Nell’ambito di un’attività congiunta eseguita dalla DIA di Firenze e dai Carabinieri di Modena, con la collaborazione della Sezione Operativa DIA di Bologna e dei Carabinieri di Reggio Emilia e Crotone, sotto il coordinamento e l’impulso della Procura distrettuale di Bologna, sono stati confiscati beni, per un valore di 13 milioni di euro, ad esponenti di primo piano della ‘ndrangheta in Emilia Romagna.

Il decreto, emanato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Emilia su proposta del Direttore della DIA, successivamente integrata dall’attività dei Carabinieri di Modena all’esito dell’Operazione “Aemilia”, ha interessato 4 fratelli, tutti originari della provincia di C.S., N.S., G.S. e C.S. residenti a Bibbiano ma attualmente detenuti quali esponenti di vertice del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano e G.S.G. residente a Reggio Emilia. Disposta, inoltre, nei loro confronti la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, per un periodo di cinque anni.

I beni sottoposti a confisca, ubicati nelle province di Reggio Emilia, Modena, Parma, Perugia e Crotone, sono costituiti da oltre 40 immobili (terreni e fabbricati), numerosi autoveicoli, intestati a persone fisiche e giuridiche, consistenti disponibilità finanziarie, quote societarie e compendi aziendali, nonché imprese estere e conti bancari ubicati in Bulgaria e Romania, per i quali è stato attivato il collaterale canale di cooperazione giudiziaria in materia penale.

Il provvedimento scaturisce sia dagli esiti di un’attività investigativa del Centro Operativo DIA di Firenze, che nel 2014 aveva consentito di sequestrare in via d’urgenza i beni dei fratelli, sia dallo sviluppo, da parte dei Carabinieri di Modena, delle risultanze della nota indagine “Aemilia”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, che ha già portato a numerose condanne per associazione di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione, usura ed altri reati. Il provvedimento si inserisce nell’ambito delle plurime iniziative di impulso dello strumentario delle misure di prevenzione patrimoniali attivate da tempo dalla Procura distrettuale di Bologna, insieme alle diverse forze di polizia, anche attraverso lo strumento della “richiesta congiunta”.