L’ingegner  Stefano  Betti,  modenese,  è  stato  confermato  presidente  di ANCE  Emilia  Romagna.  L’assemblea  dei  rappresentanti  territoriali  emiliano-romagnoli dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, riunita questa mattina nella sede bolognese di via Parri, ha eletto all’unanimità il presidente uscente per un secondo mandato fino al 2024. Confermato nel suo incarico anche il tesoriere, l’ing. Paolo Martinelli, ferrarese.  Stefano Betti, 56 anni, è dal 1989 amministratore delegato della Costruzioni Generali Due di Modena. Il suo secondo mandato terminerà nel 2024.

 

Dopo il lock down ripartire da un settore strategico per l’economia regionale, ma occorre che P.A. torni subito efficiente  

Il  tema  della  ripartenza  del  settore  delle  costruzioni  nel periodo  post  Covid-19  è  al  primo  posto nell’agenda del nuovo mandato di Stefano Betti. “A inizio anno la nostra analisi congiunturale mostrava timidi segnali di ripresa che ora devono fare i conti con uno scenario molto preoccupante -evidenzia il presidente di ANCE –. La grandissima parte dei cantieri è rimasta chiusa per due mesi, da inizio marzo a inizio maggio, con perdite di fatturato che si stimano al momento tra il 20 e il 25%.  In un contesto estremamente complesso come quello attuale il nostro settore è sempre più strategico per rilanciare l’economia dell’Emilia-Romagna.  Da  sole  le  costruzioni  rappresentano  oltre  il  20%  dell’economia regionale ma coinvolgono una filiera lunga che tocca l’80% dei settori economici, generando direttamente ricchezza sui territori”. Il lock down ha però portato con sé nuovi problemi nell’interazione tra le imprese del settore e la Pubblica Amministrazione: “Lo smart working negli uffici pubblici, senza un vero precedente processo di digitalizzazione, ha creato e sta creando problemi di efficienza della P.A. e ha aggravato la situazione esistente. Per ripartire davvero, in particolare in un settore come quello delle costruzioni che più di altri dipende dai tempi e dalle procedure della macchina amministrativa, bisogna avviare subito un piano attuabile di efficienza della P.A.”.

 

Le urgenze dei prossimi mesi: debiti della PA da onorare ed energica semplificazione amministrativa. Le gare d’appalto restino una garanzia per tutti

Il  programma  di  lavoro  del  presidente  Betti  parte  da  richieste  non  nuove  ma  che  ora,  se possibile, diventano ancora più urgenti. “Nel mandato precedente abbiamo collaborato in modo proficuo con la Regione e gli enti locali, con un ruolo di interlocuzione di primo piano su temi centrali come la Legge regionale 24 sull’urbanistica, la ricostruzione post sisma e l’housing sociale –ricorda Betti -. Il Programma di mandato della Giunta regionale punta su uno sviluppo che metta al centro i 17 obiettivi di sostenibilità dell’Agenda ONU 2030; ben 15 di questi toccano attività e politiche che riguardano il settore delle costruzioni. Ci auguriamo, anche partendo da questo terreno comune di lavoro, di proseguire la positiva collaborazione con gli enti locali e di trovare ascolto e risposte su questioni annose che ora sono cruciali per la sopravvivenza del settore. Mi riferisco innanzitutto al problema del credito che attanaglia le nostre imprese da anni: chiediamo con forza che la Pubblica Amministrazione onori i propri debiti con il pagamento dei lavori pubblici. Il decreto Rilancio rappresenta un primo passo in questa direzione ma occorre fare presto per dare alle aziende la liquidità che legittimamente attendono”.

 

“Il secondo tema centrale è la semplificazione amministrativa –prosegue il presidente ANCE -. Oggi è  vitale,  per  poter  ripartire  davvero  riducendo  tempi  e  costi  e  liberare  le  energie  delle  imprese,  lo snellimento delle pratiche burocratiche che sono in mano a più soggetti deputati ad autorizzare un intervento.  Attendiamo di vedere nel dettaglio le misure contenute nel decreto Semplificazioni. Leggiamo che si sta pensando ad appalti senza gara:  noi crediamo che la gara sia una garanzia di trasparenza e concorrenza per tutti. Vanno inoltre ripristinate le regole, perché non possiamo vedere che per completare un’opera si nomina ogni volta un commissario. A essere tagliati devono essere i tempi morti e le procedure che stanno a monte delle gare, eliminando i vincoli burocratici e i troppi centri decisionali. Oggi più che mai non sono più accettabili 16 anni per realizzare un’opera pubblica o 5 per un’opera di manutenzione o messa in sicurezza del territorio. Non sono più tollerabili 11 passaggi autorizzativi ogni anno per approvare contratti di programma che restano poi lettera morta. Occorrerebbe anche una norma per rendere cogente il prezziario regionale per tutti i lavori pubblici, da Piacenza a Rimini, e che non si limiti, come ora, solo a un riferimento o che sia obbligatorio soltanto per le opere inerenti il sisma. Investire in infrastrutture i 130 miliardi inutilizzati nelle casse dello Stato significherebbe contribuire a creare 2 milioni di posti di lavoro in tutta Italia grazie agli effetti positivi su una filiera lunga”.

 

Puntare sul ruolo strategico delle città e sulla loro rigenerazione sostenibile

“La rigenerazione  urbana  sostenibile è un’altra sfida su cui misurarsi, rimasta troppo a lungo  solo  un  tema  da  convegni e poco chiamata in causa anche in questa fase di rilancio – aggiunge il presidente Betti -.  Vogliamo  invece  che  diventi  strumento  e  incentivo  concreto  perché le città sono il luogo dove si gioca il nostro futuro. Riconoscere la pubblica utilità della rigenerazione è il primo passo per realizzarla, iniziando davvero a risolvere i problemi del degrado, dell’inquinamento e delle strutture obsolete. Bisogna demolire e ricostruire, secondo un programma ben chiaro e concreto di innovazione e trasformazione delle città nel loro insieme”.

 

La grande occasione dell’ecosisma bonus e la messa in sicurezza dei territori

Il decreto Rilancio contiene misure che aprono potenzialità molto interessanti per l’edilizia. “Gli interventi  di  ecosisma  bonus  al  110%  possono  rappresentare  un  volano  importante per  il  nostro settore e per la lunga filiera che esso traina –afferma Betti -.Tutto dipenderà però da come i decreti attuativi metteranno a terra quella che è sicuramente una buona intuizione. Occorre però ricordare che ANCE rappresenta anche costruttori di infrastrutture: ci sono grandi opere pensate da  anni  che ancora  non  hanno  visto l’apertura di un cantiere. È il momento per accelerare anche in questa direzione”. Altro  ambito  su  cui  continuare  a  lavorare  anche  nel  secondo  mandato  di  presidenza  è  quello  della messa  in  sicurezza  in  chiave  energetica  delle  strutture  pubbliche  e  della  messa  in  sicurezza  dei territori per contrastare il dissesto idrogeologico: “Sono obiettivi non più rinviabili su cui siamo pronti a dialogare con la Regione nell’ambito del futuro Patto per il Lavoro e per il Clima, strumento fondamentale per definire  un cambiamento condiviso e sostenibile”, sottolinea Stefano Betti.

 

ANCE Emilia Romagna, da quasi 50 anni al servizio dell’industria delle costruzioni

ANCE  Emilia-Romagna  è  l’organizzazione  che  tutela  a  livello  regionale  gli  interessi  professionali  dei costruttori  edili,  imprenditori  privati  che  operano  nei  settori  delle  opere  pubbliche,  dell’edilizia abitativa, commerciale, direzionale e industriale. L’Associazione, aderente a Confindustria, si fa carico dei problemi della categoria a livello regionale, assumendo le decisioni che di volta in volta si rendano necessarie. Inoltre promuove ed effettua studi, ricerche ed iniziative formative su materie di interesse. Ad  ANCE  Emilia-Romagna  aderiscono  le  Associazioni  territoriali   di  categoria  con  distribuzione provinciale, a cui sono iscritte imprese di tutte le dimensioni, con prevalenza di piccole e medie.