve cambiare radicalmente rotta e mettere mano a una programmazione adeguata con strumenti di filiera equi ed efficaci”.