Durava ormai da lungo tempo il calvario che stava vivendo una 28enne reggiana, che dopo l’ennesimo episodio di violenza domestica chiedeva aiuto ai carabinieri di Gattatico denunciando l’accaduto. I fatti risalgono ai primi giorni del mese di giugno, quando la giovane denunciava l’ex compagno, un 41enne pregiudicato residente nel Val d’Enza, in passato già arrestato per analoghi reati, che aveva pubblicato su un noto “social network” una serie di messaggi intimidatori rivolti alla donna e ad una sua giovane amica, quest’ultima colpevole di aver testimoniato in favore della vittima nel procedimento penale contro l’uomo.

Le indagini, che hanno poi inchiodato il 41enne alle proprie responsabilità, accalcavano che lo stesso si era reso responsabile, appena qualche giorno prima della denuncia, dell’incendio doloso in danno della vettura dell’amica della denunciante, pubblicando poi un “post” con il quale esprimeva la propria soddisfazione. Non pago, l’uomo vessava la vittima con continue scorrerie notturne, fatte di urla e sgommate, presso l’abitazione ed, in una di queste occasioni, esplodeva addirittura un colpo di pistola in aria.

Le investigazioni dei carabinieri di Gattatico scattate immediatamente dopo la denuncia, attraverso anche attività tecniche di acquisizione di immagini da telecamere di video sorveglianza, permettevano agli investigatori di raccogliere sufficienti elementi a carico del 41enne e, nel contempo, richiedere un decreto di perquisizione domiciliare a carico del sospettato.

L’operazione di polizia, condotta nei giorni scorsi dai Carabinieri della Stazione di Gattatico, coadiuvati dai Colleghi della Compagnia Carabinieri di Guastalla e da unità del Nucleo Cinofilo Carabinieri di Bologna, ha permesso di rinvenire presso l’abitazione del sospettato una pistola “scacciacani” replica perfetta della nota pistola “Beretta 98FS”, con numerose munizioni, nonché una modica quantità di sostanza stupefacente di tipo “marijuana”.

Visti i concreti indizi di colpevolezza raccolti, i carabinieri di Gattatico richiedevano ed ottenevano dall’Autorità Giudiziaria inquirente l’emissione di una Misura Cautelare in carcere, a cui veniva data esecuzione nelle prime ore dagli stessi militari. Dopo le formalità di rito, l’arrestato veniva associato presso la Casa Circondariale di Reggio Emilia.