“Pochi giorni fa, il 24 agosto, le delegazioni sindacali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno incontrato il Prefetto di Bologna per rivendicare il rinnovo del contratto nazionale della sanità privata. Nello stesso giorno in tanti capoluoghi di Regione si sono tenute iniziative analoghe. Infatti, per la prima volta nella storia delle relazioni sindacali, le associazioni datoriali di settore Aris e Aiop, dopo aver firmato a giugno la preintesa del contratto nazionale della sanità privata, si sono rifiutate di firmare il contratto definitivo” -spiega Alessandro De Nicola – Responsabile Sanità Fp Cgil Modena.

“A Modena parlare di sanità privata significa parlare di strutture storiche, punto di riferimento per i cittadini: Casa Fogliani, Villa Igea, Hesperia Hospital, Villa Pineta di Gaiato solo per citare le più grandi. Complessivamente il settore conta quasi 700 dipendenti. Alla sanità privata, in provincia di Modena sono stati affidati, tramite convenzioni, specializzazioni di eccellenza come la cardiochirurgia, l’ortopedia, la riabilitazione respiratoria ed i disturbi alimentari nonché la psichiatria.

Nel corso di questi anni abbiamo perso il conto delle mobilitazioni, ma ci ricordiamo bene quanti anni sono passati dall’ultimo rinnovo: quattordici! Se non è un record, poco ci manca. Anche i medici della sanità privata sono senza contratto da dieci anni.

Questo prolungato “lockdown” contrattuale ha avuto una prima conseguenza molto importante: un imponente esodo da parte dei professionisti del privato, mai visto negli anni precedenti, che hanno deciso di spostarsi nel pubblico impiego. Non c’è di che stupirsi, dopo quattordici anni senza un aumento, tanti lavoratori hanno preferito investire in settori che reputano più dinamici e stimolanti. Se non c’è da stupirsi, ci sarebbe però da preoccuparsi se non altro perché questo esodo ha comportato anche un significativo impoverimento di professionalità per il settore privato, cosa che dovrebbe preoccupare in primis i datori di lavoro nonché le stesse istituzioni pubbliche che rappresentano la committenza, cioè i fornitori di lavoro.

Il mancato aggiornamento del contratto, poi, non costituisce solo un problema di carattere economico, ma anche normativo: infatti anche la cosiddetta “parte normativa” del contratto, quella che stabilisce diritti e doveri, è rimasta ferma al 2007!

Senza il contratto il rischio è che il lavoro in sanità privata diventi un lavoro di serie B: un lavoro che non si sceglierà più per convinzione professionale, ma per mancanza di alternative.

Sbaglia però chi pensa che questi siano problemi da trattare solamente come vertenze contrattuali e come tali da risolvere nell’ambito delle relazioni tra sindacati e datori di lavoro.

Sullo sfondo ci sono scelte politiche e strategiche su cui interrogarsi: vale ancora la scelta per la quale all’eccellenza dei prodotti (in questo caso le prestazioni sanitarie) deve corrispondere la qualità del lavoro? E che qualità del lavoro è quella dove i lavoratori aspettano un aumento da quattordici anni?” – conclude Alessandro De Nicola – Responsabile Sanità Fp Cgil Modena.