Costituire un fondo da 200 mila euro per rigenerare i piccoli negozi, sostenere le forme di acquisto online con “hub di consegna” nei quartieri per i clienti e incentivare l’adeguamento alle nuove tecnologie e al digitale da parte delle attività commerciali. È l’invito che rivolge all’Amministrazione l’ordine del giorno presentato in Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 25 giugno, da Alberto Cirelli per il Pd, che chiede anche di valorizzare i centri di vicinato e le start-up, e di attivare un Tavolo di innovazione per le aziende.

L’Assemblea ha approvato all’unanimità la mozione, incentrata su un Piano del commercio dopo il Covid, dopo aver accolto, sempre con voto unanime, gli emendamenti di Elisa Rossini di Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia e Alberto Bosi di Lega Modena.
Quattro sono stati gli emendamenti presentati. Due sono stati depositati da Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia: nella premessa si sottolinea che le attività di commercio e artigianato “rendono tipiche le città e i centri storici e sono il principale mezzo di sostentamento di tante famiglie”, mentre nel dispositivo si chiede di “valorizzare e rinnovare le attività gestite col lavoro dell’imprenditore e dei componenti della famiglia”. Gli altri due emendamenti, presentati da Alberto Bosi di Lega Modena, sollecitano l’impegno, dopo il lockdown, a “proseguire il percorso per diminuire la Tosap, valutandone l’azzeramento” e a “ridurre i canoni di locazione degli edifici comunali dati in concessione alle attività a contatto col pubblico”.

Nella presentazione del documento, il consigliere Cirelli ha evidenziato le nuove frontiere del commercio. “La sfida – ha detto – non è tra centri commerciali e negozi al dettaglio. Quello che conta è come entrambe le realtà economiche sapranno rispondere alle nuove sfide e stili di acquisto che stanno rivoluzionando le modalità di comportamento da parte del consumatore”, a partire dall’adozione di nuove tecnologie come l’e-commerce. Il consigliere ha ricordato che nell’ultimo quinquennio il commercio online “è cresciuto mediamente del 20% all’anno, con conseguenze importanti sulla mobilità delle merci e delle persone e sull’organizzazione dei negozi tradizionali”, e che a seguito dell’emergenza sanitaria “è previsto un ulteriore aumento della spesa online” che potrebbe avere una ricaduta negativa “sui negozi al dettaglio” che non sapranno aggiornarsi al digitale. Inoltre, Cirelli ha ricordato “l’attenzione da parte dell’Amministrazione comunale verso i centri di vicinato e le attività del centro storico”, citando “l’urgenza di predisporre un piano urbanistico del commercio, come discusso anche con 36 associazioni di categoria”.

L’ordine del giorno invita quindi la giunta a realizzare “un Piano urbano del commercio post-Covid”. Il consigliere individua le linee guida del documento, a partire dalla “costituzione di un fondo annuale di 200 mila euro da assegnare – tramite bando – alla rigenerazione degli esercizi commerciali e di artigianato di servizio, con particolare attenzione alle innovazioni e alle forme di acquisto online con “hub di consegna” per i clienti nei negozi di quartiere, e utilizzando parte del contributo per formare gli imprenditori sulla web-economy”. La mozione chiede inoltre di puntare sulla rigenerazione dei centri di vicinato e di valorizzare gli esercizi commerciali del centro, limitando l’insediamento della grande distribuzione alle aree servite da grandi infrastrutture della mobilità e dei trasporti”.
Il documento domanda inoltre “di favorire nelle frazioni e nei quartieri lo sviluppo di piccole attività attraverso la riqualificazione, l’innovazione, la promozione delle attività, anche incentivando forme di aggregazione; di sostenere le start-up attraverso un taglio dell’Imu; di incentivare lo snellimento burocratico per le attività nelle domande di ampiamenti, uso di dehors, uso di spazi esterni e utilizzo di suolo pubblico; e di sostenere lo sviluppo di Gruppi di acquisto solidale come promotori di una filiera sostenibile di prodotti locali e in sostegno all’economia locale”.

Infine, la mozione sollecita la costituzione “di un Tavolo di innovazione permanente a supporto del commercio al dettaglio e dell’artigianato di servizio; coordinato dall’Assessorato alla Smart city che possa far convergere dati, esperienze, competenze e diventi un riferimento per la digital innovation”.

 

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Sono intervenuti consiglieri comunali di diversi gruppi nel dibattito che ha accompagnato l’ordine del giorno sul Piano urbano del commercio emergenza Covid-19. La mozione, presentata nella seduta del Consiglio di giovedì 25 giugno da Alberto Cirelli per il Pd, è stata approvata all’unanimità.

Aprendo il dibattito, Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha spiegato che il Piano del commercio “era necessario anche prima dell’arrivo del Covid e già nella scorsa consigliatura avevamo presentato un’interrogazione che aveva gli stessi obiettivi, a favore della rigenerazione urbana e del libero mercato”. Il consigliere ha auspicato che “il Piano del commercio, adeguato alle nuove esigenze, costituisca un valido contributo per la redazione del Piano urbanistico generale”, con riferimento a “una distribuzione capillare nei centri di vicinato, nell’ottica della mobilità dolce per gli anziani e non solo”.

Per il Pd, Cirelli ha dichiarato: “I centri di vicinato rappresentano un piccolo patrimonio della città da tutelare, per permettere loro di competere con la grande distribuzione organizzata (Gdo)”. Parlando dell’e-commerce e delle possibilità offerte dal digitale, ha aggiunto che “il commercio è sempre più connotato da nuove modalità d’acquisto. Questi stili possono trovare coerenza nei centri di vicinato che non devono essere necessariamente negozi privati: possono appartenere anche alla Gdo e, se chiudono come è a successo a Cognento col Conad, ne risente l’intero territorio”. Ilaria Franchini ha sottolineato che “durante il lockdown le attività di vicinato hanno assunto un ruolo decisivo, risultando importanti anche per incentivare la coesione sociale. Il divieto di allontanarsi troppo da casa ci ha portato a rivalutare le aree periferiche della città”. Da questo dato, ha continuato, “deve partire la riflessione sul ruolo del commercio a dettaglio. Le attività di vicinato non si contrappongono alla grande distribuzione, ma devono avere la possibilità di offrire servizi aggiuntivi: bisogna individuare strumenti valutati assieme ai Quartieri, alle associazioni di categoria e a Unimore per quanto riguarda il digitale”. Stefano Manicardi ha riferito “la necessità di ripensare le strutture di quartiere, un argomento già presente nell’agenda ma stravolto dall’emergenza sanitaria. I piccoli negozi sono decisivi per scongiurare il rischio che i quartieri diventino ‘dormitori” e quindi è opportuno ripensare l’urbanistica futura della città, anche dal punto di vista commerciale”. Il consigliere ha citato l’emendamento alla mozione sul valore dell’artigianato locale: “Necessita di essere valorizzato – ha osservato – nell’ottica di un ripensamento delle tematiche commerciali di Modena”. Marco Forghieri ha detto che “non esiste contrapposizione tra i negozi del centro storico e la grande distribuzione della periferia. La sfida non è sul ‘prezzo’ quanto, piuttosto, sulla capacità degli esercenti di offrire servizi innovativi”. Il contributo dell’Assemblea all’argomento, ha precisato il consigliere, riguarda “la riorganizzazione dei flussi di persone per ‘spostare’ i cittadini verso i piccoli negozi, favorendo al tempo stesso il tema ambientale. Per esempio la costituzione di punti di ritrovo e consegna delle merci nei quartieri può favorire l’aggregazione, anche da parte di altri esercenti, e la socializzazione”.

Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia), autrice di due dei quattro emendamenti approvati all’unanimità, ha citato una recente indagine di Confcommercio che attesta “le difficoltà dell’economia – ha commentato – e dall’analisi è emerso che molte aziende fanno uso di risorse proprie” per far fronte alle necessità finanziarie non rinviabili come affitti, manutenzioni e fornitori. “Il segnale che deve arrivare dal Comune – ha proseguito – è quello di portare un cambiamento che spinga le aziende indecise sul proprio futuro a mantenere l’attività e dunque l’occupazione”. Un rischio ancora più elevato “per le aziende familiari, caratteristiche del piccolo commercio, che suscitano particolare attenzione”.

Secondo Paola Aime “il Coronavirus ci ha fatto capire quale sia la scala delle priorità”. Esprimendo il “desiderio di sostenere gli esercizi di quartiere anche attraverso logiche di innovazione”, la consigliera ha riscontrato che “oggi che si è persa l’abitudine ad andare nei piccoli negozi, è venuto meno il valore della relazione con gli esercenti, anche a causa delle minori competenze da parte dei gestori. È fondamentale il recupero, da parte degli esercenti, di un rapporto più stretto con i clienti: l’empatia è un incentivo a continuare a rifornirsi dalle stesse attività”.

Infine il capogruppo del Movimento 5 stelle, Giovanni Silingardi, ha portato l’esempio di Parigi, “dove si sta costruendo una realtà che vede la possibilità di fruire di ogni servizio in 15’ a piedi o in bicicletta, e non vedo perché questo piano non potrebbe essere realizzato a Modena. Una città sempre più a misura d’uomo deve prevedere la valorizzazione dei centri di vicinato e del piccolo commercio”. Inoltre Silingardi, con riferimento all’impegno di costituire un fondo per il commercio da 200 mila euro presente nell’ordine del giorno, ha espresso “soddisfazione per la ripresa dell’argomento dopo che il M5s aveva proposto una mozione, bocciata, in sede di Bilancio”.