Nella tarda mattinata di oggi il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani è stato invitato ad una Audizione dalla Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati su aspetti fondamentali per la competitività dell’industria italiana della ceramica.

L’intervento si è soffermato in particolare sulle barriere che il nostro Paese sconta rispetto al dispiegarsi della piena potenzialità del mercato unico. Tra queste, il ‘Gold Plating’, ovvero l’aggiunta di ulteriori adempimenti rispetto alle prescrizioni delle direttive europee quando queste sono recepite nell’ordinamento italiano. Ad esempio le AIA (autorizzazioni integrate ambientali) sono, nel caso italiano, 7 volte più lunghe, più complesse e costose di quelle spagnole e l’auspicio è che, senza tornare indietro sugli standard di qualità raggiunti, le nostre produzioni non vengano penalizzate nel contesto europeo.

Sono stati poi segnalati alcuni aspetti di rilevanza settoriale, tra questi la ritardata pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Commissione Europea di ben 133 norme tecniche aggiornate come quelle sulle piastrelle e sui sanitari.

Una fondamentale distorsione della concorrenza sul mercato interno deriva dal differenziale contributivo del costo del lavoro: la media oraria è di 28,8 euro all’ora in Italia rispetto a 10,7 euro / ora in Polonia, mentre in Spagna il costo del lavoro è inferiore di oltre il 20% rispetto a quello delle nostre imprese.

Giovanni Savorani ha quindi sottolineato le difficoltà ad esportare sui mercati extra comunitari, tra i quali il caso dell’Arabia Saudita che da settembre dello scorso anno richiede un marchio sulle esportazioni ed il fatto che nel 2022 si aprirà la procedura di revisione per i dazi antidumping sulle importazioni cinesi in Europa con le nuove regole che devono essere opportunamente applicate.

In commento al Documento sulla nuova strategia industriale per l’Europa il Presidente di Confindustria Ceramica, evidenziando il convinto impegno del settore per la sostenibilità e la neutralità climatica, ha poi ricordato le strutturali penalizzazioni che per le nostre aziende derivano dai maggiori costi energetici rispetto agli altri Paesi UE. A questa situazione non possono essere aggiunte ulteriori penalizzazioni per l’applicazione del sistema ETS e sono quindi necessari urgenti interventi per evitare extra costi a danno delle imprese valutati in 300 milioni di euro nel prossimo decennio.

Nell’attuale fase post emergenza, è stata da ultimo, ma non certo meno importante, sottolineata la necessità di sostenere la filiera edilizia alla luce delle trasformazioni in atto – invecchiamento della popolazione, distanziamento sociale, creazione di nuovi spazi funzionali –, unita alla raccomandazione di condividere, tra le best practice a livello europeo, le misure del sismabonus, l’ecobonus e l’efficienza idrica.